Il prossimo 18 luglio il movimento giovanile Attivamente e l’Associazione Our Voice, in collaborazione con varie associazioni, collettivi e realtà sociali scenderanno di nuovo per le strade di Palermo in corteo partendo da Piazza Magione alle ore 18. Perché dopo 30 anni dalle stragi, in questa città continuano le trattative tra lo Stato e la mafia.
Aumentano gli spari, le violenze, le uccisioni per strada. Aumenta l’isolamento delle periferie e dei quartieri, abbandonate a tassi di povertà altissimi, ai disagi sociali, alle fragilità, alla disoccupazione. Nessuno denuncia i veri responsabili politici ed istituzionali. Cioè una classe dirigente che in Parlamento sta tagliando i costi delle risorse pubbliche e nel frattempo scrive leggi per favorire l’impunità di politici, banchieri, finanzieri e imprenditori.
Oggi, dopo mesi di scandali politici, arresti per voto di scambio politico-mafioso, il ritorno in politica di uomini corrotti e condannati per reati di mafia e i risultati delle elezioni a Palermo, corriamo il rischio di rassegnarci e di accettare di nuovo lo stato delle cose. Non lo possiamo permettere!
Perché sono imbarazzanti le passerelle e la retorica di Stato, mentre in questi stessi giorni, nel silenzio generale, incrementa lo spaccio di stupefacenti, il numero dei commercianti costretti a pagare il pizzo, le morti di decine di bambini e di giovani per droga e lo sfruttamento schiavistico di centinaia di braccianti agricoli, obbligati per sopravvivere ad accettare pochi euro per tantissime ore di lavoro.
Per commemorare le stragi di Capaci e Via d’Amelio ministri, assessori, referenti istituzionali si presentano a Palermo con l’unico fine di ripulire le proprie coscienze, usando l’etichetta “antimafia” e parlando ipocritamente di “lotta alla mafia”. Ma ancora non si conoscono i nomi di chi ha ordinato quelle stragi a causa dell’omertà, dei silenzi e dei segreti di Stato. E i pochi magistrati che cercano di far venire alla luce quella verità vengono continuamente delegittimati dall’interno, isolati mediaticamente e minacciati di morte.
Non possiamo permettere che la storia si ripeta. Di fronte a tutto questo, scendere in piazza il prossimo 18 luglio significa lanciare un messaggio di opposizione, di protesta e di resistenza.
Per non rassegnarci mai, ma iniziare a costruire una militanza popolare che faccia pressione politica dal basso. Un movimento che dia voce e spazio alle realtà sociali, per pretendere soluzioni concrete dall'attuale classe dirigente, la rimozione dei segreti di Stato e una pulizia interna dal cancro della corruzione, del compromesso, dell’abuso di potere.
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