Il Coordinamento Nazionale delle Associazioni e familiari di vittime delle stragi esprime solidarietà al giornalista
Un'azione dal "sapore intimidatorio volto a dissuadere qualsiasi presa di posizione di critica o dissenso di cui, altri, a vario titolo, possano farsi autori e che possano fare emergere scomode evidenze". E' così che il Coordinamento Nazionale delle Associazioni e familiari di vittime delle stragi definisce la querela per diffamazione che Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Antimafia, ha avanzato contro il giornalista Saverio Lodato.
Il fatto era stato reso pubblico dallo stesso Lodato durante la presentazione a Palermo del suo libro “Cinquant'anni di mafia”.
"Una quindicina di giorni fa - spiegava - io ho avuto la notifica per una denuncia, per una querela per diffamazione dalla Procura di Roma e, dopo un’attività complicata sostenuta dal mio avvocato, che per l’appunto è l’avvocato Li Gotti, siamo riusciti a scoprire che chi querela è la Colosimo e mi querela, badate bene, per una trasmissione di Otto e Mezzo del 23 ottobre dove io non ho fatto altro che ricordare questi dati di fatto. Vale a dire: c’è una fotografia della Colosimo insieme a Ciavardini, condannato all’ergastolo per le stragi. Un secondo dato di fatto: Roberto Scarpinato ha presentato un dossier di oltre 50 pagine sulle eversioni nere e questo documento è stato letteralmente ignorato e cestinato dalla Presidente della Commissione Antimafia. Terzo: che la stessa Presidente della Commissione Antimafia si è distinta, non contenta di quello che stava accadendo, per avere presentato una richiesta scritta al Senato sollevando la questione dell’incompatibilità”.
Sentito dal pm a Roma lo scorso 19 marzo Lodato, dopo aver appreso i contenuti della querela aveva annunciato di aver dato mandato al proprio legale, Luigi Li Gotti, di valutare la possibilità di presentare denuncia per calunnia nei confronti di Chiara Colosimo.
Parole di solidarietà
Nel frattempo non era mancata la solidarietà dell'Fnsi con la sua segretaria generale, Alessandra Costante e l'Associazione Siciliana della Stampa.
Adesso ad esprimere la propria opinione c'è anche il Coordinamento Nazionale delle Associazioni e familiari di vittime delle stragi che al proprio interno raccoglie figure come Paolo Bolognesi (Presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna); Salvatore Borsellino (Presidente Movimento Agende Rosse e fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di Via D’Amelio); Daniele Gabrielli (Vicepresidente Associazione tra i Familiari delle Vittime della strage di Via dei Georgofili); Federico Sinicato (Presidente Associazione Familiari Vittime della strage di Piazza Fontana); Manlio Milani (Presidente Associazione Familiari Vittime della strage di Piazza della Loggia); Rosaria Manzo (Presidente Associazione Familiari Vittime della strage del Rapido 904); Franco Sirotti (Fratello di Silver Sirotti, vittima della strage del Treno Italicus); ed altri familiari vittime di mafia come Nunzia e Flora Agostino, Brizio e Donata Montinaro, Paola Caccia, Giuseppa e Tommaso Catalano, Stefano Mormile, Angela e Gianluca Manca, Roberta Gatani, Nino Morana e Luana Ilardo.
E caso vuole che ciò avviene nello stesso giorno in cui viene diffuso il report annuale sulla libertà di stampa di "Reporters sans frontières" (l'Italia è scesa di ben tre posti, dal 46esimo al 49esimo) in cui si afferma che la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata non solo dalle organizzazioni mafiose, ma anche dal “tentativo della classe politica di ostacolare la libera informazione in materia giudiziaria attraverso una 'legge bavaglio' - quella che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, ndr – che si aggiunge alla prassi di azioni legali intentate per intimidire, imbavagliare o punire coloro che cercano di partecipare e di esprimersi su questioni di interesse pubblico”.
Saverio Lodato © Paolo Bassani
La nota del Coordinamento
Nella nota i familiari puntano il dito ancora una volta contro la Presidente della Commissione antimafia: “Già prima che si costituisse il Coordinamento, molte Associazioni si erano espresse contro la sua nomina ritenendola quantomeno inopportuna per i documentati rapporti della Parlamentare di Fratelli d’Italia con reduci dell’eversione nera come Luigi Ciavardini. Di solito le querele scaturiscono da illazioni, affermazioni preconcette con carattere diffamatorio o fake news di vario genere e natura che nell’ indignare, legittimano i destinatari a avviare azioni legali nei confronti dei presunti autori responsabili di dette esternazioni”.
“Il mondo - scrivono - sembra essere cambiato, alla rovescia, nel momento in cui, come nel caso della Colosimo, il querelante pretende di potersi ritenere offeso quando, sul proprio conto, si evidenziano verità scomode forse, ma pur sempre verità. Nel caso in specie, Saverio Lodato si è infatti limitato, nel corso della trasmissione televisiva 'Otto e mezzo', a ricordare la foto nella quale la Presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo viene ritratta insieme al terrorista Luigi Ciavardini, già appartenente ai NAR e condannato in via definitiva a trentanni per la strage di Bologna del 2 Agosto 1980 e per gli omicidi del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato. La diffamazione sarebbe motivata dal fatto di essere stata definita (deducendolo dall’atteggiamento mantenuto in foto) amica dello stesso Ciavardini”.
Quindi aggiungono: “L’atteggiamento proditorio mantenuto nei confronti del giornalista Lodato da parte della Presidente Colosimo, nella temerarietà della lite avviata, fa assumere alla querela un sapore intimidatorio volto a dissuadere qualsiasi presa di posizione di critica o dissenso di cui, altri, a vario titolo, possano farsi autori e che possano fare emergere scomode evidenze”.
© Imagoeconomica
E poi ancora: “Alla luce del quadro ora descritto, la solidarietà non può che unirsi alla forte preoccupazione, per i motivi suddetti nonché per l’impostazione data ai lavori di detta commissione dalla Presidente Colosimo che, non solo tralascia piste di indagini importanti, vanificando il lavoro della Commissione della scorsa legislatura, ma lascia spazio a audizioni, con “finalità consulenziale”, di soggetti ancora indagati per vicende di mafia, minando fortemente l’autorevolezza, imparzialità e autonomia della Commissione”.
Ed infine concludono: “Come Coordinamento Nazionale i cui componenti, proprio tra le pieghe di comportamenti di questo genere, hanno visto troppo spesso allontanarsi e dissolversi le risposte di giustizia e verità sulle stragi, vista la delicatezza delle funzioni delle Commissioni parlamentari tra le quali spicca quella di controllo sull’attività di governo, chiediamo, agli organi parlamentari preposti, di potere rivalutare la composizione della menzionata commissione antimafia per restituirle fiducia e credibilità agli occhi dei cittadini".
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