di Giorgio Bongiovanni
Quando gli elenchi si fanno devono essere completi, oppure è meglio rinunciare. A questa conclusione arriviamo dopo aver letto questa mattina un articolo su Il Foglio: "L'antimafia politicante", a firma di Riccardo Lo Verso.
Un pezzo in cui si rispolvera, sino allo sfinimento, l'argomento dei "professionisti dell'antimafia" che, a suo dire, per ambizione e tornaconto cercano un "treno per Bruxelles" candidandosi alle prossime europee. E Riccardo Lo Verso tira giù un elenco di nomi da Leoluca Orlando a Sergio De Caprio (anche noto come capitano Ultimo), da Sonia Alfano a Piera Aiello, da Giuseppe Antoci a Caterina Chinnici.
Condivisibili o meno che siano le posizioni espresse su ogni singolo nome, siamo rimasti letteralmen te esterrefatti di fronte ad un'assenza vistosa e pesante.
Come si fa a evitare il nome del sostituto procuratore alla Corte d'Appello di Milano – al secolo Cuno Jakob Tarfusser – fresco fresco di candidatura nella lista di “Azione” di Carlo Calenda?
Gli elenchi - come dicevamo all'inizio – o si fanno completi o non si fanno.
Da pochi mesi in aspettativa non retribuita con collocamento temporaneo fuori ruolo, forse anche lui andrebbe inserito in questo elenco, specie da quando, nel pieno delle sue funzioni, Tarfusser ha deciso di occuparsi di mafia ed antimafia.
Come è noto la lista dei “professionisti dell'antimafia”, come la definisce Lo Verso, è lunga.
E Tarfusser, lo scorso dicembre, ne è entrato a far parte a pieno titolo e per sua libera scelta.
E' infatti intervenuto alla presentazione dell'ultimo libro dell'avvocato Basilio Milio, anche lui presente, insieme al giornalista Filippo Facci, al professore Giovanni Fiandaca (in collegamento da remoto) a Mario Mori e Giuseppe De Donno.
All'epoca Tarfusser, magistrato in servizio permanente effettivo, si era gigionescamente definito ignorante in materia di mafia: "Io la Sicilia la conosco solo per esserci andato in ferie", aveva celiato.
Ciò non gli aveva impedito di difendere il generale Mori attaccando i magistrati che lo avevano portato a processo con frasi un tantino sprezzanti: "Io sin dal primo momento ho detto che il problema del malfunzionamento della giustizia è che ci sono alcuni magistrati a piede libero".
Tarfusser, come si vede, si sta facendo largo tra i “professionisti dell'antimafia”, non mandandole a dire.
Anche se poi, forse rendendosi conto di averla fatta e detta troppo grossa, interpellato da Il Fatto Quotidiano aveva corretto il tiro dicendo che la sua "era un’iperbole”, ma continuando a ribadire che per lui l'indagine “era e resta una bufala”.
Opinioni forti.
Che lo inseriscono però a pieno titolo in quell'elenco di “professionisti dell'antimafia” di cui parlavamo prima riprendendo l'espressione assai colorita di Lo Verso.
Come non bastasse qualche giorno fa è stato ancora più chiaro.
Alla notizia che la Procura di Firenze, senza chiedergli il permesso, aveva iscritto Mori nel registro degli indagati sulle stragi del '93, gli è nuovamente scappata la mano.
Non solo una legittima “solidarietà al generale Mario Mori” da parte di un magistrato, “seppur in aspettativa elettorale”, ma anche “sdegno e disprezzo per chi continua questa vergognosa aggressione giudiziaria a quello che considero essere un galantuomo”.
Dunque come funziona?
Tappeti rossi in politica quando si criticano sino all'ingiuria le Procure di Palermo e di Firenze, perché colpevoli di aver compiuto accertamenti processuali su fatti che riguardano la nostra Repubblica?
E palate di fango per quegli ex magistrati che la pensano diversamente e sostengono invece l'attività dei pubblici ministeri?
Da decenni si parla di “porte girevoli” quando magistrati ormai in pensione scendono in politica, ma Cuno Jakob Tarfusser passa (se sarà eletto) dalla magistratura a Bruxelles alla velocità di un nano secondo, fra gli applausi degli amici del Foglio, di Mario Mori e dell'avvocato Basilio Milio o del giornalista Facci, perché ha pronunciato le fatidiche parole: "Il vero crimine lo commette chi associa il nome di Mori ai crimini di cui lo si accusa".
Ci siamo permessi di ricordare il nome dell'esimio magistrato perché - secondo noi - nell'elenco di Lo Verso ci starebbe benissimo.
Dalle leggi ci guardi Iddio, perché gli amici me li difendo io.
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