Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Indice articoli











Questione Scotto
Ma ci sono anche altre figure ibride di cui non è stato possibile approfondire il ruolo. E’ il caso di Gaetano Scotto, boss dell’Acquasanta, prima all’attenzione degli inquirenti per quei misteriosi contatti con strutture deviate dei servizi segreti e oggi invece destinatario del processo di revisione della condanna definitiva all’ergastolo. Nel corso del suo esame al quater Di Matteo aveva raccontato di essere rimasto colpito dalla dichiarazione che Scarantino attribuiva a Gaetano Scotto: 'stavolta l'abbiamo fottuto con le intercettazioni’, parlando di Paolo Borsellino. Assolutamente singolare il fatto che proprio questo dettaglio andava a coincidere con le testimonianze dei familiari di Borsellino, che avevano raccontato di aver visto un operaio della ditta Sielte all'opera sulla cassetta dei fili telefonici sul pianerottolo dell'abitazione e di aver riscontrato da qualche tempo delle strane anomalie durante le telefonate. Non solo. Anche il “superconsulente” Gioacchino Genchi (che si occupò di indagini specifiche sull'attentato) riscontrò delle anomalie nel sistema telefonico di casa Fiore-Borsellino e nella sua relazione tecnica finale sostenne la possibilità di un'intercettazione abusiva rudimentale avviata tramite un circuito di derivazione poi opportunamente rimosso.

genchi 610 dossier

Il “superconsulente” Gioacchino Genchi


Un dato, quello delle intercettazioni, emerso anche di recente con le esternazioni di Salvatore Riina colte da noi nell'agosto-settembre 2013.
Ulteriore punto di contatto tra le indagini di via d'Amelio ed i Servizi, secondo quanto riferito in aula da Di Matteo, è poi dato da un altro elemento, ovvero la presenza negli uffici della Procura di un appartenente del Sisde, Rosario Piraino. “Questo soggetto, di cui mi sono occupato a Palermo successivamente, era solito interloquire con i magistrati. Io non ne capivo il motivo. Lui aveva un rapporto di frequentazione assidua con un giudice supplente del primo processo Borsellino. Vedevo la presenza significativa di Piraino e poi, dopo aver acquisito le agende di Contrada, emerse che il giorno 20 luglio (Bruno Contrada, ndr) fosse venuto a parlare con Tinebra assieme a Piraino”.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos