Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Oggi sono 42 anni dalla Strage di Ustica. Erano le 20:59 quando un DC 9 dell’Itavia esplose in volo con il suo carico di vite sopra i cieli di Palermo prima di atterrarvi.

La strage di Ustica oggi ci ricorda in modo imbarazzante che le stragi senza verità in Italia sono più d’una. Che via D’Amelio non è un caso isolato.

Qui non c’è un falso pentito (imbeccato dallo Stato) come Scarantino a depistare, ma ci sono invece i così detti “suicidati” cosi li chiamano , testimoni veri che prima di fare le loro dichiarazioni o di confermarle sono stati trovati “suicidati”, impiccati magari con un metro di corda e le ginocchia che toccavano il pavimento.

- Immediatamente si dice che si tratti di un incidente, esattamente di un cedimento strutturale del velivolo. La Compagnia accusata di non essere sicura subisce il ritiro della licenza già nel 1980; l’Itavia di Aldo Davanzali chiude mentre le indagini sono appena iniziate. Perizie su perizie dimostrano che quell’areo non si è sgretolato da solo; pazienza se la compagnia è già fallita, i suoi dipendenti sono rimasti senza lavoro ed il suo presidente subisce un’atroce gogna mediatica.
Può succedere di sbagliarsi, ma di cosa sono morti allora gli 81 che erano a bordo?

C’era una “guerra con tanto di inseguimenti” nei nostri cieli solcati dai voli della Nato, attraversati dagli aerei dei nostri alleati dislocati sulle portaerei ( e non solo) presenti nel Tirreno -come la Saratoga - .
Forse è partito un missile che doveva colpire uno o più aerei militari che si nascondevano accanto al Dc 9 ? Forse c’era il colonnello Gheddafi in aria ? era lui a dover essere colpito? Non lo sappiamo. E di che nazionalità sarebbe stato quel missile? non sappiamo neanche questo eppure basterebbe capire chi c’era in volo quella sera, niente di eccezionale poiché si tratta d’informazioni che abitualmente vanno trascritte.
Forse per questo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini nel 1981 con il decreto N. 484 toglie il monopolio della fornitura dei servizi del traffico aereo all’aeronautica militare (che appunto deteneva la gestione anche del traffico civile – caso quasi unico nel mondo). E forse è sempre un caso che dopo la strage di Montagnalongna del 5 maggio del 1972, quella di Punta Raisi del 23 dicembre 1978, quella di Ustica sia l’ultima? E’ sicuramente un caso che in Italia non “cadranno” più aerei civili.

Ma siamo poi sicuri che sia stato un missile? E del resto non sembra interessare a tutti accertarlo. Forse è stata una bomba messa a bordo. Ma non si era gia esclusa questa teoria? Non erano stati smentiti anche i presunti attentatori? E chi l’avrebbe messa? non lo sappiamo, però sappiamo dove l’avrebbe messa: nella toilette, e si proprio nella toilette.
E le perizie? Davanti all’obiezione di un giornalista su come allora il wc fosse rimasto integro, qualche hanno fa un ministro della Repubblica italiana in diretta tv rispondeva “perché doveva esserci una signora corpulenta seduta sopra” perdonate la volgarità e anche il sessismo del ministro, ma si sa la verità è sempre scomoda.

Ed oggi? Oggi c’è una sentenza che prevede il risarcimento per i famigliari vittime e per gli eredi della Compagnia area, che condanna i ministeri della Difesa e dei Trasporti per “non aver garantito la sicurezza dei cieli” e allora li hanno risarciti? Forse, anzi si e no: lo Stato si era opposto al pagamento e alla fine la Cassazione ha confermato un taglio ai risarcimenti.

Foto © Luca Ghedini

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos