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Al processo Capaci bis per l'uccisione del giudice Giovanni Falcone l'ex presidente della prima sezione penale della Cassazione, Corrado Carnevale, detto "ammazzasentenze", è comparso ieri come teste davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta. "Non ho mai parlato di Falcone, non avevo motivo per farlo" dice, nonostante esista un'intercettazione dello stesso Carnevale in cui l'ex magistrato parla di Falcone come di un "cretino". In una conversazione con l'avvocato Giovanni Aricò, l'8 marzo 1994, Carnevale diceva: "I motivi per cui me ne sono andato non sono quelli di pressione di quel cretino di Falcone... perché i morti li rispetto, ... ma certi morti no" non risparmia nemmeno la moglie di Falcone, Francesca Morvillo: "…Io sono convinto che la mafia abbia voluto uccidere anche la moglie di Falcone che stava alla prima sezione penale della Corte d'Appello di Palermo per farle fare i processi che gli interessavano per fregare qualche mafioso".

Al tempo in cui l'intercettazione era diventata di dominio pubblico Carnevale aveva infine ammesso di aver avuto "del risentimento nei confronti del dottor Falcone". Risentimento che traspare anche dall'ultima udienza, quando Carnevale parla della lettera di Falcone "con la quale chiedeva di predisporre il trasferimento degli atti relativi al maxiprocesso da Palermo a Roma", un dispositivo nel quale secondo lui "furono commessi molti errori materiali". Per questo l'ex magistrato è stato più volte richiamato dal presidente Balsamo, affinché non esprimesse giudizi sull'operato di un giudice le cui capacità sono ovunque ampiamente riconosciute.
Carnevale potrebbe spiegarci perché ha annullato centinaia di sentenze a carico di boss mafiosi, ma non lo farà e nelle sue dichiarazioni continua a smentire se stesso, oltre a remare contro la stessa verità giudiziaria. Come nell'intervista rilasciata a Panorama sulla sentenza di condanna per l'ex senatore Marcello Dell'Utri, in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, nella quale critica aspramente l'impianto accusatorio poi confermato in Cassazione. La sentenza di Palermo stabilisce che ci sono prove che Dell’Utri concorse agli interessi di Cosa nostra, per quanto esternamente, fino al 1992. "Il mafioso a tempo? Vengono a rifilarci una bubbola del genere? - commenta Carnevale - il mafioso non è una specie di boy scout alla rovescia, che deve compiere tutti i giorni la sua cattiva azione per essere utile alla causa. Basta essere stato a disposizione una volta per essere considerato a disposizione sempre". E ancora: "Il concorso esterno è un’invenzione. Dal punto di vista giuridico non sta in piedi. O si dà un apporto o non si dà. Per essere partecipi dell’organizzazione criminale, non è necessario compilare domande, sostenere concorsi o partecipare a un’iniziazione. È letteratura. Chi svolge attività vantaggiose per la mafia ne fa parte, senza tanti arzigogoli". La speranza è che la magistratura incarnata da Carnevale abbia davvero fine, e che questa possa essere totalmente composta da degni rappresentanti, attenti alla ricerca la verità, che scrivano sentenze veramente nel nome del popolo italiano.
Giudici come Corrado Carnevale rappresentano un grave ostacolo per la verità, la giustizia e la democrazia. Soprattutto, come sopra dimostrato, quando sono palesemente bugiardi.

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