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In Calabria vince la Santelli
di Giorgio Bongiovanni
Governerà il presidente di un partito fondato da un uomo della mafia

Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell'Utri è stato il garante “decisivo” di un accordo tra Berlusconi e Cosa nostra, con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. E' uno dei passaggi della sentenza definitiva con cui l'ex senatore di Forza Italia fu condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nelle motivazioni, i giudici della Suprema Corte parlano di un vero e proprio “patto di protezione andato avanti senza interruzioni”. E Dell’Utri era il garante per “la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Pagine che raccontano un pezzo di storia dei fondatori del partito Forza Italia, taciuto da grandi organi di informazione e al contempo dimenticato dalle masse.
Nonostante ciò in una regione come la Calabria, dove oltre la metà degli aventi diritto non è andata a votare, è stato premiato dai cittadini il candidato di quel partito fondato da un mafioso.
Jole Santelli, descritta come una "berlusconiana di ferro", ha vinto le elezioni ottenendo il 55,57% dei consensi, battendo così il candidato del centrosinistra Pippo Callipo (30,07%), grazie al sostegno di tutto il centrodestra unito.
Come è potuto accadere, nel 21°secolo, una cosa del genere?
Per decenni, negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, in Sicilia la mafia esprimeva il proprio voto appoggiando, come partito di riferimento, la Democrazia Cristiana, poi, per un breve periodo i Socialisti, fino a sostenere, negli anni dopo le stragi, come raccontato da decine di collaboratori di giustizia, proprio il neonato partito Forza Italia.
Può essere accaduta una cosa simile anche in Calabria?
Vogliamo pensare che la maggioranza dei cittadini che hanno votato per Forza Italia, un partito decaduto e ridotto ai minimi dopo gli sfaceli dei governi Berlusconi, siano onesti ed abbiano fatto una scelta simile per ignoranza, incoscienza o, mi sia passato il termine, per stupidità.
Ma abbiamo il sospetto che vi sia dell'altro.
Lo scorso anno, intervistato nel programma "La Confessione", condotto da Peter Gomez su "Nove", il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, aveva stimato che nei territori ad alta densità 'ndranghetista l'associazione mafiosa riesce a garantire anche il 30% dei voti. Inoltre spiegava che in Calabria c'è sempre "un'alternanza di potere" e che "la ‘Ndrangheta cerca di non stare mai all’opposizione, puntando sempre sul cavallo vincente", e qualora sbagli cavallo, “cercando poi di posizionarsi, di cercare di capitalizzare quel poco che hanno fatto”.
Se dati del genere sono veri, tenuto conto che l'affluenza in Calabria è stata pari al 44,32%, si ha la misura dell'influenza che la 'Ndrangheta, l'organizzazione criminale in questo momento più potente e ricca del Mondo in quanto monopolista del traffico internazionale di stupefacenti, può aver avuto anche nelle elezioni di ieri.
Nella migliore delle ipotesi, chi ha votato Forza Italia è un cittadino onesto, seppur ignaro o stupido. Nella peggiore, è un mafioso consapevole che si tratta di un partito storicamente fondato da un uomo della mafia, condannato in via definitiva.
Questione di logica, seppur drammatica ed inquietante.
Ovviamente c'è anche una Calabria che tenta di rialzare la testa, appoggiando l'operato dei magistrati che tentano di liberare quella terra dal giogo mafioso (prove siano le migliaia di persone che la scorsa settimana si sono recate a Catanzaro per sostenere l'azione del procuratore Gratteri, ndr) ma è presente, purtroppo, anche tanta omertà. La stessa che in Sicilia si vedeva negli anni della mattanza in cui, nonostante i morti ammazzati ed il sangue che scorreva nelle strade, si negava l'esistenza della mafia.
Nel tempo Cosa nostra si è apparentemente indebolita, falcidiata dai numerosissimi arresti eccellenti ma sempre rimanendo punto di riferimento negli affari e nelle logiche criminali.
Ne dà atto un processo come quello 'Ndrangheta stragista, in corso davanti la Corte d'Assise di Reggio Calabria, condotto dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.
La 'Ndrangheta, da parte sua, ha alzato il proprio livello, mischiandosi, come riferito dalle più recenti inchieste, con pezzi di massoneria deviata, politica ed imprenditoria dando vita ad un sistema di potere criminale in grado di condizionare una democrazia. Come ha ricordato proprio Lombardo in una recente intervista, “le mafie sono una minaccia molto seria per il sistema economico mondiale. Avendo enormi capitali da investire, le grandi mafie, la ‘Ndrangheta in particolare, sono protagoniste di importanti movimentazioni finanziarie, generano meccanismi pericolosissimi che tendono ad alterare gli equilibri del mercato”. E di questo non si può essere complici. Senza se e senza ma.

Foto © Imagoeconomica

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