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Ma il referendum purtroppo è stato un flop

I giornali di regime fascisti con i loro direttori leccapiedi - genuflessi al potere come ai tempi di Mussolini -  hanno parlato poco, o nulla, della manifestazione organizzata giorni fa dalle opposizioni a Roma, partecipata da 300mila persone che hanno protestato contro il genocidio di Gaza. Un genocidio compiuto dall’assassino di bambini Benjamin Netanyahu e dal governo del “Terzo Reich” di Israele, come lo ha descritto il professore Luciano Canfora, che bombarda e tortura i palestinesi per sadico orgasmo (ormai la narrativa di una guerra contro Hamas ha perso ogni senso). Sul punto Canfora ha giustamente affermato che “lo Stato di Israele produce una politica di genocidio esattamente come il Terzo Reich”, aggiungendo che come quel regime, anche Israele viene “impunemente lasciato procedere”, godendo della copertura dei “giornali di regime”, intrisi di “impudicizia”. Condividiamo pienamente l’analisi dello storico. Come il Terzo Reich era infetto dal germe della supremazia, quella della razza ariana, anche Israele, per fortuna non tutto il suo popolo, è infetto da un germe altrettanto pericoloso, il germe sionista. 
Il governo Netanyahu, che è “epigone” del sionismo - o il suo figlio più puro, per citare l’ebreo antisionista Moni Ovadia - si considera superiore per razza e per espressione divina. Superiore rispetto a chi? Ai palestinesi ovviamente, o comunque ai milioni di non ebrei che abitano da sempre la Palestina. Il sionismo è quel movimento ideologico razzista e suprematista europeo che sfrutta e distorce l’ebraismo per i propri fini imperialisti. E con arroganza pretende di rappresentare gli ebrei del mondo. Concetti come “popolo eletto” o “una terra senza popolo (i palestinesi), per un popolo senza terra (gli ebrei)” sono alcuni dei capisaldi di questa ideologia. Considerandosi “popolo eletto” avente diritto “alla terra promessa” i sionisti si sentono legittimati - e lo rivendicano pure - a scacciare tutti gli altri, i non “eletti”, che quella terra (la Terra Santa) la abitavano e ancora la abitano. Una vera e propria dittatura messianica, che ricorda quella di Videla o di Adolf Hitler (entrambi parlavano di provvidenza e di ispirazione divina). La dittatura messianica è il peggior tipo di dittatura perché non agisce per convinzioni politiche, ma per convinzioni teologiche. Le stesse con cui questa si assolve e si autolegittima. Il paradosso, oltretutto, come ripete lo storico israeliano Ilan Pappè è che “la maggior parte dei sionisti non crede nell’esistenza di Dio, ma crede che abbia promesso loro la Palestina”. 


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Il mito del “superuomo”, e il mito della “terra promessa”, purtroppo, non sono così dissimili. E sottolineiamo “purtroppo” perché seppur Israele, per legge di Stato del 2018, è diventata patria nazionale del popolo ebraico (escludendo così il 20% di palestinesi che ci vivono), sappiamo benissimo che esiste una grandissima percentuale di ebrei di tutto il mondo che non si sente rappresentata da questo Stato-nazione e dai crimini che commette. Molti di questi sono sopravvissuti ai campi di sterminio tedeschi. L’ebraismo, ci spiegano Gabo Maté, Hajo Meyer o Israel Shahak (“i nazisti mi hanno fatto temere di essere ebreo e gli israeliani mi fanno vergognare di essere ebreo”), non ha nulla a che vedere con il sionismo. L’ebraismo è infatti una religione nobilissima, che da cristiano cattolico sento vicina in quanto noi cristiani siamo “fratelli minori” degli ebrei anche se questi non riconoscono il Messia Gesù Cristo. L’esistenza di gruppi ebrei ultraortodossi dichiaratamente antisionisti come Naturei Karta e Satmar, sono l’ennesima dimostrazione dell’inconciliabilità tra ebraismo e sionismo, del quale è alleato il wahhabismo rappresentato da sceicchi miliardari del Golfo che, pur non riconoscendosi con Israele sul piano teologico, fanno comunque affari con loro per schiacciare i palestinesi. Anche questa è una dura realtà. 
Dicevamo, perché giornali e televisioni non hanno parlato a sufficienza del corteo di M5S, Pd e Avs? Perché il nostro sistema di informazione, oggi, è un regime. I principali gruppi editoriali italiani sono sponsor del governo italiano e di Israele. 


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Eppure quando a governare era la DC, con all’opposizione socialisti e comunisti, questo servilismo non esisteva. O perlomeno non era così spudorato. Ai tempi c’era un’informazione che, nonostante i rispettivi  orientamenti politici di ciascun quotidiano, garantiva comunque agli italiani la possibilità di ascoltare l’una e l’altra campana. Il grande pubblico sapeva cosa accedeva perché l’informazione non era omologata. Ricordiamo, ad esempio, il funerale di Enrico Berlinguer, pianto in piazza da oltre un milione di persone (non solo del PCI), che fu trasmesso a reti unificate da tutte le televisioni. O la marcia contro l’installazione dei missili Cruise a Comiso, organizzata da Pio La Torre, alla quale era presente anche il sottoscritto, insieme ad altri cento mila. Anche in quell’occasione ne parlarono tutti i giornali, sia di governo (come Corriere della Sera, in mano ai piduisti, o come il Secolo XIX, in mano alla destra), che di opposizione. Eppure era noto che il governo appoggiava l’installazione di missili Cruise perché succube degli Stati Uniti. Dunque, è evidente che l’attuale stato di salute dell’informazione è peggiore di 40 anni fa. La marcia di Roma per Gaza avrebbe dovuto riempire pagine e pagine di tutti i quotidiani nazionali e avrebbe dovuto monopolizzare tutte le televisioni per giorni. Ma così non è stato. Il corteo è stato riportato in forma superficiale in alcuni casi e in forma fuorviante in altri. Questa è la prova che siamo sotto regime fascista, come dicevo. 
Fa il paio con l’assenza di approfondimenti nei vari palinsesti Rai sul referendum, a sua volta boicottato dalle forze di governo. Risultato? Il flop alle urne con il mancato raggiungimento del quorum (solo 30% di affluenze). Una grande occasione perduta per la democrazia, per i diritti di milioni di lavoratori e di richiedenti cittadinanza. Lo sconforto è tanto, ed è collettivo. Gli italiani - per fortuna non tutti - sono addormentati. Speriamo che questo sonno della ragione cessi perché la tentazione è volare all’estero, buttare il passaporto e restarci. 

Foto © Imagoeconomica

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