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di Giorgio Bongiovanni e Davide de Bari
Il sostituto procuratore nazionale antimafia intervistato dalla giornalista Elvira Terranova al Taormina Book Festival
“Sono convinto che il provvedimento è profondamente ingiusto e immotivato. Ho presentato la mia osservazione al Csm, che ora dovrà decidere se la decisione del procuratore nazionale antimafia è corretta o no. Non ho promosso né alimentato la raccolta firme però evidentemente tanti cittadini capiscono una cosa: in quella intervista non mi è scappato nulla dalla bocca. Io ho voluto ricordare, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, alcune cose che riguardano la possibilità della presenza di entità esterne a Cosa nostra e soprattutto fatti che sono consacrati in atti pubblici e sentenze. Il problema è che di certi argomenti anche se sono presenti in sentenze non si può parlare e l’opinione pubblica non deve essere informata. Invece io credo che la memoria dei nostri morti parta dalla necessità di diffondere la conoscenza di determinati fatti, altrimenti facciamo finta di onorare i morti”. Sono queste le parole del sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, intervistato dalla giornalista dell’AdnkornosElvira Terranova al Taormina Book Festival nella presentazione del suo libro “Il Patto Sporco” edito da Chiarelettere, scritto insieme al giornalista e scrittore Saverio Lodato, sulla vicenda che lo ha visto estromesso dal pool stragi e mandanti esterni quasi un mese fa da parte del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, dopo un’intervista ad Andrea Purgatori, conduttore di "Atlantide" andata in onda su La7 lo scorso 18 maggio, riguardante la strage di Capaci.
Parlando del libro “Il Patto Sporco”, il pm ha detto che “è importante che i cittadini conoscano queste storie”. Infatti, Di Matteo ha spiegato che in prima battuta non intendeva scrivere un libro che parlasse del processo Trattativa Stato-Mafia di cui lo scorso 20 aprile c’è stata la sentenza di primo grado, ma poi visto il silenzio degli organi di informazione sull’argomento ha scelto di scriverlo insieme a Lodato. “Perché abbiamo scritto il libro con Saverio Lodato? - ha detto - Lui aveva insistito molto e io avevo sempre detto di no, non mi sembrava il caso di scrivere dopo il processo in primo grado. Ma poi dopo la sentenza de 20 aprile, i grandi giornali e rete televisive ne hanno parlato il 21 aprile, dal 22 aprile l’argomento era completamente scomparso. 5000 pagine sono state depositate il 19 luglio che riguardavano non soltanto il passato, ma soggetti e forze politiche protagoniste ancora oggi. Se ne è parlato il 20 luglio e poi il silenzio”. E ancora: “E’ calato il muro di gomma perché questo è un argomento di cui non si deve parlare, per questo abbiamo scritto il libro per dare un minimo contributo affinché si ricordino i fatti”. Circostanze come quella scritta all’interno delle motivazioni della sentenza dei giudici riguardo “il senatore Dell’Utri che è stato condannato per aver fatto da ‘trait the union’ tra i vertici di Cosa nostra e Silvio Berlusconi, non solo nel momento in cui è stato imprenditore ma anche quando è diventato politico e presidente del consiglio. Quella sentenza spiega secondo quali prove il premier fosse consapevole delle richieste di Riina e degli altri e non le ha denunciate e ha continuato a versare centinaia di milioni alla mafia”. Secondo il magistrato questo processo “non è importante per la responsabilità penale dei coinvolti, ma soprattutto perché è la fotografia di quello che è accaduto nella storia della nostra Repubblica nei anni ’92-’94 e delle sette stragi realizzate sul nostro territorio". Inoltre, quella trattativa “non evitò altro sangue, anzi ne provocò ancora altro. Quando Riina e i capi di Cosa nostra videro che lo Stato cominciava a piegare le ginocchia fecero altre stragi non mirate ad uccidere, ma a ricattare lo Stato”. Dunque, secondo il sostituto procuratore nazionale antimafia, i cittadini “hanno il diritto di conoscere, o meglio il dovere di informarsi e di pretendere che l’informazione sia completa e diffusa”. Perché davanti a certe “cose scomode, parti del potere hanno imposto il silenzio”. Quindi, questo libro “è contro il silenzio e per fare memoria, questo è una goccia nel deserto”. “Io credo che abbiamo un dovere tutti, non possiamo accettare quello che avviene sempre il 23 maggio e il 19 luglio, che la memoria si trasformi in uno sterile esercizio retorico. - ha proseguito - La memoria significa ricordare i fatti che sono accaduti e per ricordare bisogna conoscerli per come sono emersi nei processi e fare memoria del passato affinché non si perpetui”.
https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/74956-di-matteo-su-revoca-pool-provvedimento-ingiusto-e-immotivato-ho-presentato-ricorso-al-csm.html#sigProId92ab5ce620
Dopo il caos all’interno del Csm ci può essere una svolta
Durante la presentazione, il pm è anche intervenuto sui fatti accaduti all’interno del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) dopo l’inchiesta della procura di Perugia. “Da molti anni il tarlo della degenerazione correntizia e gruppi di potere, aldilà delle correnti politiche, si sono annidati dentro la magistratura e il tarlo di un certo collateralismo con la politica ha minato il corretto funzionamento della magistratura - ha spiegato - Sono altrettanto convinto che questo tarlo non è solo mal costume, ma che questo modo illecito di condurre determinate attività all’interno della magistratura abbia riguardo purtroppo molti momenti negli ultimi anni”. Di Matteo si è detto ottimista: “Sono convinto di due cose: i primi ad essere mortificati, che sono fuori questi contesti, sono cioè quei magistrati onesti e coraggiosi che sono la maggior parte e sono stati penalizzati per questo modo di procedere. Secondo me adesso che questo modo di fare sta venendo fuori, sono convinto che ci può essere un momento di svolta e recuperare l’etica e la moralità che deve contraddistinguere ogni magistrato e ogni passo dell’autogoverno della magistratura”. E poi ha continuato: “Io non credo tanto alle leggi che, attraverso la riforma di accesso al Csm, risolvano il problema. Non è un problema di leggi. Io non credo al sorteggio, una categoria come quella dei magistrati deve essere in grado di eleggere i suoi rappresentati degni senza affidarsi alla sorte. Il problema è un altro ed è quello di recuperare l’etica della funzione dell’autogoverno, che deve difendere soprattutto i magistrati che non appartengono a nessuno, quelli coraggiosi. Il Csm deve difenderli dagli attacchi esterni che tante volte arrivano al mondo politico o da quelli interni, che a volte sono i primi ad isolare alcuni colleghi. - ha concluso il magistrato - Io sono convinto che da quello squallore che è emerso, nascerà una svolta positiva”.
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Foto da Taormina Book Festival
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