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La Cassazione rigetta l’istanza di rimessione avanzata dai legali di Mori, De Donno e Subranni
di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo - 18 aprile 2014
Roma. E’ bastata poco più di un’ora e mezza al presidente della VI sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, Antonio Stefano Agrò, per mettere fine all’ultimo tentativo (intrapreso dai legali degli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni) di bloccare il processo sulla trattativa Stato-mafia facendolo spostare da Palermo ad altra sede per “motivi di sicurezza”. La logica e il buon senso hanno prevalso sul “gioco sporco”. Il ricorso è stato rigettato in quanto ritenuto “inammissibile”. Il processo resta quindi a Palermo.

Nessun “turbamento locale”
In mattinata è stato lo stesso procuratore generale, Edoardo Scardaccione, a mettere il primo punto fermo con la sua richiesta di dichiarare “l’inammissibilità” dell’istanza di rimessione avanzata dagli avvocati dei 3 imputati. Dal canto suo il giudice relatore ha evidenziato che la Procura Generale e la Corte di Appello di Palermo hanno rappresentato che non c’è alcun “turbamento locale” e che il processo si sta svolgendo tranquillamente a fronte delle precauzioni prese per tutelare i magistrati e tutte le parti processuali coinvolte. Il procuratore generale della Cassazione ha precisato che l’istanza di rimessione avanzata si pone in contrasto con i dettati costituzionali che legittimano l’art. 45 (relativo ai “casi di rimessione”). Nello specifico il dott. Scardaccione ha ugualmente sottolineato che non c’è alcuna traccia di “grave turbamento locale”. A fronte della divulgazione di notizie che hanno avuto una rilevanza nazionale quel “turbamento” sarebbe stato, se mai, a livello “nazionale”. Lo stesso procuratore generale ha rimarcato quindi che spostando il processo da Palermo quel “turbamento” non sarebbe venuto meno nell’animo dei giudici e delle altre parti processuali, sottolineando infine che un simile pericolo non si è comunque mai concretizzato.

Fuggire da Palermo
Alla richiesta di rigetto dell’istanza di rimessione si sono uniti quindi l’Avvocatura dello Stato (che rappresenta il Consiglio dei ministri), il Comune di Palermo e l’associazione Libera. I legali di Totò Riina, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Massimo Ciancimino si sono ugualmente associati a questa opposizione. A ulteriore dimostrazione dell’insussistenza del “turbamento locale” gli avvocati di Ciancimino jr hanno sottolineato che il pm Di Matteo ha effettivamente potuto presenziare a tutte le udienze che si sono svolte a Palermo, l’unica alla quale è stato costretto a rinunciare è stata  quella in trasferta a Milano. I legali del figlio di Vito Ciancimino (le cui dichiarazioni hanno di fatto avviato le indagini che hanno portato a questo processo) hanno ribadito la mancanza di alcuna fondatezza giuridica in relazione all’art. 45, per poi sottolineare il fattore “strumentale” della suddetta istanza: fuggire dal Giudice precostituito per legge che si trova a Palermo. Tra gli interventi dei legali degli ex ufficiali del Ros l’avv. Enzo Musco si è affidato prevalentemente a riferimenti giornalistici del tutto fuori luogo (alcuni dei quali citati nella stessa istanza di rimessione). Per tutta risposta il presidente Agrò ha ribadito la non pertinenza di quanto rappresentato dallo stesso Musco in merito all’istanza avanzata.

La storia continua
Con la sentenza di oggi viene di fatto bloccata l’ennesima manovra finalizzata ad impedire che venga fatta luce su quella trattativa tra Stato e mafia financo ritenuta “legittima” da alcuni noti giuristi. Ma qui di “legittima” c’è solo la pretesa di verità e giustizia dei familiari delle vittime di mafia e della parte sana del nostro Paese. Una pretesa di verità e giustizia nei confronti della quale magistrati come Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi stanno lavorando instancabilmente nonostante i rischi altissimi per la propria incolumità e nonostante gli attacchi trasversali politico-istituzionali. A questi valorosi magistrati va il ringraziamento degli italiani che ritengono la verità – tutta la verità – l’unica via di uscita per poter dare un futuro alle nuove generazioni.

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