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Prepararsi al tritolo

(Racconto degli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino)

Palermo. Paolo Borsellino è teso, tirato in volto, uno dei poliziotti che lo accompagnano non può far a meno di chiedergli se è tutto a posto, la risposta lo paralizza: “sono preoccupato per voi, perché so che è arrivato il tritolo per me e non voglio coinvolgervi”.
Di mattina il Ros infatti ha comunicato ai vertici della procura e delle forze dell’ordine di Palermo, che secondo fonti confidenziali è arrivato un carico di esplosivo in città.
Gli obiettivi sarebbero secondo l’informativa oltre al giudice Borsellino, il capitano Sinico, il maresciallo Carmelo Canale e due politici siciliani Salvo Andò (ministro della Difesa socialista indagato per voto di scambio con la mafia catanese e poi assolto) e Calogero Mannino (ministro democristiano processato e assolto all’interno dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia).
Borsellino sa tutto, lo racconta anche a don Cesare Rattoballi (prete cugino di Vito Schifani) a cui qualche giorno dopo chiederà con urgenza di potersi confessare.
I due (che si conoscevano solo di vista) si ritrovano insieme una notte al palazzo di giustizia di Palermo.
Don Rattoballi racconta: “è la notte alla camera ardente allestita a palazzo di giustizia dopo la strage di Capaci ad avvicinarci. Mi trovo lì perché mio cugino è fra le vittime. Quella notte io e la moglie di Vito (Schifani) scriviamo la lettera che viene letta durante i funerali. Quella sera faccio una lunga chiacchierata con Borsellino, lui vuole conoscere la vedova di Vito e al mattino, prima dei funerali, le mette il braccio sulla spalla per accompagnarla, proprio come un padre.
Rosaria Schifani giunta all’altare legge fra le lacrime la sua lettera - rimasta nella memoria collettiva - “..rivolgendomi agli uomini della mafia e non, ma certamente non cristiani: sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono. Io vi perdono, però voi vi dovete mettere in ginocchio”.
“A Paolo Borsellino -
dice Don Cesare – piace moltissimo quell’invito alla conversione. Mi dice di andare a trovarlo a casa con mia cugina. Ci ripete che quello che abbiamo fatto quel giorno sta dando i suoi frutti, che alcuni mafiosi in carcere, vedendo lo strazio di quella donna, sono stati male, hanno chiesto di parlare con i magistrati. In meno di due mesi ci incontriamo almeno una quindicina di volte.
(…) Quando comprende di essere sotto tiro, comincia a prepararsi cristianamente.
C’è un travaglio enorme nel suo cuore. Un giorno nel suo studio a casa mi confida che il Ros ha scoperto che è arrivato il tritolo anche per lui. Gli chiedo “perché non te ne vai?” mi risponde “
io sono un uomo dello Stato, sono un uomo delle istituzioni, non posso andarmene di mia sponte o nascondermi, io sto al mio posto e mi preparo a tutte le evenienze (…) prega per la mia famiglia” E mi dice che da un po' di tempo guarda i suoi figli da lontano, li contempla, non da loro più carezze, “così li farò abituare alla mia assenza“.
Paolo Borsellino è un uomo solo, solo nel lavoro e solo con i suoi pensieri, che non vorrebbe ricadessero sulla famiglia, a cui vorrebbe invece dedicare momenti di serenità, di normalità; fatti di pranzi insieme, brevi soggiorni nella casa al mare (che si ritaglierà fino all’ultimo giorno) e passeggiate con la moglie. Ma è proprio sua moglie Agnese ad accorgersi di tutto ed a chiedere persino agli agenti di scorta come sta il marito.
In quel periodo il giudice invece fa un’azione sotto gli occhi di tutti: scrivere frequentemente su una agenda rossa. Lo vedono scrivere in casa, in albergo, in ufficio. Lo testimonieranno i familiari, gli amici e i collaboratori.
Cosa scrive Paolo Borsellino su quella agenda rossa? Perché la porta sempre con sé in quei giorni? chi fra coloro che lo vedono scrivere si rende conto dell’importanza di quegli appunti? ed a chi lo riferisce?
Manca meno di una settimana all’attentato di via D’Amelio, Paolo Borsellino ha appena saputo che il tritolo per lui è già arrivato in città, affida ad una agenda, che spera possa sopravvivergli, le sue ultime verità.
Ha poco tempo e deve fare presto…

Foto © Shobha

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