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borsellino-s-c-barbagallo-2014-2di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari - 1° luglio 2015
Quando si getta fango raccontando una storia senza i fatti

Titolo: “Giustizia beffa. Paga la causa coi soldi di Borsellino”. Sottotitolo: “Salvatore, fratello del pm ucciso nel ’92, condannato per diffamazione ha 'confessato' di aver usato il denaro raccolto dalla 'Casa di Paolo'”. E' così che questa mattina, su iltempo.it (ma la notizia è stata ripresa anche da altri siti), è partito un duro attacco nei confronti di Salvatore Borsellino.

La colpa sarebbe quella di aver utilizzato parte dei fondi raccolti per la realizzazione di un centro per i giovani del quartiere de la Kalsa per motivi personali. “Accusato di aver diffamato un magistrato e poi condannato al risarcimento dei danni – scrive il giornalista de iltempo.it, Luca Rocca - Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, magistrato-eroe ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992, ha «confessato» di aver pagato la sanzione coi soldi della raccolta fondi di chi, ammirando Paolo Borsellino in vita e continuando ad amarlo da morto, si è messo in moto per raggiungere la cifra necessaria a creare la «Casa di Paolo», un luogo di memoria e di incontro per non dimenticare”. La “confessione” sarebbe avvenuta pochi giorni fa, a Trapani, nel corso della presentazione del libro di Nino Di Matteo, “Collusi”. Noi eravamo presenti a quell'incontro. E possiamo ribadire con forza che non c'è stata alcuna “confessione”. Non solo. In sala erano presenti tante Agende Rosse, oltre a tante altre persone, e nessuna è rimasta scandalizzata dalle parole di Salvatore. Per il giornalista de iltempo.it sono tutte complici di un inganno?
Per dare forza all'articolo vengono sì utilizzate alcune parole dette dal fratello del giudice ma non si tiene conto di alcuni fatti determinanti.
Quando Salvatore Borsellino aveva appreso che il posto di Procuratore di Marsala, un tempo di suo fratello Paolo, sarebbe stato assegnato a Girolamo Alberto Di Pisa, in una conferenza pubblica aveva manifestato tutto il suo sdegno e sconcerto. E per questo, era stato condannato al pagamento di 6mila euro in quanto il giudice civile del Tribunale di Caltanissetta, Gregorio Balsamo, aveva riconosciuto il danno nei confronti di Di Pisa. Immediatamente, su iniziativa della poetessa palermitana Lina La Mattina, era partita un’iniziativa su Facebook dal titolo “Siamo tutti Salvatore Borsellino” proprio per raccogliere l’intera cifra.
“E' mai possibile che sono sempre le persone migliori a dover pagare? - aveva detto la stessa poetessa - molti di noi condividiamo questo suo pensiero, allora se è condannabile Salvatore siamo condannabili tutti, e tutti pagheremo insieme a lui. Questa è stata la premessa che ha fatto partire l'iniziativa”. In poco tempo la somma necessaria è stata raggiunta tanto che lo scorso novembre, proprio nei locali dove sorgerà la “Casa di Paolo”, c'è stata la consegna del denaro raccolto tra membri e non del Movimento delle Agende Rosse, creato dallo stesso Salvatore. Tante persone che, appunto, hanno condiviso il suo stato d'animo per la vicenda e che non si sono affatto scandalizzate per la richiesta d'aiuto. Solo in un secondo momento, una volta raggiunta la cifra necessaria a quel primo scopo, la sottoscrizione è stata mantenuta aperta per la realizzazione del progetto de la “Casa di Paolo”. Bastava una piccola ricerca sul web, o magari anche chiedere ai diretti interessati. Ma la macchina del fango, come regola, non prevede verifiche.
Così passa in secondo piano che, se non vi fosse stata la multa, quei seimila euro raccolti per il pagamento della querela di Di Pisa sarebbero potuti essere impiegati per la realizzazione del nobile progetto della “Casa di Paolo”. Non ci sono né scandali né misteri da nascondere.
Ma come va letto questo nuovo attacco nei confronti di Salvatore Borsellino? In passato c'è stato chi lo ha paragonato a “Caino”, chi lo ha accusato di essere “pazzo” e di avere “problemi di sanità mentale”, stavolta ad entrare in azione è una sorta di delegittimazione. Ciò avviene diciannove giorni prima delle commemorazioni per la strage di via d'Amelio, diciassette giorni prima che la “Casa di Paolo” sia inaugurata ufficialmente. Un caso? Difficile da credere. Salvatore Borsellino da anni grida nelle piazze d'Italia chiedendo verità e giustizia non solo su quanto avvenuto il 19 luglio 1992, ma per tutti quei misteri (ed in Italia ce ne sono davvero tanti) che hanno martoriato il nostro disgraziato Paese. E' possibile che sia proprio questo grido perpetuo a dare fastidio? E' per questo che è stata avviata la macchina del fango nel tentativo di minare la sua credibilità facendolo passare per un truffatore o qualcosa di simile? E' possibile che la realizzazione della “Casa di Paolo”, in uno dei quartieri più disagiati di Palermo, sia anch'esso considerato scomodo? Le commemorazioni per la strage di via d'Amelio sono sempre più vicine, e il progetto di Salvatore Borsellino vedrà i suoi natali il 17 luglio. Noi ci saremo, accanto a tanti altri cittadini onesti. Il modo migliore, forse, per dimostrare che il fango lanciato non ha raggiunto l'obiettivo.

Foto © Giorgio Barbagallo

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