Il 12 febbraio del 2005 gli agenti della Dia di Roma, su richiesta della Dda capitolina, hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa. La prima è stata notificata nel penitenziario di Montreal al boss canadese Vito Rizzuto, originario di Cattolica Eraclea (Ag), da sempre legato alle famiglie siciliane dei Cuntrera e dei Caruana. L'uomo d'affari di Rizzuto sarebbe stato un ingegnere 80enne: Giuseppe "Joseph" Zappia (condannato recentemente dal Tribunale di Roma a tre anni e sei mesi di reclusione per il reato di associazione per delinquere e a due anni di libertà vigilata) che avrebbe avuto il compito di reinvestire gli ingenti capitali della mafia nella realizzazione del Ponte di Messina. Nell'ottobre del 2004 la sua società, la "Zappia International" era stata esclusa perché non rispondeva ai requisiti richiesti nel bando di gara, ma le intercettazioni dicono che l'intrepido ingegnere italo - canadese si era già messo in contatto con altre società per finanziare la costruzione del ponte con i soldi della mafia.
Il 13 giugno 2003 Zappia confida a Cinzia Sarni (collega dello studio legale Pillitteri-Sarni dove ha sede la società dell'ingegnere Zappia) i suoi progetti imprenditoriali in un colloquio telefonico.
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Z= "Lei è al corrente che io voglio fare il ponte di Messina?"
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Z= "Io se faccio il ponte lo faccio perché ho organizzato 5 miliardi di euro... e questi 5 miliardi furono organizzati da tempo, mi comprende? Da tempo!".
Nella conversazione del 31 marzo 2004 tra Giuseppe Zappia e l'imprenditore cingalese Sivabavanandan (che aveva le funzioni di mediatore con i finanziatori esteri), quest'ultimo mette a punto una sorta di piano d'intervento per finanziare e costruire l'imponente opera pubblica.
Z= "Numero uno: il contratto internazionale è un lavoro già (incomprensibile), quindi dovrebbero essere mandanti 2-3 milioni di dollari per mettere insieme il pacchetto. Numero due: il contratto internazionale, che passa la gente del Canada. E (inc.) in Italia. Il terzo punto è la Mafia! Perché è la terra di Mafia!"
S= "Devi metterti a chiamare (inc.) per mettere insieme le cose in maniera appropriata. E devo avere una società italiana"
Z= "Io ho una società italiana, la Zappia International"
S= "No, no, non sto parlando della scatola vuota. Sto parlando della compagnia sulla quale potrebbero voler fare dei controlli su di te. Deve avere un ufficio con qualcuno dentro in Sicilia. Devi andare dalle persone come per promuovere qualcuno che inizi immediatamente. Devi trovare una società ora. Dobbiamo avere un contratto locale, come si chiama...forse un miliardo".
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S= "Impregilo...Qualcuno come (inc.) che tu devi mettere insieme ora. Perché hanno bisogno di te per le tue conoscenze in Calabria"
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S= "La cosa più importante che a noi serve per realizzare il Ponte sullo stretto è un soggetto che colleghi le persone più che le terre, cioè che crei un ponte tra calabresi e siciliani. Per questo tu sei la persona giusta".
E sebbene Zappia abbia negato i suoi contatti con la criminalità italo-canadese a smentire le sue parole sarebbe una conversazione intercettata che ha con un collaboratore il 1° agosto 2003. L'ingegnere parla apertamente del boss Vito Rizzuto.
(...)
Z= "Io non posso farmi vedere con lui, mi capisci?"
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Z="Sì, anche se io vengo a Montreal non posso rischiare di farmi vedere, perché una volta che mi vedono con lui, la mia reputazione è finita".
Poi con una nota di entusiasmo Zappia dice:
"se tutto va bene io farò il ponte di Messina e quando farò il ponte, l'amico lo faccio ritornare. Sì, quando farò il ponte, con il potente politico che avrò io in mano, tornerà lui qui. Perché lì si deve fare il ponte tenendo contenti tutti quelli della Sicilia, la gang, capisci? In questo affare c'è moneta per loro. Ti dico un'altra cosa: è che c'è un lato la mafia: la Sicilia. Di quest'altro posto c'è la Ndrangheta. La ndrangheta calabrese è più forte della cosa siciliana, sì, basata su attività di costruzione e di attività anche di influenza politica. Sono più organizzati i calabresi che i siciliani. Allora la ‘ndrangheta è più forte della mafia..."