di Giorgio Bongiovanni e Miriam Cuccu - Trailer
Il nuovo film di Pif: gli accordi tra Usa e Cosa nostra nella Seconda guerra mondiale
Non solo commedia, ma anche lo sbarco degli americani in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e l'ascesa di Cosa nostra in quegli anni. Sono questi gli ingredienti del film “In guerra per amore” diretto e interpretato da Pif e da oggi al cinema. Una storia d'amore, ma dietro lo sfondo storico di uno degli eventi-chiave del nostro Paese.
La trama ha inizio negli Stati Uniti: qui il palermitano Arturo Giammaresi (Pif) lavora come lavapiatti a New York, ed ha una relazione clandestina con Flora (Miriam Leone), nipote di Alfredo, interpretato da Orazio Stracuzzi, titolare del ristorante in cui lavora. La giovane, però, ha già un promesso sposo: si tratta di Carmelo (Lorenzo Patanè), figlio del boss Don Tano Piazza (Mario Pupella). L'unica soluzione, per Arturo e Flora, è che al matrimonio combinato di lei si opponga il padre, la cui volontà è superiore a quella dello zio. Quest'ultimo però abita in un paesino siciliano, e il solo modo per Arturo di raggiungere la Sicilia, non potendo pagarsi il viaggio, sarà arruolarsi nell'esercito americano che si sta preparando allo sbarco sull'isola, grazie all'appoggio e agli agganci del boss Lucky Luciano. In questo modo Arturo potrà strappare al padre di Flora, anziano e morente, il “sì” alla loro unione.
Due sono quindi le storie che si dipanano in “In guerra per amore”, secondo film di Pif dopo “La mafia uccide solo d'estate”: quella sentimentale e quella storica. Così, mentre da una parte Arturo cerca una soluzione alla propria storia d'amore, dall'altra l'esercito statunitense prosegue nel suo percorso in terra italiana grazie anche ai contatti con Cosa nostra. L'avanzata degli alleati sarà poi solo possibile grazie al pagamento di un “debito” nei confronti della mafia: la scarcerazione di numerosi affiliati. I militari americani, infatti, preoccupati per il tributo di sangue che l'avanzata verso Berlino avrebbe comportato, decide di farsi facilitare l'avanzata nel sud Italia appoggiandosi proprio ai padrini e ai loro contatti con le numerose comunità siciliane espatriate negli Stati Uniti.Così Pif narra una tappa importante della democrazia italiana basandosi su un fatto storico: l'accordo tra americani e mafia ed il “Rapporto Patton”, presentato a Roosvelt, presidente americano in carica all'epoca. Patton, in quel rapporto, spiega infatti come l'esercito statunitense abbia stipulato un accordo con le famiglie mafiose, garantendo che con la liberazione dell'Italia queste avrebbero potuto controllare la Sicilia.
È in questo periodo che Cosa nostra riesce a ricoprire ruoli centrali nella ripresa economica e politica in Sicilia, dato che i boss erano i soli capaci di mantenere l'ordine sociale, sebbene con la violenza. Ed è in questo contesto che si intensificano i rapporti tra Cosa nostra siciliana e americana, e che la mafia viene rivalutata dagli alleati. Un passaggio storico di primaria importanza per la storia del Paese, che Pif racconta con la serietà e la leggerezza figlie di “La mafia uccide solo d'estate”, regalando al pubblico uno spaccato di verità scomodo, eppure fondamentale per comprendere come nacque la nostra democrazia.