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tescaroli luca togaLa richiesta di archiviazione del pm Luca Tescaroli
di Giorgio Bongiovanni
Gli avvoltoi della carta stampata in linea con il potere criminale del nostro Paese solitamente attendono al varco le archiviazioni di indagini o le assoluzioni dei processi di mafia e poteri occulti per poter scrivere che era tutto falso e annullare in un batter d’occhio le minuziose raccolte di prove dei pubblici ministeri su fatti tanto tragici quanto complicati del nostro Paese. Ebbene, la richiesta di archiviazioni accolta dal gip di Roma Simonetta D’Alessandro, presentata dal pm antimafia della procura romana Luca Tescaroli (in foto), dimostra quanto sia superficiale ed errato arrivare a queste conclusioni di fronte ad archiviazioni di casi così complessi.
Il gip per quanto “costretto” ad archiviare, perché non ci sono elementi fondamentali per poter condurre a processo gli imputati, scrive nero su bianco che quello di Calvi non fu un suicidio ma un assassinio e che le analisi derivanti delle prove raccolte dal pm hanno delle fondamenta ben precise e logiche. I fatti ci sono stati: l’assassinio c’è stato così come i collegamenti logici tra mafia, massoneria, vaticano e potere.
E' nota l'esperienza su indagini di questo spessore del magistrato Luca Tescaroli: già pubblico ministero nella strage di Capaci in primo grado e poi applicato in appello fece condannare tutta la cupola di Cosa nostra negli anni ’90. Fu pubblico ministero pure nel processo sul fallito attentato a Giovanni Falcone all’Addaura. Tescaroli inoltre ha indagato su Dell’Utri e Berlusconi come possibili mandanti esterni delle stragi per i quali i pm dovettero chiedere l'archiviazione. Nella sentenza di archiviazione di quell'indagine del 3 maggio 2002 il gip Tona scriveva a riguardo “Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell’Utri]”. In tutti i suoi lavori ha sempre condotto le indagini in modo severo e preciso, pronto ad andare a fondo nelle diverse responsabilità. Tanto che quando era magistrato della Procura di Caltanissetta il suo lavoro entrò in netto contrasto con quello del procuratore capo Giovanni Tinebra, il quale poneva diversi ostacoli al tentativo dei pm Nino Di Matteo e Tescaroli di “alzare il tiro” nelle indagini.
In questa indagine sull'omicidio del banchiere Calvi, Luca Tescaroli, grazie al lavoro anche dei colleghi Maria Monteleone e Francesco Verusio, sebbene chieda l'archiviazione “consegna comunque un'ipotesi storica dell'assassinio difficilmente sormontabile” scrive il gip D'Alessandro.
Ricordiamo quindi l’importanza di essere molto attenti nel seguire le indagini perché l’assoluzione e l’archiviazione non dimostrano che il fatto non sussiste o che quel delitto non è stato commesso. Più precisamente possono, come in questo caso, dimostrare che i fatti ci sono stati. Non si è potuto condannare nessuno perché non c’è stata la prova regina ma i moventi e i poteri coinvolti sono stati riconosciuti dal giudice dell'indagine preliminare quindi onore al merito al pubblico ministero Luca Tescaroli.

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