di Giorgio Bongiovanni e Francesco Ciotti
Giornata di alta tensione allo Studio Ovale della Casa Bianca, dove si è probabilmente consumato il più grande oltraggio pubblico nella storia delle diplomazie occidentali. In verità, un colpo mortale inferto alla politica guerrafondaia del pagliaccio ucraino.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky era stato accolto al suo ingresso dall'omologo statunitense Donald Trump che non si era già risparmiato in commenti maliziosi. “Si è vestito bene", ha detto salutando il suo interlocutore che invece del consueto stile militare ha sfoggiato un’inusuale uniforme nera, recante inciso lo stemma delle forze armate ucraine.
Sul tavolo c’era l’accordo sulle cosiddette “terre rare” che il presidente degli Stati Uniti intende ottenere come compensazione per gli aiuti militari ed economici garantiti a Kiev dall’inizio dell’invasione russa. Appariva come un incontro per formalizzare una nuova intesa già programmata.
Il leader ucraino era atterrato a Washington, speranzoso di far valere la sua posizione nei confronti dell’omologo statunitense. “È dalla nostra parte”, ha detto con sicurezza ai giornalisti prima del bilaterale alla Casa Bianca con il presidente Usa.
Raggiunto lo studio ovale, circondato da una moltitudine di emittenti televisive pronte ad interrogare i due capi di Stato, il clima si è fatto subito acceso.
Già prima del bilaterale, Trump aveva premesso che l'Ucraina avrebbe dovuto accettare compromessi per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e la pace con la Russia. Un’ipotesi inaccettabile per il leader ucraino che ha subito tentato di percorrere la “via emotiva”, mostrando al tycoon una serie di fotografie ritraenti vittime civili nel Paese. "Anche in guerra ci sono delle regole, ma queste persone non hanno alcuna regola", ha detto, riferendosi alle forze russe.
"Questa è una situazione pericolosa che potrebbe portare a una Terza Guerra Mondiale, e stava andando nella direzione sbagliata prima della mia elezione”, ha detto Trump, spiegando che “se non avessimo vinto” il conflitto mondiale sarebbe divenuto realtà.
Ma Zelensky ha rincarato la dose, dicendosi contrario ad un cessate il fuoco di pacificazione: “Putin è un killer, non voglio compromessi”, ha detto, incalzando l’omologo statunitense con le sue richieste.
“È cruciale che Washington garantisca la sicurezza in Ucraina”, ha proseguito, riferendosi a un rinnovo dell’impegno militare garantito negli ultimi tre anni dall’amministrazione Biden. "Tutti parlano di sicurezza. Io dico: prima facciamo un accordo", ha risposto Trump. Ed ecco che il clima si fa infuocato.
Putin ha invaso “gran parte dell’Ucraina nel 2014 e nessuno lo ha fermato… Nel 2019 ho firmato l’accordo di cessate il fuoco con Macron e Merkel. Ma dopo Putin ha infranto il cessate il fuoco. Di che tipo di diplomazia parli?”, ha affermato Zelensky stizzito, ma subito ripreso duramente dal vicepresidente J.D. Vance, che lo ha pietrificato all’istante.
“Signor Presidente, con tutto il rispetto, penso che sia irrispettoso da parte sua entrare nello Studio Ovale per cercare di discutere questa questione davanti ai media americani", ha detto Vance, con tutti i riflettori dei media puntati. "In questo momento, state mandando i coscritti in prima linea con la forza perché avete problemi di effettivi. Dovreste ringraziare il presidente per aver sollevato questa questione (del cessate il fuoco) in questo paese", ha proseguito.
A questo proposito è doveroso ricordare che lo stesso capo dei servizi segreti ucraini, Kyrylo Budanov, aveva annunciato “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese”, se i combattimenti fossero proseguiti fino all’estate. L’ex comico ucraino sembra dimenticare, inoltre, le sue precedenti dichiarazioni rilasciate durante gli accordi di Istanbul che stavano per porre fine ad un’ecatombe senza fine, già un mese dopo l’inizio delle ostilità. "Lo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina siamo pronti ad accettarlo: se ricordo bene, la Russia ha iniziato la guerra per ottenere questo", affermò il 28 marzo 2022, aggiungendo però che "è impossibile portare la Russia a ritirarsi da tutti i territori occupati: questo porterebbe alla Terza guerra mondiale". Parole sue, pronunciate poco prima che l’allora primo ministro inglese, Boris Johnson, volasse a Kiev, riportando il presidente pacifista a più miti propositi.
"Sei mai stato in Ucraina che dici quali problemi abbiamo?", ha ribattuto il presidente ucraino a Vance.
"In realtà ho visto e ascoltato le storie e so che ciò che succede è che porti le persone, in un tour di propaganda", lo ha incalzato il n° 2 della presidenza Usa. "Non sei d'accordo sul fatto che tu abbia avuto problemi a portare le persone nei tuoi militari? E pensi che sia rispettoso venire all'ufficio ovale degli Stati Uniti d'America e attaccare l'amministrazione che sta cercando di prevenire la distruzione del tuo paese?". Zelensky si è chiuso a mani giunte impietrito, ma non ha accennato a mollare.
Volodymyr Zelensky © Imagoeconomica
"Tutti hanno problemi, anche tu", ha proseguito, sostenendo che gli Stati Uniti avrebbero “sentito la guerra in futuro".
Trump lo interrompe alzando i toni. "Non dirci cosa proveremo. Stiamo cercando di risolvere un problema. Non dirci cosa proveremo… Non siete in una buona posizione. Vi siete messi in una posizione molto difficile".
Il miliardario newyorchese ha poi aggiunto: "Non avete le carte giuste al momento. Con noi, iniziate ad averle". A quel punto Zelensky ha replicato: "Io non sto giocando a carte".
"Sì, invece, state giocando a carte" ha risposto Trump. "State giocando d’azzardo con la vita di milioni di persone. State giocando d’azzardo con la Terza Guerra Mondiale. E quello che state facendo è molto irrispettoso nei confronti di questo paese".
Era stato lo stesso consigliere del capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, a dichiarare giorni fa che Kiev vorrebbe provocare un conflitto militare diretto tra Stati Uniti e Russia. “Ciò sarà vantaggioso per l'Ucraina”, aveva osservato il funzionario.
L’ultimo umiliante fendente è arrivato da Vance che ha chiesto a Zelensky se avesse "ringraziato almeno una volta durante l’intero incontro", per tutto il supporto fornito dagli Stati Uniti. L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, nel frattempo si è coperta il volto per la disperazione. È l’oltraggio pubblico più pesante che il principale sponsor della guerra ad oltranza contro Mosca potesse ricevere.
L’incontro si è dunque chiuso bruscamente dopo 20 minuti. “Torni quando è pronto per la pace”, ha scritto Trump sul social network X, lasciando ipotizzare quello che poi Fox News avrebbe confermato di lì a poco. Il tycoon ha chiesto a Zelensky di lasciare la Casa Bianca, annullando una conferenza stampa precedentemente programmata.
Si tratta, di fatto, della completa rottura delle relazioni diplomatiche con l’attuale leadership ucraina, ormai alle corde e posta con la forza al fatto compiuto del compromesso e della necessità di una pacificazione con la Russia. Nessuno simpatizza per Donald Trump, ma in questo caso ha dato una lezione di politica estera al pagliaccio Zelensky che vuole ad ogni costo la Terza Guerra Mondiale. Ci saranno poteri forti dietro di lui, sicuramente, ma questa politica è quella che può evitare la catastrofe.
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