"Mafia, la guerra che lo Stato non ha saputo vincere"
Era il 16 settembre 1990 quando Giovanni Falcone intervenne in occasione della presentazione del libro “Dieci anni di mafia. La guerra che lo Stato non ha saputo vincere” (edito dalla Rizzoli), scritto dal giornalista Saverio Lodato, che si tenne a Modena in occasione della Festa dell'Unità.
Quel suo intervento, che oggi proponiamo ancora una volta ai nostri lettori a trentatré anni dalla strage di Capaci, risuona con forza.
Perché il magistrato, parlando di quel preciso momento storico, metteva in evidenza l'immagine di uno Stato che non sosteneva il lavoro di chi era in prima linea contro la mafia.
“Si muore quando un dito indice, che proviene dall'interno delle Istituzioni, ti offre alla vendetta mafiosa e ciò avviene non soltanto se tu fai un passo avanti ma se quelli che restano accanto fanno un passo indietro", diceva Falcone. E poi aggiungeva ricordando il sanguinario attacco delle mafie contro poliziotti, magistrati e giudici avvenuto negli anni '70 e '80: "Non è un caso se tutte le uccisioni si sono realizzate esclusivamente nei confronti delle persone che erano particolarmente esposte e lo erano non soltanto per la loro specifica attività, ma perché di fronte al loro particolare impegno c'è stata l'inerzia, l'ignavia e il disinteresse di tanti altri che avrebbero dovuto fare e che invece non hanno fatto”.
Parlando del libro, che nel tempo è stato ripubblicato fino a raccontare Cinquant'anni di mafia (riedito dalla Bur-Rizzoli e giunto alla sua quinta ristampa), Falcone diceva: "Un fatto mi sembra importante, che questo libro sia riuscito a dare un filo conduttore a tutta una serie di avvenimenti che si sono svolti in un arco di tempo non indifferente, cioè dieci anni, e soprattutto in un periodo in cui si sono verificati i fatti più significativi della repressione statuale rispetto al fenomeno mafioso (...) Io credo che la caratteristica di questo libro è che sia riuscito finalmente a dare una visione unitaria di queste vicende”. Parole che sono uno schiaffo alla politica di oggi ed alla Commissione parlamentare antimafia. Basti pensare che, contrariamente a quella necessità ravvisata al tempo da Falcone, per ricostruire la verità dietro le stragi degli anni Novanta oggi non si cerca la "visione unitaria", ma si parcellizzano i fatti. Giovanni Falcone credeva fermamente, con ottimismo, che la mafia, in quanto fatto umano, ha avuto un principio e, prima o poi, avrà anche una fine. Accadrà un giorno. Intanto, anche se sono morti capimafia storici (da ultimo proprio Matteo Messina Denaro), bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. Come disse Lodato proprio in quella prima presentazione del libro a Modena del 1990, ci sono "storie che si ripetono" e guardando alla guerra alla mafia, per ora, "lo Stato sicuramente la guerra non l'ha vinta" e resta più di un sospetto che "non l'abbia voluta combattere".
In foto: Saverio Lodato e Giovanni Falcone © Original Salvatore Alagna
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