di Giorgio Bongiovanni - Foto
Atlantide, il programma di Andrea Purgatori andato in onda ieri sera su La7
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E’ una puntata storica quella che è andata in onda ieri sera su La7 nel programma "Atlantide”, di Andrea Purgatori, con un titolo inequivocabile: “Strage di Capaci: le verità scomode”. Finalmente una rete nazionale ha dedicato uno speciale, da mostrare alle giovani generazioni, per raccontare quanto avvenuto in quel tragico 23 maggio 1992 senza seguire lo schema della retorica e dei giri di parole che spesso vengono utilizzati nelle passerelle delle commemorazioni. Una trasmissione in cui sono stati evidenziati i molteplici interrogativi che emergono dietro l’attentato in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
L'inchiesta meticolosa, si è avvalsa dei ricordi e dei contributi di testimoni come il sostituto procuratore Vittorio Teresi, l’ex Presidente del Tribunale di Palermo e ex membro del primo pool antimafia, Leonardo Guarnotta, gli agenti Giuseppe Sammarco (nome in codice Indio), Antonello Marini, Raniero Recupero, Ernesto Casiglia, l'artificiere Antonino Coppolino, per citarne alcuni. Particolarmente efficaci ed emozionanti i flash back con le voci degli interventi radio ed i dialoghi nei momenti dopo la strage, per coordinare i soccorsi di decine di feriti tra cui gli agenti di scorta sopravvissuti (Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza), a causa dell’esplosione dell’autostrada.
Ma il momento clou è sicuramente stata la parte dedicata alla ricerca della verità. A dare una risposta alle domande di Purgatori, offrendo una chiave di lettura tutt’altro che peregrina ma corroborata in maniera tecnica scientifica dagli elementi emersi nel corso dei processi e delle indagini di questi 27 anni trascorsi dalla strage è intervenuto il sostituto procuratore nazionale antimafia Antonino Di Matteo, ovvero uno dei protagonisti della magistratura degli anni post stragi, che si è occupato in particolare delle indagini su via d’Amelio ma che è anche conoscitore degli aspetti della strage di Capaci e delle probabili connessioni esterne in quanto entrambi questi fatti entrano pienamente nel periodo storico della trattativa Stato-mafia che si svolge in quegli anni, di cui si è occupato più di recente assieme ai pm Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.
Di Matteo ha così spiegato nel merito che la strage probabilmente è stata eterodiretta e che, oltre all’esistenza di mandanti e concorrenti esterni, si sospetta la presenza di soggetti esterni a Cosa nostra anche nella fase operativa-materiale.
Un altro importante contributo è stato dato dal giornalista-scrittore Saverio Lodato, nostro editorialista, che per la prima volta ha raccontato alcuni retroscena di quell’intervista che gli rilasciò Falcone dopo l’attentato all’Addaura (dove il magistrato parlò delle “menti raffinatissime”) rivelando che fu convocato da Falcone nella sua abitazione al mare. Ha ricordato di aver visto un uomo che era solo ma determinato a lasciare un messaggio che potesse essere inteso sia da chi governava in quel momento ma anche da chi era all’opposizione, facendo intendere quel che aveva capito, ovvero che Cosa nostra è ispirata, suggerita è coordinata anche da forze esterne nelle loro operazioni di morte e nelle loro strategie. Inoltre Lodato, al tempo protagonista come inviato de "L’Unita", ha fatto un quadro di quegli anni ricordando le delegittimazioni e gli isolamenti subiti da Falcone.
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