Ascesa e caduta di massimo d'alema e della sinistra italiana
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“L’opinione del popolo è la base del nostro governo.”
Thomas Jefferson
“I comunisti ci sono, ci sono, si sono imborghesiti. Indossano capi firmati, scarpe fatte su misura. Pasteggiano a caviale e champagne. Una volta andavano nelle Case del popolo, adesso frequentano i salotti più chic...”
Silvio Berlusconi, 2011
La peculiare parabola di Massimo D’Alema -- biografica, psicologica, politica -- disvela il senso profondo della crisi che ha colpito la sinistra italiana.
Ha teorizzato il primato della politica e l’ha ridotta a puro tatticismo; voleva sbaragliare Berlusconi e lo ha fatto arricchire; idolatrava il partito e lo ha distrutto; ha partorito l’Ulivo e l’ha ammazzato in culla (“Prodi non capisce un cazzo di politica”); si proclama erede di Berlinguer ma si circonda di affaristi, coltivando passioni non certo popolari (le scarpe fatte a mano, Sankt Moritz, la barca a vela, gli chef stellati, gli abiti firmati).
Ecco la storia di un uomo che spiega perché oggi la sinistra scambia la richiesta di politica per antipolitica, ritrovandosi senza più una storia e senza una nuova identità.