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Categoria: Inchieste
Editore: Rizzoli
Pagine: 474
Prezzo: € 20,00
ISBN: 8817021989
Anno: 2008

Visite: 1751

Recensione

SCHEDA LIBRO

Milano, 12 dicembre 1969: nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura esplode una bomba che uccide 17 persone e ne ferisce 88. Brescia, 28 maggio 1974: otto morti e un centinaio di feriti è il bilancio dell'attentato a una manifestazione antifascista in piazza della Loggia. Sono le due stragi che segnano i punti culminanti della stagione dell'eversione nera, responsabile, tra il 1969 e il 1974, dell'85 per cento dei circa quattromila attentati politici che colpiscono l'Italia. In questo libro, lo storico Mimmo Franzinelli analizza le carte dimenticate, i documenti, le testimonianze e gli indizi trascurati di quegli eventi tragici, illuminando la complessa rete di complicità e strumentalizzazioni reciproche che coinvolge gruppi estremisti, criminali comuni, servizi segreti italiani e stranieri e ampie porzioni di apparati dello Stato.

La narrazione parte dalle inquietudini alla vigilia del Sessantotto e ricostruisce con forza sorprendente un intero panorama ideologico (tra mito del superuomo e della gerarchia, misticismo neopagano, suggestione dell'oriente e odio anticapitalista e antiborghese); risale all'eredità della Repubblica sociale e della Resistenza; giunge, attraverso un esame delle tormentate vicende giudiziarie, e in particolare dei processi per le stragi di Milano e di Brescia, a delineare ambiente politico e protagonisti del terrorismo nero: personaggi assolti e ormai non più imputabili a causa di una nefasta miscela di depistaggi, deviazioni ed errori giudiziari. Intrecciando con un taglio originale fonti d'epoca e carte processuali, memoriali e interviste, documenti inediti e fotografie celeberrime o mai viste, La sottile linea nera dà vita a un'importante ricostruzione storica di una delle pagine più drammatiche della nostra storia recente e ci immerge, con straordinario potere di suggestione e insieme lucida consapevolezza, in un'epoca torbida che abbiamo il dovere di non dimenticare.

RECENSIONI


In ambito occidentale, le logiche di guerra fredda contemplano l'assunzione del nemico di ieri (il nazista e il fascista) in chiave anticomunista. L'Italia dopo la liberazione non epura il personale fascista dello stato, accettandolo a pieno titolo quando la guerra fredda, nel 1947, entra nella sua fase più acuta. Per questa ragione la Repubblica italiana tollera gli orientamenti autoritari (quando non nostalgici) che albergano nei gangli delle forze armate e dele forze di polizia. L'autore centra il problema quando afferma che l'ascesa di questo personale, nelle più delicate cariche operative, si deve a un difetto di leadership e di lungimiranza della Democrazia cristiana, incapace 'di imporre ai vertici dei servizi segreti e dell'Arma la fedeltà alla Costituzione'.
Il libro, pur soffermandosi prevalentemente sullo scenario lombardo, restituisce una cronaca minuta di attività come pestaggi, attentati, distruzioni, a volte trascurate dai giornali, ma portatrici di un notevole effetto intimidatorio. Nuovo e interessante, in questo contesto, il capitolo dedicato ai sanbabilini: rampolli viziati, neonazisti, cultori di ogni forma di violenza dal bastone alla pistola agli esplosivi, ma soprattutto tollerati - come tutti i neri in questo periodo - dalla giustizia. In questi anni la violenza è prerogativa della destra nell'85 per cento dei casi.

Mirco Dondi, 'L'Indice', settembre 2008

 

Convinto che le inchieste più recenti abbiano nonostante tutto individuato i responsabili delle stragi, Franzinelli fa un passo ulteriore: ritiene i servizi responsabili del fatto che gli imputati siano stati assolti. E su questo punto è proprio difficile seguirlo. Sia chiaro, nessuno vuole togliere allo storico il diritto di rivisitare liberamente le sentenze dei giudici, e ritenere colpevoli sul piano della storia gli imputati che sono stati assolti in tribunale. Franzinelli non nasconde di essere personalmente convinto che i responsabili di piazza Fontana siano gli ordinovisti veneti, anche se sono usciti assolti dall'ambizioso processo che legava le loro responsabilità alle connivenze con gli 'amici' americani. Ma così facendo finisce con il relativizzare ogni sentenza, comprese quelle funzionali alla sua ricostruzione storica. Ad esempio quelle pronunciate contro altri ufficiali dei carabinieri come il colonnello Dino Mingarelli e il generale Francesco Delfino, per tacere di quel generale Palumbo, comandante della divisione Pastrengo, su cui sono state scritte le peggiori cose. Sentenze e carte processuali che consentono a Franzinelli di mettere in stato d'accusa l'arma dei carabinieri, o almeno alcuni suoi settori, come elemento tutt'altro che secondario della strategia della tensione. Franzinelli non cerca di riaprire il 'file' Vinciguerra, conoscendone i limiti, ma non rinuncia a dare un grande rilievo alle indagini sulla strage di Peteano, condotte in modo non esattamente magistrale dal citato colonnello Mingarelli. Non c'è alcun dubbio che il colonnello imbroccò prima una serie impressionante di piste sbagliate e poi obbedì alla disposizione, pare del SID, di interrompere l'inchiesta. Tradizionalmente, il comportamento di Mingarelli è stato interpretato come il cinico tentativo di coprire le responsabilità del gruppo Vinciguerra, e La sottile linea nera si attesta in questo solco. Ma oggi forse potremmo esplorare altre strade, e domandarci se Mingrelli non abbia ripetuto a Peteano quello che aveva fatto, nei secoli fedele, dopo il fortuito ritrovamento di un 'nasco' di Gladio ad Aurisina: fare di tutto perché Gladio non venisse scoperta.
Un ultimo assunto del libro suona poi particolarmente dubbio. A riprova che 'tutto si tiene', Franzinelli pensa che sia sintomatico che i principali 'strateghi della tensione', dai capi dei servizi come de Lorenzo, Miceli e Santovito a ufficiali in odore di golpe come l'ammiraglio Birindelli, siano tati compensati con una candidatura o l'elezione al Parlamento nelle file del MSI. Ora, del Movimento sociale italiano tutto può essere detto (e tutto è stato detto). Ma è veramente molto difficile descrivere questo partito, ghettizzato e marginalizzato dalla sua stessa storia, come una forza politica in cui cooptare chi, con oscuri e cinici giochi, il Potere avesse difeso o perpetuato.

