di Giorgio Bongiovanni - 10 luglio 2012
Sono tali e tante le assurdità scritte da Eugenio Scalfari sui magistrati di Palermo e sulle intercettazioni tra Mancino e D’Ambrosio da stentare a credere che le abbia firmate davvero il fondatore di Repubblica. Anche perché le critiche non sono solo al Fatto Quotidiano, ma anche ai suoi stessi giornalisti che, invece, hanno riportato i fatti e tratto le loro conclusioni come sempre puntualmente fanno.
Scrive Attilio Bolzoni, grande cronista “antimafia” tra i maggiori esperti nella questione trattativa: “Che cos’è l’inchiesta sulla trattativa dei magistrati di Palermo? È lo Stato che processa se stesso. È lo Stato che si guarda dentro, che si autoaccusa di colpe gravi, che si riconosce traditore per avere patteggiato con il nemico. È tutto così semplice e tutto così complicato che vent’anni dopo c’è ancora un’Italia che ha paura.
Non è solo un affare di mafia. È soprattutto un affare di Stato. Dove i protagonisti non sono quei boss delle borgate ma ministri dell’Interno e ministri della Giustizia, capi di governo, funzionari di alto rango, forse anche ex Presidenti della Repubblica che hanno subito ricatti per proteggere la Nazione.
L’alta tensione di questi giorni – con il Quirinale trascinato nel gorgo di polemiche incandescenti – è la dimostrazione che non siamo ancora in grado di sopportare certe verità”.
E cosa fa il fondatore di uno dei maggiori giornali del nostro Paese, invece di spalleggiare i propri cronisti e difendere il diritto di cronaca e critica?
Si rende ridicolo ignorando palesemente le più elementari norme giudiziarie in materia di intercettazioni, tanto da provocare la reazione quasi imbarazzata del procuratore capo di Palermo, Messineo e si lancia in una campagna protezionista delle presunte “ragioni di Stato”.
Sarà forse l’età avanzata, o sarà forse che il signor Scalfari, milionario in doppio petto, si è scordato che i giornalisti dovrebbero essere la spina nel fianco dei potenti e non andare a braccetto con capi dello stato e lobbisti di ogni genere e tipo?
Ci sorprende il silenzio di Ezio Mauro, rigoroso direttore di Repubblica che avrebbe potuto difendere almeno i suoi giornalisti dai vaneggiamenti di Scalfari.
E’ ormai evidente che le indagini della procura di Palermo sul biennio stragista stanno toccando i nervi scoperti di quello che a ragione Bolzoni chiama un “affare di Stato” visto che sono stati chiamati al bombardamento indiscriminato contro i pm tutti i presunti intellettuali dei maggiori quotidiani, e dal tenore degli interventi di questi palloni gonfiati si capisce bene perché il livello intellettuale della nostra povera Italia è così ridotto.
La gente però oggi sa leggere, è stufa degli arzigogoli dei vari azzeccagarbugli, vuole la verità sulle stragi e non vuole piangere altri martiri.
Se proprio Scalfari non ce la fa a informarsi con la concorrenza, si legga gli articoli dei suoi cronisti palermitani, faccia un omaggio alla memoria di D’Avanzo e invece di scrivere supponenti boiate, si legga Bolzoni.
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