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Il Presidente della Commissione antimafia lancia un duro monito
di Giorgio Bongiovanni

"Su Siri decido io, prima lo guarderò negli occhi". Queste le parole del Premier Giuseppe Conte riguardo il braccio di ferro tra Lega e M5s, sulla vicenda Armando Siri. Da una parte c'è Di Maio che insiste per le dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione e il leader della Lega Salvini che risponde picche. In attesa della decisione del Presidente del Consiglio dei Ministri il Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (in foto), nei giorni scorsi ha lanciato un durissimo monito, nel corso della trasmissione Agorà, su Rai 3, rispondendo ad una domanda se possa cadere i Governo gialloverde. "Secondo me sì, problemi non ce ne saranno - ha detto - tra il mantenere un esecutivo che manda messaggi equivoci e il far capire che la prima emergenza di questo Paese è combattere le organizzazioni mafiose, il M5S non avrà esitazione alcuna nello scegliere in coerenza con i valori fondativi del movimento. Gli scenari si stanno valutando ora per ora ma in qualità di capo politico Luigi Di Maio ha fatto capire che sarebbe intollerabile la permanenza di Armando Siri nella compagine governativa", quindi “siamo fiduciosi un provvedimento in tal senso verrà preso”. “Siri stesso, se è un uomo intelligente dovrebbe capire che le sue dimissioni sono a tutela della sua immagine, della sua onorabilità di uomo pubblico - ha aggiunto ancora - A Roma si può essere avvicinati da tanti”, e “ci si difende nel processo”, così “quando sarà acclarato tutto e lui sarà stato prosciolto potrà tornare a fare il sottosegretario”. "Il caso Siri è grave - ha concluso - perché se vogliamo combattere contro le mafie dobbiamo essere assolutamente coerenti e univoci". In questo quadro “se le politiche energetiche del governo dovessero essere oggetto di un’influenza possibile di uomini riconducibili a cosa nostra, il quadro sarebbe molto grave”, e il ‘contratto di governo’ certo non prevede l’impegno a “portare interessi a tal Vito Nicastri cui e stato effettuato di recente un sequestro per oltre 1,8 miliardi”. Quindi, conclude Morra, “sono convinto che non si possa derogare”.
Anche il "padre" del movimento, Beppe Grillo, con la solita ironia, ha detto la sua sul punto ed oggi prima il Presidente della Camera Fico ("Quando c’è odore di mafia c’è bisogno di un atto durissimo. Si è sempre innocenti fino a prova contraria e a una condanna definitiva, e mi auguro che Siri lo sia. Ma i partiti hanno un ruolo pubblico e responsabilità nei confronti dei cittadini, e per questo devono compiere azioni forti. Non possono esserci ombre") poi il Vice Premier Di Maio ("Siri si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa chiederemo a nome del governo di farlo, anche al presidente del Consiglio... È inutile andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia se poi non dai il buon esempio”) hanno lanciato i primi segnali. Il tutto mentre a Palermo, in un altro procedimento, è stata chiesta la condanna di Vito Nicastri a 12 anni. Un dato di cui si deve tener conto in questa partita che potrebbe anche vedere la caduta del Governo. Una partita in cui il Movimento Cinque Stelle ed il suo leader, Luigi Di Maio, sono con le spalle al muro. Ancor di più dopo le recenti dichiarazioni.
E' arrivato il momento che dimostrino di essere veramente il Movimento del Cambiamento, come spesso amano definirsi. Se così non sarà; se Conte non prenderà una decisione definitiva con Siri che resterà al suo posto, cedendo così al ricatto della Lega in nome di un mantenimento dello "status quo" governativo, sarà la definitiva caduta del movimento pentastellato. Un nuovo errore dopo i troppi fin qui commessi in materia di lotta alla mafia. Diversamente, se il Premier prenderà una decisione precisa ed inequivocabile sul caso Siri, potrebbe essere questo un nuovo inizio. Un primo segnale che sulla lotta alla mafia si vuole andare oltre Commissioni e Commemorazioni.

Foto © Imagoeconomica

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