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di Giorgio Bongiovanni
Da Montezemolo all'ad di Unicredit, in 21 rischiano il processo

Rabbia, indignazione, sdegno. E' quel che si prova quando i ricchi, sempre più ricchi, compiono illeciti a danno dello Stato, che per evitare il default è persino intervenuto con 900 milioni, e quindi dei cittadini.
E' ciò che sarebbe avvenuto con la gestione Alitalia dal 2014 al febbraio del 2017. La Procura di Civitavecchia ha concluso nei giorni scorsi un'inchiesta contro dirigenti, componenti del consiglio di amministrazione, commissari e consulenti che in quei tre anni si sono alternati alla guida della società. Un totale di 21 persone. I reati contestati sono, a vario titolo, bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza e falso in atto pubblico.
E non mancano i "nomi eccellenti" che ora rischiano di finire sotto processo: tra gli indagati figurano gli ex ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo (in foto) e Cramer Ball, l’ad di Etihad James Hogan. Ma anche l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, e la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi perché passati dal consiglio di amministrazione di Alitalia.
Ma tra le figure di spicco vi è anche Enrico Laghi, l'ex Commissario appena nominato liquidatore di Air Italy che risponde sia in qualità di consulente nonché in quella di amministratore di 'Midco´, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai.
Indagata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, anche la stessa Alitalia.
L'accusa degli inquirenti è semplice: Alitalia Sai (ovvero quella che si era "sposata" con la compagnia degli Emirati Arabi, Etihad) sarebbe stata mantenuta artificiosamente in vita, facendo apparire il bilancio migliore di quello che era. Nel contempo il socio Etihad, che aveva il 49%, si sarebbe avvantaggiato "spolpando" di fatto la compagnia.
Il tutto nel silenzio più totale.
Gli indagati, come è scritto nell'avviso di chiusura indagine notificato dai militari della Guardia di finanza e riportato da diversi quotidiani, a vario titolo sarebbero dunque responsabili della bancarotta di Alitalia. "Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso", scrivono i pm, avrebbero commesso tutta una serie di falsi nell'approvazione del bilancio. "In tal modo - si legge nel documento - fornendo indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero e consentendo il progressivo aumento dell'esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo".

di montezemolo luca cordero c imagoeconomica

I dati
Secondo i magistrati, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così "falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018". Nell'esercizio 2016, invece, le false plusvalenze ammontano a 83 milioni.
E' in questa maniera che si sarebbe attestato "falsamente di rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018".
Secondo gli inquirenti, inoltre, i tre Ad Cassano, Montezemolo e Cramer Ball, assieme al Cfo Duncan Naysmith, avrebbero infatti "distratto e dissipato" altri 600mila euro: 133mila circa per pagare i catering organizzati in occasioni delle riunioni del Cda, quasi 6mila per cene di gala e 458mila per eventi aziendali.
Una serie di spese che sarebbero state sostenute inizialmente da Ethiad ma che poi sarebbero state "indebitamente riaddebitate" alla compagnia di bandiera.
Mustier, Laghi e Mansi sono anche accusati in concorso con altri di aver ostacolato la vigilanza da parte dell'Enac (l'ente di vigilanza), esponendo "fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica patrimoniale o finanziaria della società" e "occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare".
Laghi, la cui posizione è tra le più delicate, è anche indagato per falso in atto pubblico poiché accettando l'incarico di Commissario straordinario ha "dichiarato falsamente" al Mise di non aver collaborato con Alitalia nonostante avesse "emesso parere su incarico della citata società" a settembre del 2015.
L'intera operazione, secondo i magistrati, aveva come obiettivo, attraverso accordi "incoerenti, irragionevoli e dannosi per gli interessi di Alitalia" che così subiva perdite per circa 100 milioni, di favorire Etihad.
Personalmente viaggio spesso per lavoro, tanto in Italia quanto nel Mondo, e devo dire che la nostra compagnia aerea di bandiera, senza nulla togliere alle altre, è quella che preferisco. Si distingue nei servizi, nella gentilezza dei comandanti, degli operatori e di tutto il personale di bordo, dimostrando una grande disponibilità.
Leggendo certe notizie, però, provo una grandissima rabbia.
I dati diffusi dal presidente Codacons Carlo Rienzi ci dicono che "negli ultimi 12 anni la gestione di Alitalia è costata ai cittadini italiani circa 10 miliardi di euro tra salvataggi, prestiti e altri interventi pubblici". Una cifra di circa 384 euro per ogni famiglia italiana.
Oggi scopriamo che la nostra compagnia di bandiera è stata devastata da soggetti (o forse dovremmo chiamarli semplicemente ladri-criminali i quali, se saranno condannati, non solo dovrebbero finire in galera ma si dovrebbe buttar via la chiave.
Soprattutto per quei signori che tanto si auto-innalzano nell'etica del loro lavoro. Penso proprio ai Luca Cordero di Montezemolo o all'ad Unicredit, Jean Pierre Mustier.
Nella storia d'Italia abbiamo già visto dirigenti o manager di banche che truffano ed ingannano il popolo; quei semplici risparmiatori che si trovano costretti a dare milioni di spiegazioni e certificazioni per ottenere un prestito o prelevare i propri risparmi.
Solo lo scorso novembre il Tribunale di Milano ha condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere Giuseppe Mussari, a 7 anni e 3 mesi Antonio Vigni e a 4 anni e 8 mesi Gian Luca Baldassarri, ex vertici di Monte dei Paschi di Siena tra gli imputati per le irregolarità nelle operazioni effettuate dalla banca senese tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all'acquisizione di Antonveneta.
Adesso il nuovo caso Alitalia che grava, ancora una volta, sul cittadino.
Cosa aspetta il popolo italiano a ribellarsi e a rivoltare questo Paese di farabutti e ladri?
Quale altro scandalo dovrà capitare per mandare a casa l'intero sistema di Potere politico, economico e finanziario?
Staremo a vedere. Intanto speriamo in un futuro migliore.

Foto © Imagoeconomica

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