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di Giorgio Bongiovanni

Tra i voti a favore quello di Di Matteo: “Difficile decisione umana ma presa in piena coscienza

Lascia il Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo. Il plenum ha votato questo pomeriggio per la sua decadenza dalla carica di togato di Palazzo dei Marescialli dopo aver deciso unanimamente per il collocamento a riposo che scatterà il prossimo 21 ottobre, all'indomani del raggiungimento dell’età massima per la permanenza in magistratura: 70 anni.
Con 13 voti a favore, 6 contrari e 5 astensioni l'assemblea plenaria di Palazzo dei Marescialli ha approvato la proposta della Commissione verifica titoli, secondo la quale, sulla base di un parere redatto dall'Avvocatura generale dello Stato, un magistrato in pensione, non facendo più parte dell'ordine giudiziario, non è legittimato a restare consigliere del Csm. Una decisione, questa, contro cui Davigo - il quale oggi non ha partecipato alla riunione - potrebbe ora ricorrere davanti ai giudici amministrativi. Ora a subentrargli in Consiglio, come prevede la delibera approvata, sarà Carmelo Celentano, togato di Unicost, primo tra i non eletti alle elezioni del luglio 2018 nel collegio dei giudici di legittimità. Tra i 13 voti a favore per la decadenza c’è anche quello del Consigliere togato Nino Di Matteo il quale, contrariamente a quanto sosteneva qualche giornalone che insinuava che il magistrato avrebbe votato sì solo in caso di votazione pubblica e non segreta, si è espresso perché Piercamillo Davigo lasci il Csm rendendo nota la propria posizione. Un gesto di grande etica e trasparenza quello del pm di Palermo che ammutolisce le male lingue di una certa stampa. Nino Di Matteo, preannunciando durante il dibattito il suo voto a favore, ha detto che la sua è stata una decisione presa “con grande difficoltà umana, ma in piena coscienza”. “La qualità di appartenente all'ordine giudiziario è imprescindibile per avere funzioni nell'autogoverno”, ha detto Di Matteo durante la seduta spiegando le ragioni del suo voto. "Contrariamente, avremmo un 'tertium genus' di consigliere - ha rilevato Di Matteo - né togato, né laico, che altererebbe il rapporto tra la componente magistratuale e le altre in Consiglio e andrebbe ad accrescere ingiustificatamente il numero dei non togati, violando anche lo spirito delle norme costituzionali sull'ordinamento della magistratura". Davigo ha dato "un contributo di altissimo livello al corretto ed efficiente funzionamento del Csm" ed “è un magistrato che lascerà il segno sulla storia più recente della magistratura italiana", ma "non bisogna incorrere in due errori: da un lato - ha rilevato il togato indipendente - farsi condizionare dalle considerazioni sul merito di Davigo, dall'altro assumere posizioni di gruppo legate a logiche associative". Una posizione, quella del consigliere, che condividiamo pienamente.

Foto © Imagoeconomica

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