Presidente Mattarella, dia ascolto a un padre della patria
Appello al signor Presidente Sergio Mattarella.
Come ben sa, è appena uscita in libreria la ristampa di “Sandro Pertini, una certa idea di socialismo” (ed. Solferino) a cura di Marzio Breda e Stefano Caretti. Il libro ricostruisce il profilo umano e politico del presidente più amato dagli italiani e presenta, nel prologo, il potente discorso che Lei pronunciò a Savona nel 2016 in occasione del 120° compleanno dell’ex Capo di Stato. Un tributo di ringraziamento tanto toccante quanto puntuale in cui sottolineava il contributo determinante offerto da Pertini all’Italia, quando questa era attraversata dal vento soffocante del nazifascismo, da quello riformista della Costituente e infine dal vento eversivo degli “anni di piombo”. “Pertini è sempre rimasto un combattente per i valori iscritti nella sua coscienza”, disse ricordando le gesta eroiche del Pertini partigiano, che “non voleva dire parziale o fazioso”.
“Partigiano - spiegava nel 2016 - era la qualifica del vero patriota, di chi era disposto a rischiare più degli altri per la libertà di tutti, per l’uguaglianza dei diritti”. Parole sacrosante. Ma allora ci chiediamo: che ne è di quei principi partigiani oggi, Signor Presidente? Con un genocidio in corso dall’altra parte del Mediterraneo e con un’occupazione feroce ai danni di un popolo, quello palestinese, che resiste in virtù degli stessi ideali e degli stessi diritti per cui Sandro Pertini imbracciò il fucile a costo della vita, del carcere e dell’esilio. Mentre scrivo ho stampate nella mente quelle parole vibranti scandite da Pertini contro Israele nel lontano ’83 per il discorso di fine anno (clicca qui per vedere il video). L’anno precedente i falangisti maroniti libanesi, sotto la supervisione dell’esercito israeliano, entrarono nei campi profughi di Sabra e Shatila e massacrarono di notte intere famiglie di rifugiati palestinesi (si calcolano dalle 700 alle 3500 vittime). L’esercito, guidato da Ariel Sharon (che poi diventerà primo ministro), aveva il compito di assicurare l’incolumità dei civili palestinesi in quella fase in cui l’OLP si stava ritirando dal Libano durante la guerra civile. Dopo la tragedia Sandro Pertini in persona si recò sul posto per piangere i morti e in quel discorso di fine anno rilanciò la sua denuncia allo Stato di Israele, complice della strage. “Il responsabile di quel massacro orrendo è ancora al governo in Israele e quasi va baldanzoso di questo massacro fatto”, disse di Ariel Sharon.
“È un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando della società”. Quel massacro avvenuto col favore delle tenebre fu raccontato e condannato, con nomi e cognomi, a favore di telecamere a un’opinione pubblica che non godeva dei mezzi di comunicazione moderni. Dal Quirinale la sua “voce stentorea e inconfondibile”, come Lei definisce il modo di parlare di Pertini, entrò nelle case degli italiani. E ne scosse le coscienze. “Una volta furono gli Ebrei a conoscere la ‘diaspora’”, aggiunse ancora Pertini. “Vennero dispersi, cacciati dal Medio Oriente e dispersi per il mondo; adesso sono invece i Palestinesi. Ebbene io affermo ancora una volta - continuava il Presidente - che i Palestinesi hanno diritto sacrosanto a una patria ed a una terra come l’hanno avuta gli Israeliti”. Parole di un’attualità disarmante. Oggi, come 40 anni fa, i palestinesi non hanno una patria e continuano a subire le barbarie dello Stato di Israele, governato da un altrettanto “baldanzoso” Benjamin Netanyahu. Nel discorso che fece a Savona nel 2016, Lei parlò di “un Pertini scomodo, di un partigiano-presidente”. “Sincero”, ma anche “irruente”. “Integro” ma anche “umano”. E citò il suo appello al disarmo: “Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita”. Singolare che Lei, ora, sostenga il riarmo europeo che andrà a intaccare lo stato sociale. Ma veniamo al dunque.
Signor presidente Le scrivo queste righe per rivolgerLe un appello: imiti lo sforzo politico e morale del presidente Pertini. E’ evidente che il Suo elogio all’ex capo di Stato, purtroppo, è solo sulla carta. Dovrebbe invece emularlo nei fatti, facendo da pungolo a questo governo fascista e guerrafondaio amico di Israele. Emuli lo sforzo fatto da Sandro Pertini nel restituire credibilità alle istituzioni. Lui che riuscì nell'intento in quella fase storica concitata, caratterizzata dalla strategia della tensione. Noi cittadini saremo più che lieti che in modo deciso e trasparente, proprio come faceva Pertini, dica che Israele sta commettendo un genocidio. Perché o Pertini si sbagliava clamorosamente oppure il suo silenzio è colpevole. Noi pensiamo che il suo silenzio, invece, sia moderazione ma in questo momento drammatico, quasi irreale, la moderazione non aiuta. Occorre invece intervenire con fermezza, soprattutto chi ha potere politico, per chiedere che Israele fermi il genocidio e l’occupazione, anche minacciando sanzioni. Essere partigiani, ci insegnava Pertini e Antonio Gramsci prima di lui, significa "prendere parte". Se non darà ascolto a noi, speriamo possa almeno dare ascolto al nostro amato Presidente.
Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila
Guarda il discorso di fine anno del 31 dicembre 1983 del Presidente Sandro Pertini in diretta TV sulla RAI : clicca qui!
Immagine di copertina: video-frame del discorso di fine anno 1981 ottimizzato con ausilio di AI
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