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di Giorgio Bongiovanni

Come un somaro matto la nostra patria sta andando sempre di più verso il baratro. Una corsa folle resa evidente dai fatti più recenti, dentro e fuori i palazzi del potere.
Lo denunciamo con forza.
Indecenti sono state le scene viste alla Camera con un deputato che viene aggredito con spintoni, calci e pugni solo perché voleva consegnare una bandiera dell'Italia a un leghista convinto come il ministro Calderoli.
Un episodio che dal Governo vorrebbero minimizzare come “dei disordini alla Camera”, anziché chiamarlo per ciò che era: un atto squadrista.
Inquietante è il ritorno a quelle terribili ideologie, fasciste e naziste, partorite dalle menti malate di Adolf Hitler e Benito Mussolini, che portarono alla morte oltre 50 milioni di persone durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'inchiesta di Fanpage, "Gioventù meloniana", ha mostrato ciò che viene seminato all'interno del movimento giovanile in cui Fratelli d'Italia (partito di maggioranza del Paese che alle europee ha ottenuto il 28,8%) pesca i "volti del futuro".
Un documento in cui si mostra in maniera chiara come richiami al Duce, saluti gladiatori e “Sieg Heil” pronunciati siano tutto fuorché episodi.
Esponenti di destra e della Lega in questi mesi hanno più volte inneggiato alla “X Mas”, altrimenti detta “Decima”, un corpo militare al fianco dei nazisti, agli ordini prima di Mussolini e poi del comandante golpista Junio Valerio Borghese.
Una vera e propria propaganda messa in atto in maniera sistemica e coordinata che mira a riscrivere la storia e normalizzare ciò che normale non è.
Del resto cosa ci si poteva aspettare da questo governo fascista ed amico dei mafiosi?
Lo abbiamo detto sin dall'assegnazione dell'incarico di governo a Giorgia Meloni.
Tutti sanno che al Senato, come Presidente, c'è un “picchiatore fascista” come Ignazio La Russa.





Ad oggi non si è espresso sull'inchiesta di Fanpage, ma non fatichiamo a credere che provi orgoglio.
Basta ricordare la sua carriera, iniziata all'interno del Fronte della Gioventù.
Da Segretario regionale andava insieme ai suoi camerati fuori dalle scuole e nelle piazze milanesi armati di catene e coltelli.
Ci sono delle immagini, risalenti all'aprile 1973, in cui viene ritratto durante la manifestazione indetta dal Movimento sociale “contro la violenza rossa”, nonostante il divieto della Prefettura. In quell'occasione furono lanciate due bombe a mano Srcm che uccisero il poliziotto Antonio Marino di 22 anni. La Russa fu indicato come uno dei responsabili morali dei lanci di bombe.
Ma i politicanti di oggi, nella loro arroganza, non sanno neanche cosa sia la responsabilità morale.
La Russa, che conserva a casa il busto del Duce tramandatogli dal padre, nel suo incarico di seconda carica dello Stato ha persino negato che la Costituzione sia antifascista.
In spregio ai valori espressi nella Carta si continuano a proporre riforme assurde, come quelle sulla giustizia.
Uno Stato come il nostro, che sulla propria pelle ha subito stragi e delitti, dovrebbe mettere la lotta alla mafia al primo punto della propria agenda politica.
Ciò non avviene nonostante sia sempre più evidente che la criminalità organizzata metta a rischio la stessa tenuta democratica della nostra nazione ed è diventata una potenza economica tale da essere la prima azienda d'Italia, di cui non possiamo fare a meno.
Dopo gli interventi sull'abolizione dell'abuso d'ufficio, l'introduzione di nuovi vincoli per le intercettazioni telefoniche e le restrizioni sulle possibilità da parte della stampa di pubblicare informazioni sulle indagini in corso, il nuovo passo è quello di controllare il più possibile la magistratura (vedi la separazione delle carriere), ultimo baluardo a difesa della Costituzione.
Questo è il primo passo il quale, nella testa del ministro della Giustizia Nordio, dovrà essere seguito dall'eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale, introducendo criteri di discrezionalità o di priorità nell'esercizio dell'azione penale.
Tutte logiche che erano inserite nei piani della P2 di Licio Gelli, abbondantemente riprese da Bettino Craxi, prima, e Silvio Berlusconi, poi.
E' passato un anno dalla morte dell'ex Cavaliere di Arcore. Ma Berlusconi, ed il berlusconismo, è ancora oggi ben presente, non solo per i cartelloni pubblicitari per le elezioni.
L'opera di beatificazione e di revisionismo nei suoi riguardi, tra speciali tv, serie e memorie in Parlamento dei suoi fedelissimi, viene condotta in maniera sistemica.
Ma noi non dimentichiamo che è stato un pregiudicato, condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale (pena scontata) nonché “puttaniere” e amico dei mafiosi.
Né dimentichiamo i numerosi scandali (“Bunga bunga”, “Papi girl” e affini) o che per anni ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità.


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Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi © Imagoeconomica


Oggi i suoi “successori” fanno lo stesso proponendo, spesso per interessi personali, leggi ingiuste ed incostituzionali.
La sua creatura, Forza Italia, ha un peso di rilievo nella squadra di Governo e noi non dimentichiamo che si tratta di un partito fondato da un uomo della mafia come Marcello Dell'Utri (condannato definitivo a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa).
Marcello Dell'Utri oggi viene dipinto come un martire, nonostante sia indagato a Firenze per strage. Ed ugualmente martiri vengono ritenuti i vari Nicola Cosentino o Antonino D'Alì, anch'essi ex Forza Italia condannati per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dopo aver avuto disonorevoli Presidenti del Consiglio, disonorevoli ministri, disonorevoli sottosegretari, deputati e senatori assistiamo al decadimento di un Paese che viene svenduto, vilipeso e reso schiavo degli Stati Uniti d'America con fascisti guerrafondai che continuano a vendere armi e soffiare sul fuoco di un prossimo conflitto mondiale.
Di fronte a tutto ciò chiediamo a gran voce un intervento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che da familiare vittima di mafia dovrebbe farsi sentire.
Così come il popolo.
Alle ultime elezioni oltre il 50% degli italiani non è andato a votare perché non si riconosce in questi partiti. La speranza è che possa nascere un nuovo movimento politico, antifascista, antimafioso, che sappia guardare soprattutto ai giovani, che rappresentano il futuro, ma anche il presente.
Un movimento che scenda in piazza. Che sappia trovare il sostegno e la partecipazione di forze sindacali, della vera antimafia, di intellettuali, liberi pensatori, uomini e donne che abbiano davvero a cuore i principi della Costituzione.
Come recitava Luigi Lo Cascio nel ruolo di Peppino Impastato nel celebre film “I Centopassi”: “Noi ci dobbiamo ribellare prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente".
Per iniziare, finalmente, una nuova Resistenza popolare.
“Resistere! Resistere! Resistere!” diceva il compianto Procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli. E noi lo ripetiamo con lui.

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