di Giorgio Bongiovanni
Quanto danno fastidio le azioni di Papa Francesco? Quanto scomode le sue considerazioni?
Per trovare la risposta a questa domanda basterebbe leggere la sequela di accuse rivolte contro il Pontefice dopo la pubblicazione dell’enciclica "Fratelli tutti" e parallelamente lo scoperchiamento delle malversazioni nell’impiego dei fondi dell’Obolo di San Pietro costate la revoca della porpora cardinalizia ad Angelo Becciu. Già da tempo finito nel mirino di svariati cardinali Jorge Mario Bergoglio è ora finito in mezzo al fuoco incrociato dei giornali di destra, centro e di ex sinistra. Da Libero a La Verità, passando per La Repubblica ed Il Corriere della Sera il Papa diviene "eretico e comunista" per alcune considerazioni sul diritto alla proprietà privata che, come scritto da Papa Francesco, non deve essere riconosciuto come assoluto o intoccabile; bensì va subordinato “alla destinazione universale dei beni della terra e, pertanto, al diritto di tutti al loro uso”.
E poi ancora critiche contro il "Laudato sì", la precedente enciclica sul concetto di "natura" o le affermazioni contro il razzismo o la libertà di movimento per i migranti. Il plotone di esecuzione composto da giornaloni, intellettuali e porporati mirano contro l'intero operato di Papa Francesco. Un atteggiamento "anti-cristico" nel momento in cui dimostrano di non tenere conto del fondamento cattolico per cui lo stesso Pontefice è il rappresentante di Cristo in terra ed è chiamato a rispettare e mettere in pratica proprio quei Comandamenti che il Figlio di Dio ha trasmesso nel Vangelo.
Lo diciamo subito. Il nostro non vuole essere un anatema o un fanatico attacco contro chi non la pensa come il Santo Padre, ma cercheremo di mettere in evidenza le contraddizioni di un ragionamento teologicamente scorretto nella sua base posto negli articoli e nelle interviste dei vari Cazzullo, Veneziani, Ruini, ecc...
Il Papa nella sua ultima enciclica, o quando parla a favore dell'ambiente, o ancora compie la coraggiosissima denuncia contro la mafia, dopo secoli e secoli di silenzi colpevoli, scomunicando tutti i mafiosi, compie più che un semplice ammonimento.
Una vera a propria condanna a quello che in teologia si chiama simbolicamente "inferno eterno", qualora non vi sia un vero pentimento e ravvedimento rispetto alle azioni compiute. Affermazioni chiare, nette che ricalcano proprio gli insegnamenti di Gesù Cristo.
Nel corso della storia abbiamo avuto Papati perversi (tra bagni di sangue ed orge) come quello dei Borgia, altri come Papa Giovanni Paolo II che da una parte chiedevano una conversione ai mafiosi (vedi il celebre discorso nella valle dei templi di Agrigento) dall'altra mantenevano ferree amicizie con Paul Marcinkus, oggi defunto, mai estradato malgrado ci fosse un ordine di cattura della magistratura italiana per bancarotta fraudolenta e riciclaggio. E in Vaticano abbiamo avuto miriadi di fatti avvolti nel mistero come le centinaia di migliaia di miliardi di lire riciclati da Cosa nostra attraverso Pippo Calò e Vito Ciancimino, tramite lo Ior Vaticano. Il caso del sequestro di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana; il mistero del caso Calvi, su quegli appelli all'allora Santo Padre (Giovanni Paolo II) per un intervento in merito allo scandalo del Banco Ambrosiano di cui la finanza vaticana era complice. E poi ancora morti sospette, come quelle di Giovanni Paolo I, o i rapporti tra la massoneria e Cosa nostra infiltrati in Vaticano tramite soggetti ibridi come Michele Sindona, capace di avere rapporti con lo Ior e la Mafia.
A scandali e corruzioni interne Papa Francesco, con tutti i propri limiti umani, sta cercando di dire basta traendo esempio proprio dall'insegnamento cristico.
E' scritto nei vangeli che Gesù Cristo era amico dei poveri e degli ultimi, non dei potenti. E' vero, anche che a quest'ultimi offriva i propri insegnamenti, ma sempre nell'ottica della redenzione. Basti pensare alla risposta, riportata nel vangelo di Marco (10,16-30), data al ricco ("Va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi") e l'affermazione "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". O altre ancora più dure mentre scacciava i mercanti dal tempio urlando contro Scribi e Farisei: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti...! Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geenna?" (Matteo 23, 13-33).
Così veniva condannata la curia del tempo. Papa Francesco, il Vescovo di Roma, cerca in tutti i modi di ricalcare quel percorso, riportando la Chiesa alle proprie origini. E coloro che lo attaccano, i ricchi ed i potenti di turno che si vedono minacciati, i giornaloni, i cardinali come Ruini o Becciu, quei rappresentanti della Casta Cattolica che hanno dimenticato gli insegnamenti del vero fondatore della loro Chiesa, Gesù Cristo, puntando il dito aprioristicamente contro il Papa e le sue azioni non rispettandone l'altissimo valore diventano, dunque, anti-cristici. Una verità, teologicamente parlando, incontrovertibile.
Foto © Imagoeconomica
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