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Di Giorgio Bongiovanni

L’omicidio di Paolo Taormina e quella lunga scia di sangue senza fine

Palermo: ancora sangue, ancora famiglie che piangono, teppismo, delinquenza, ragazzi che uccidono ragazzi.
Tutto è accaduto l'altra notte nei pressi del Teatro Massimo, zona di "movida" notturna. Lui era Paolo Taormina, 21 anni figlio dei proprietari del locale 'O Scrusciu'.
In base alle ultime ricostruzioni il presunto omicida sarebbe un ragazzo di 28 anni, Giuseppe Maranzano, fermato dai carabinieri nella casa della compagna nel rione Uditore.
Durante la perquisizione i militari hanno trovato una pistola che potrebbe essere l'arma del delitto. Va precisato che non è ancora chiara la dinamica dell'omicidio. La prima ricostruzione, che parlava di un colpo di pistola alla testa sparato mentre il ragazzo cercava di sedare una rissa, non è certa. Gli investigatori stanno cercando di esaminare le videocamere di sorveglianza della zona, che la sera è un ritrovo di tanti giovani palermitani, per capire cosa sia accaduto. 
Il ragazzo, un'ora dopo l'omicidio, ha postato un contenuto su TikTok in cui è chiaro il suo apprezzamento per Totò Riina, l'ex capo mafia corleonese. Agli inquirenti nell'immediatezza del fermo avrebbe fatto delle parziali ammissioni di responsabilità, dando una versione di quanto accaduto: avrebbe parlato (questa ricostruzione è al vaglio degli inquirenti) di un risentimento nei confronti della vittima che in passato avrebbe importunato la sua fidanzata.
Il padre, Vincenzo Maranzano, sta scontando una condanna definitiva a 12 anni e 5 mesi per l’agguato con modalità mafiose del 23 marzo 2021 organizzato per uccidere Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli. Il padre ha collezionato altre due assoluzioni. Una in appello nel 2020 per il tentato omicidio del ras della droga allo Zen, Kemais Lausgi mentre un anno prima Vincenzo Maranzano era stato assolto dall’accusa di mafia dopo essere finito in carcere nel blitz Talea a Resuttana e San Lorenzo.



La presenza della cittadinanza si è fatta sentire ieri sera: oltre duemila persone sono scese in strada per una fiaccolata partita dal teatro Politeama e conclusa al locale dove è stato ucciso Paolo Taormina.
I genitori, spaventati per i loro figli e le loro figlie si sono chiesti: dov'è lo Stato? Oggi in centro Palermo, ad aprile le morti a Monreale, poi le sparatorie alla Vucciria, allo Sperone. Una scia di sangue che sembra non fermarsi.
Al di là dei dettagli è necessario chiedersi: che cosa succede? C'entra la mafia? Per rispondere a queste domande occorre ricordare che da oltre 150 anni Cosa Nostra controlla il territorio di tutta la Sicilia, soprattutto Palermo. Oggi è evidente che si sta assistendo ad una sorta di anarchia: a Palermo non c'è più il controllo capillare di Cosa nostra, come Salvatore Cancemi, pentito di Porta Nuova, mi raccontò in un'intervista (di cui facemmo anche un libro 'Totò Riina mi fece i nomi di...).

Cosa nostra teneva in pugno chi costruiva "qualche casa o aperto qualche attività" e se non aveva chiesto il permesso alla mafia veniva "messa a posto", cioè "si cominciava con qualche telefonatina intimidatoria e se uno resisteva alle prime minacce si passava ai fatti, dai piccoli incidenti fino alla distruzione della proprietà in questione".
Per non parlare delle rapine o di altri reati violenti, come l'omicidio: se qualche criminale non chiedeva l'autorizzazione "eravamo quindi noi a spiegare le regole. In certi casi però andava a finire male, venivano uccisi". In sintesi non si poteva rubare nemmeno una bicicletta senza che il capo mandamento lo sapesse.
Per quale ragione, oggi, Cosa Nostra consente agli sciacalli di agire indisturbati, seminando morte? È forse riconducibile al vuoto di potere generato dall’arresto di Matteo Messina Denaro o dalle recenti operazioni condotte dalle forze dell’ordine?


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L'esterno del locale 'O Scrusciu'


Le ipotesi si riducono a due: la prima, che la mafia abbia cessato di esistere, è chiaramente smentita dalle recenti indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia; la seconda, che Cosa Nostra stia implicitamente suggerendo allo Stato la propria indispensabilità per il controllo del territorio lasciando mano libera alla delinquenza.
L’obiettivo è ottenere dallo Stato la libertà di gestire Palermo, assumendo un ruolo di ‘supplenza’ laddove le istituzioni sono assenti.
Si tratta a tutti gli effetti dell’ennesima trattativa per ottenere un tacito consenso per riaffermare il proprio dominio e ristabilire l’ordine sul territorio in cambio di una rinnovata ‘pace’.
Si sa che la storia della Sicilia è costellata di trattative e messaggi in codice. Resta solo da vedere quale intesa si raggiungerà questa volta: il governo userà il 'pugno di ferro'? Oppure qualcuno andrà a parlare con i boss e le violenze cesseranno dall'oggi al domani?

Cosa Nostra esiste ancora ed è una realtà tuttora potente, nonostante i suoi capi storici siano stati arrestati o siano deceduti. Figure di spicco come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro non sono più in vita, ma molti capimafia storici sono ancora in vita come Salvatore Biondino, Leoluca Bagarella, Filippo e Giuseppe Graviano, oltre ad altri esponenti di rilievo. Alcuni di questi capi, pur trovandosi in carcere, mantengono un controllo significativo sul territorio.
Il governo fascista attuale guidato da Giorgia Meloni, che si fregia di combattere la mafia, è invece assente a Palermo. Le forze dell'ordine svolgono il loro compito con impegno, ma le risorse a disposizione sono insufficienti per garantire un controllo efficace del territorio. La Procura di Palermo, pur infliggendo colpi significativi alla criminalità organizzata di stampo militare, non può colmare le lacune dello Stato in materia di presidio e gestione del territorio. Il messaggio di Cosa Nostra al governo è chiaro.
A questo punto o lo Stato interviene in maniera profonda e capillare oppure, in caso contrario, Palermo rischia di diventare una città invivibile: i turisti scompariranno, i cittadini si chiuderanno nelle loro case e la città si trasformerà in un luogo privo di vita. Questo è lo scenario che si prospetta.

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