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Nel film di Alex Garland lo specchio di un Mondo vicino al baratro

In questi giorni ho avuto modo di vedere il film "Civil War", scritto e diretto da Alex Garland, regista noto per i suoi film provocatori e intensi come "Ex Machina" e "Annihilation".

Tutto si svolge in un futuro distopico dove gli Stati Uniti sono dilaniati da una guerra civile devastante.

La narrazione segue diversi personaggi le cui vite si intrecciano in questo scenario di violenza inaudita e disperazione, offrendo uno sguardo crudo e realistico sulla brutalità del conflitto.

E' proprio la rappresentazione esplicita e spesso disturbante della violenza uno degli aspetti più distintivi e controversi di "Civil War".

L'umanità, la preservazione della vita e della natura hanno abbandonato l'essere umano. Ed i reporter che cercano di raccontare quel che accade, ed i motivi che hanno portato a questo scontro, non trovano delle vere risposte.

"Qualcuno ci spara, e noi spariamo loro" dice uno dei personaggi intervistati nel racconto.

Garland non si risparmia nel mostrare gli orrori della guerra: le sparatorie sono frequenti e spietate, con un uso delle armi che rasenta l'ossessivo. Ogni scena d'azione è coreografata con un realismo scioccante, facendo sentire allo spettatore il peso di ogni colpo sparato e di ogni vita perduta.

Vedi civili che si ammazzano, montagne di corpi lasciate in fosse comuni, città come New York, Chicago, Washington, D.C. che bruciano.

Non è dato sapere chi sostiene i ribelli. A difendere il Presidente degli Stati Uniti d'America, stupido e debole, non c'è più un vero esercito, ma solo una parvenza di Servizi segreti.

Le performance degli attori sono intense e convincenti. Il cast, composto da talenti emergenti e veterani, riesce a trasmettere l'orrore e la disperazione di vivere in un mondo in cui la guerra è diventata una realtà quotidiana.

Le interpretazioni sono supportate da una regia attenta ai dettagli e da una fotografia che cattura in modo efficace l'atmosfera cupa e desolante del film.

Forse, però, i veri protagonisti non sono gli attori, ma le armi.

Ovunque si vedono bossoli, carri armati, aerei, munizioni di vario genere, tute mimetiche, mitragliatori che sparano a ripetizione dando forma ad una carneficina inaudita che supera di gran lunga i tempi del Far West, dove non c'erano regole.

Tutti hanno un'arma. Uomini, donne, bambini, anziani, a momenti anche gli animali domestici.

Non ci sono molte opzioni. O il regista è un folle, e Hollywood si è decisa ad investire nella violenza gratuita pubblicizzando il mercato delle armi, oppure dietro a questa pellicola c'è un messaggio.

E noi crediamo che sia così.

L'uso spropositato delle armi non è solo un espediente narrativo, ma una critica implicita alla cultura della violenza e alla facilità con cui si ricorre alle armi nei conflitti. Garland sembra voler porre una domanda scomoda: cosa succede quando la violenza diventa la norma e le armi sono l'unico mezzo di risoluzione dei conflitti? La risposta è inquietante e lascia un senso di profonda angoscia.

La pellicola mette in discussione la giustificazione della violenza come mezzo per raggiungere la pace, proponendo invece una visione critica e pessimistica della società contemporanea.

Perché se guardiamo all'attualità sono molti i parallelismi con il film, in cui il fratello uccide il fratello. Basti vedere quel che accade oggi in Ucraina e a Gaza.

La follia dei potenti del Mondo rischia davvero di trascinarci sul baratro di un conflitto mondiale. Non è un film. E' la realtà quotidiana.

Le spese militari nel mondo superano da tempo la soglia stratosferica di 2 mila miliardi di dollari.

Nel 2023 la pagina del sito web del Dipartimento del Tesoro americano ha divulgato la notizia che il debito nazionale lordo degli Stati Uniti ha superato i 32 mila miliardi di dollari. E solo la firma del Presidente Joe Biden sulla legge che ha sospeso il tetto del debito fino al primo gennaio 2025 ha scongiurato fallimento economico americano.

Cosa potrebbe accadere se gli Usa andassero in "default"?

Forse le scene di illogica crudeltà e violenza viste nel film non sarebbero così lontane.

E se ciò dovesse accadere significherebbe davvero che l'Apocalisse è vicina. L'umanità avrebbe perso ogni speranza. Ed ai credenti non resterebbe altro che pregare l'onnipotente signore Dio per fermare questa follia umana irreversibile.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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