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Categoria: Inchieste
Editore: Chiarelettere
Pagine: 84
Prezzo: € 7,00
ISBN: 9788861902930
Anno: 2012

Visite: 1618

Recensione

Ogni guerra si è procurata i pretesti sia facendo appello a motivi giusti e veri, sia fabbricandone di falsi.
Dalla guerra di Troia alle «operazioni umanitarie» di oggi. Parola di un generale. Cinque risposte per spiegare il perché della guerra (la menzogna, gli affari, l'arte dell'ipocrisia, il gusto della guerra, l'ipocrisia della normalità). Due ore di lettura che lasciano il segno. Per fare piazza pulita di tanti luoghi comuni e comode giustificazioni.

La domanda è legittima, ma rischia di essere ipocrita se vuole manifestare sorpresa, rammarico o vergogna. Perché l'ipocrisia è quel tipo particolare d'inganno che ricorre alla simulazione di buoni sentimenti per approfittare della buona fede altrui e coprire i vizi propri, ma non tutto ciò che inganna è ipocrita, come non tutto ciò che è sincero è necessariamente buono.
Della guerra si colgono in genere gli aspetti eroici o drammatici, quelli tecnologici e quelli legati all'esercizio della violenza allo stato puro, che porta all'espressione della potenza e dell'intelligenza umana. Siamo sinceri quando chiamiamo geni i grandi condottieri e chiamiamo criminali di guerra coloro che si macchiano consapevolmente di atti notiamo che più bestiali ed efferati sono i loro atti, più la condanna si scontra con una sorta d'ammirazione, quando accostiamo i grandi criminali ai geni e quando non ce la sentiamo di condannare i grandi della scienza che spesso aiutano i criminali a raggiungere gli abissi della loro nefandezza. Così non c'è bisogno dell'ipocrisia per riconoscere che la guerra non è soltanto potenza: è anche inganno sottile, nascosto, come a sua volta è l'inganno della politica che deve dettare le condizioni della guerra e fissarne gli scopi.

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