L'intervista esclusiva al sostituto procuratore nazionale antimafia (Terza parte)
Nella terza e ultima parte dell’intervista rilasciata da Nino Di Matteo al nostro giornale, il magistrato palermitano prende una netta e coraggiosa posizione a difesa del popolo palestinese, che, a suo avviso, è vittima di un genocidio da parte dello Stato di Israele. “Da cittadino, e mi consenta anche di usare l’espressione da credente, io mi vergogno dell’atteggiamento, delle decisioni e delle scelte dell’Occidente rispetto a quello che, secondo me, tecnicamente è il genocidio della popolazione palestinese”, sono le parole durissime del magistrato. “Da cittadino - ribadisce - mi vergogno dell’indifferenza dell’Occidente rispetto a uno sterminio generalizzato di donne, bambini e uomini che non c’entrano nulla con l’azione terroristica compiuta nei confronti di Israele il 7 ottobre dell’anno scorso”. “L’idea di non prendere posizione, anzi di sostenere in ogni caso e senza alcun limite le scelte delle superpotenze occidentali, da cittadino italiano, mi imbarazza”. E ancora: “Mi imbarazza il fatto che l’industria delle armi italiana continui a foraggiare moltissime delle guerre in corso nel mondo”. Su questo punto, Di Matteo ha ricordato l'art. 11 della Costituzione, che afferma che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. “Se, da cittadino e anche da giurista, dovessi interpretare l’art. 11 della Costituzione, trovo imbarazzante il sostegno armato in relazione a tanti scenari di guerra che caratterizzano quest’epoca così preoccupante”. Nel corso di quest’ultima parte dell’intervista, Nino Di Matteo si è poi soffermato su alcuni momenti particolari vissuti negli ultimi anni: l’esperienza al Consiglio superiore della magistratura, la ricezione dei verbali di Amara che calunniavano il collega Sebastiano Ardita, e la mancata nomina a capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
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