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ponte morandi eff c imagoeconomicadi Giorgio Bongiovanni
E adesso arrestate i Benetton (Parte 2)

Ricordo un tempo, quando ero bambino, in cui la carta dei giornali non veniva utilizzata solo per leggere notizie. Nel mio Comune di origine, in Sicilia, nella piazza c'erano ancora i bagni pubblici, poi chiusi perché abbandonati a loro stessi, senza igiene e manutenzioni. Capitava da ragazzini, quando al tempo andavamo in piazza a giocare a pallone o per qualche altra attività, di utilizzarli per i bisogni fisiologici che si potevano avere. In assenza della carta igienica, non di rado, per pulirsi una volta espletati i bisogni si era costretti ad arrangiarsi alla vecchia maniera, utilizzando i pezzi di giornale. Non importava il nome della testata. Potevano essere quotidiani locali o anche i Nazionali più noti, come il Corriere della Sera, La Repubblica o La Stampa. I bar ne avevano in abbondanza e diventavano provvidenziali. A ben guardare certi titoli ed affermazioni contenuti negli articoli della grande stampa, pubblicati negli ultimi 40 giorni e riguardanti fatti ed inchieste sul crollo del Ponte Morandi, sorge il dubbio che possa essere solo questa la funzione utile di determinati "giornaloni".
Ovvio, ci sono le eccezioni e ci sono colleghi che fanno il proprio mestiere con coraggio, come chi scrive di mafia o si trova inviato nelle zone di guerra; colleghi che a testa alta contribuiscono ad avvalorare le testate per cui lavorano.
Accanto a loro, però, si trova anche chi è più accondiscendente a certe direttive provenienti dal potere. E la sensazione di disgusto rispetto a certi commenti sulle vicende del crollo del Ponte Morandi è forte. C'è chi parla si "sciacallaggio", chi di "speculazione politica", chi di "ansia vendicativa", criticando aprioristicamente qualunque volontà di revoca delle concessioni. Guai a voler parlare delle responsabilità della società Atlantia-Autostrade. Guai a tirare in ballo i suoi padroni, i Benetton, che da anni si arricchiscono anche grazie ai pedaggi della rete autostradale. I giornaloni si mettono in fila e si inchinano di fronte a certi colossi imprenditoriali, che a volte coincidono essere gli stessi padroni delle testate. Nel suo editoriale di oggi Marco Travaglio ha messo in evidenza le parole di La Repubblica ("'In attesa che la magistratura faccia luce', guai e fare di Atlantia 'il capro espiatorio di processi sommari e riti di piazza', 'tipici del populismo'"), del Corriere ("revocare la concessione sarebbe 'una scorciatoia', 'un errore' e 'un indizio di debolezza'") e de La Stampa ("il crollo del ponte è 'questione complessa' e nessuno deve gettare la croce addosso ai poveri Benetton (peraltro mai nominati), 'sacrificati' come 'capro espiatorio contro cui l’indignazione possa sfogarsi', come nei 'paesi barbari'").
La verità è che quarantatré persone sono rimaste uccise lo scorso 14 agosto a causa della strage del Ponte Morandi. Una strage parimenti grave come quella di Portella della Ginestra, Bologna, Piazza Fontana, Capaci o via d'Amelio. Quarantatré persone che hanno perso la vita in maniera inaccettabile in uno Stato come quello italiano.
Oggi c'è anche una relazione accurata della Commissione ispettiva del ministero dei Trasporti in cui emergono responsabilità chiare da parte di Autostrade, in maniera netta.
Nero su bianco si legge che "la responsabilità contingente più rilevante consiste nel fatto che, nonostante tutte le criticità, la società concessionaria non si è avvalsa dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto e non ha eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare il crollo".
Non solo. “Contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23.6.2017 della Società alla struttura di vigilanza” è emerso che non esiste nemmeno la "valutazione di sicurezza del viadotto".
Abbiamo anche scoperto che le misure preventive di Autostrade “erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema”, malgrado la concessionaria fosse “in grado di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento...Tale evoluzione, ormai da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per la sicurezza strutturale rispetto al crollo”.
Ecco dunque le responsabilità che i Benetton, a capo di Aspi (Autostrade per l’Italia), hanno in questa strage. Così come avevamo fatto in un precedente editoriale insistiamo affinché si indaghi su di loro per omicidio colposo (art.589 del cod.p.p.).
Certo, la relazione è stata presentata da un organo governativo che a sua volta potrebbe avere delle responsabilità con qualche funzionario per quanto fatto o non fatto in questi anni. C'è un'indagine in corso e oltre ad alcuni dirigenti di Autostrade ci sono anche gli alti dirigenti e tecnici ministeriali che hanno avuto a che fare con la ristrutturazione del ponte. Nella relazione si dice anche "il 98% dei costi per interventi strutturali è stato sostenuto prima del 1999 (anno della privatizzazione di Autostrade), dopo il 1999 è stato speso solo il 2%". Eppure negli ultimi anni non erano mancate le segnalazioni di allarme. Dove erano i Governi ed i Ministri degli ultimi vent'anni? Che controllo effettuavano sull'operato delle concessionarie? L'inchiesta della magistratura proseguirà a tutto tondo e si avvalerà anche di questa relazione che oggi viene offerta dall'attuale Governo. Governo che dovrà comunque intervenire per migliorare l'organizzazione di certi uffici, affinché non vi siano più nefandezze simili sulla pelle degli italiani. Lo si deve alle vittime che ci sono state, alle loro famiglie che hanno pagato il prezzo più alto, ed ai cittadini "sopravvissuti" che chiedono verità e giustizia.

Foto originale © Imagoeconomica

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