di Giorgio Bongiovanni
Lo Stato italiano, che già vede l'espressione di un governo fascista ed amico di mafiosi e corrotti, per non smentire se stesso, mostra il suo lato peggiore con il ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha emesso un francobollo commemorativo, con tanto di bandiere dell'Italia e dell'Europa sullo sfondo, del noto pregiudicato Silvio Berlusconi, deceduto un anno fa.
Avrà un valore, secondo quanto comunicato da Poste italiane, pari a 1,25 euro, con una tiratura di 530.010 esemplari.
"Un uomo di Stato, quattro volte Presidente del Consiglio dei Ministri" scrive il sito delle poste.
Peccato che Silvio Berlusconi è stato tutt'altro che un uomo di Stato.
E' stato un pregiudicato, condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale, salvato da numerose leggi ad personam e prescrizioni in altri processi e, lo ripetiamo ancora una volta, fino al giorno della morte indagato dalla Procura di Firenze, assieme a Marcello Dell'Utri (già condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa), come mandante esterno delle stragi del 1993.
Non solo.
Salvatore "Totò" Riina
E' scritto nelle sentenze che Silvio Berlusconi pagava la mafia. Un patto, quello stretto con Cosa nostra, grazie al fidatissimo amico, Marcello Dell'Utri, un uomo della mafia e fondatore del partito Forza Italia.
Nella sentenza definitiva che condanna quest'ultimo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa si legge in maniera chiara che dal 1974 al 1992, l’ex senatore di Forza Italia è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. In un altro passaggio, che in pochi ricordano, si legge che “la sistematicità nell'erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell'Utri a Cinà (Gaetano Cinà, boss mafioso, ndr) sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all'accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”.
E' stato dimostrato che Berlusconi, negli anni Settanta, si incontrò con i boss Stefano Bontade, Gaetano Cinà e Mimmo Teresi, così come riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare, oggi deceduto).
Bernardo "Binnu 'u Tratturi" Provenzano
Ed è altrettanto risaputo che assunse come "stalliere" ad Arcore Vittorio Mangano, capomandamento di Porta Nuova.
Con un francobollo si rende onore a chi ci ha reso ridicoli agli occhi del mondo tra “Bunga bunga”, “Papi girl” e mozioni come quella su “Ruby nipote di Mubarak”.
Una figura che ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità.
Un iscritto alla loggia massonica segreta P2 del Maestro Venerabile Licio Gelli (anche egli condannato per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano e per depistaggio delle indagini della strage di Bologna del 1980) che nel suo Piano di rinascita democratica aveva pianificato una strategia di conquista dall’interno della politica, della magistratura, dell’informazione.
Da sinistra: Giovanni Falcone, Rosario Livatino e Paolo Borsellino
Da oggi, dunque, è disponibile il francobollo in suo onore.
Questo è lo Stato italiano. Passiamo dal dedicare francobolli a uomini simbolo e martiri come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il giudice Rosario Livatino, e così via, agli uomini del disonore. Nemmeno in Colombia, patria del narcotraffico e di ministri corrotti, si sognerebbero di dedicare un francobollo al Re del narcotraffico ed ex senatore Pablo Escobar. In Italia accade anche questo.
Uno scempio di Stato, sì. O forse dovremmo dire di Stato-mafia.
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