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''La presidente Colosimo ritiri la querela a Saverio Lodato'' 

Sui lavori della Commissione parlamentare antimafia sulle stragi degli anni Novanta è in corso un condizionamento evidente. Lo ha dimostrato in maniera chiara l'inchiesta di Report che nei giorni scorsi ha svelato le operazioni condotte dall'ex generale del Ros Mario Mori il quale, intercettato dalla Procura di Firenze, sostiene persino di avere la Commissione antimafia nelle proprie mani.
Il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, intervistato da Il Fatto Quotidiano, proprio per il ruolo che riveste e nella possibilità di indagini in corso, non entra nel merito delle parole di Mori. 
Tuttavia, alla domanda se ha avuto l’impressione che il lavoro della Commissione sia condizionato si esprime in maniera chiara e diretta: "Non è una impressione, ma una precisa convinzione basata sui fatti. Rispetto alla stagione delle stragi 1992-1994, la Commissione sta considerando esclusivamente quella di via D’Amelio, limitandosi ad approfondire un’unica pista, il cosiddetto dossier Mafia e Appalti. Siamo in presenza, nella migliore delle ipotesi, di un grave errore di metodo. Per completare il percorso di verità, anche sulla strage di via D’Amelio, si deve capire quale sia stato il filo unico che lega tutte le stragi. La Commissione sta perdendo l’occasione che aveva per contribuire a ultimare quel quadro che è emerso in 30 anni di indagini, processi e anche inchieste delle commissioni che hanno preceduto questa". 
Secondo il magistrato "non si può capire via D’Amelio se non si capisce quello che è accaduto prima a Capaci e quello che successivamente ha caratterizzato la strategia stragista del ’93-’94. Non si può far finta di ignorare quello che è emerso nei processi siciliani e fiorentini sulla probabile partecipazione alle stragi di soggetti esterni a Cosa Nostra e sulla sussistenza di possibili moventi di natura politico-istituzionale". 
Di Matteo evidenzia che gli elementi emersi nei processi, da quello sulla trattativa Stato-mafia fino a quelli di Caltanissetta e Firenze, non sono mai stati messi in discussione. Neanche dalla sentenza di Cassazione che ha assolto gli ex ufficiali dell'arma. "Pesano come un macigno - afferma - A partire dal fatto che subito dopo la strage di Capaci autorevoli esponenti delle istituzioni contattarono, tramite Vito Ciancimino, Totò Riina e gli chiesero cosa volesse per far cessare le stragi (Mori e De Donno, assolti, ndr). Per non parlare della valenza politico-terroristica degli attentati a Roma, Firenze e Milano. Su quei fatti non deve calare l’oblio e per questo le scelte a senso unico della Commissione sono pericolose". 
Rispetto al rapporto stretto tra l'ex colonnello Giuseppe De Donno e l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri"nessuna sorpresa", in quanto quelle dichiarazioni erano già emerse agli atti del processo sulla Trattativa Stato-mafia. 
Infine Di Matteo ha anche commentato le recenti scuse della Presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, per la famosa foto che la vede in compagnia "amichevole" con il terrorista nero Luigi Ciavardini. "Ne dobbiamo prendere atto, ma spero che alle parole seguano i fatti - dice il sostituto procuratore nazionale antimafia - La presidente Colosimo dovrebbe allora farsi portatrice in Commissione di un serio approfondimento di tutte le risultanze investigative emerse sulle stragi anche con riferimento alla cosiddetta 'pista nera'. Dovrebbe finalmente prendere in considerazione l’approfondita relazione con la quale il senatore Roberto Scarpinato indicò il percorso da seguire per cercare di colmare i tanti buchi nella ricostruzione dell’intero periodo stragista. E magari potrebbe ritirare la querela nei confronti del giornalista Saverio Lodato, che ha avuto il solo 'torto' di ricordare i pregressi rapporti della Colosimo con il terrorista Ciavardini". 

Foto © Paolo Bassani 

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