Massimiliano Griner, 'il Secolo d'Italia' (quotidiano di Alleanza Nazionale), 25 giugno 2008 

 

Proprio come i trattati apparentemente deformanti del grottesco utilizzati da Sorrentino nel suo film Il divo consentono una rivisitazione tutt'altro che banale, ricca di graffianti e rivelatrici intuizioni, della storia recente del Paese, così nella ricostruzione degli anni di piombo da parte di alcuni recenti saggi s'intercetta l'imporsi, passo dopo passo, di un cambio di angolazione. Emerge, tanto per cominciare, una nuova finezza di analisi e la forza di introdurre e governare elementi capaci di dare maggiore prospettiva agli eventi e alle dinamiche che presero posto sull'uno e sull'altro versante degli opposti schieramenti. Emblematici sono a questo proposito i recenti saggi con cui Luigi Manconi e Mimmo Franzinelli ripercorrono l'uno la pluridecennale vicenda delle Brigate Rosse e l'altro il fitto dispiegarsi delle trame nere. Ovvero della guerra non ortodossa che, come in un raffinato spartito, si affida ai ruoli solisti delle formazioni neofasciste e della destra radicale con sintonico apporto, depistante o emissivo, di organi deviati degli apparati dello Stato.
Nel saggio di Franzinelli La sottile linea nera si procede come componendo con un paziente collage attorno a quegli anni e a quelle vicende. E' come se Franzinelli - una volta tracciate le linee principali dell'architettura ideologica e della pianificazione cospirativa della destra radicale di quel periodo - procedesse per progressivi riempimenti. E aggiungesse via via personaggi e comparse, modalità di azione e snodi evolutivi spesso sottovalutati di queste formazioni eversive.
Ne risulta un libro-palcoscenico, un efficace racconto animato - anche grazie al vasto ricorso ad un ampio materiale iconografico - dove prendono posto figure rimaste troppo a lungo fuori campo perché collocate in quella terra di nessuno che separava, ma anche metteva insidiosamente in contatto, l'eversione dalla reazione di ampi settori degli apparati di ingtelligence e di ordine pubblico. Corpi dello Stato che, più che mai incapaci di rispondere in modo evoluto alle nuove e spiazzanti dinamiche sociali in corso, credevano che rispondere ai bisogni di sicurezza del Paesse significasse affidarsi a pianificazioni autoritarie. Tenendo contemporaneamente bordone ai colpi di mano dei 'soldati neri' della guerra non ortodossa.

Giorgio Boatti, in Tuttolibri' ('La Stampa'), 21 giugno 2008

 

  Uno Stato che decide a sua discrezione ciò che è bene e ciò che non lo è, che apre e chiude i rubinetti dell'informazione e dell'indagine  (anche su se stesso) non sarebbe una novità nella storia italiana e dunque la critica all'uso – più speso all'abuso, delle intercettazioni non basta e se affrontata come una battaglia per la verità, proprio per la storia del potere in Italia è quantomeno parziale, se non sospetta. La storia reale dello Stato italiano, dei suoi poteri forti non è una storia limpida. L'Italia, è bene non dimenticarlo e opportunamente lo storico Mimmo Franzinelli ce lo ricorda nel suo ultimo libro, La sottile linea nera, è anche il Paese dei depistaggi, dei servizi deviati.
Esiste un'Italia in cui il Segreto di Stato ha avuto un peso e ancora lo ha se la proposta di declassificare i documenti dei servizi (fatta lo scorso aprile dal sottosegretario Enrico Micheli), quegli stessi su cui Franzinelli aiuta a fare luce, annunciata lo scorso marzo, di fatto si è risolta in un  nulla di fatto.
Le intercettazioni hanno avuto un uso distorto. Ma un uso non meno distorto hanno avuto le deviazioni dei Servizi dello Stato. E in maniera non meno distorta si discute (più spesso non si discute) di problemi della nostra quotidianità, o dello “stato di salute” della nostra società. Anche in questo caso si potrebbe dire che i libri possono pesare nell'opinione pubblica (non riguarda solo il libro di Franzinelli, ma anche un libro come Viaggio nel silenzio, che ha al centro la pedofilia, una questione in cui molti sono sotto indagine, a cominciare dal mondo della Chiesa).

David Bidussa, 'il Secolo XIX', 9 giugno 2008

 

'Venite amiche bombe e fate un macello di questo bordello che chiamano società'. L'appunto scritto con la fretta dell'enfasi sull'agenda di un giovane sanbabilino, galleggia nel mare magnum di documenti (oltre un milione) che lo storico Mimmo Franzinelli ha scandagliato con la dovizia di un certosino per fare un altro po' di luce nel buio dell'eversione nera degli anni Settanta, quella sfociata nelle grandi stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia. Due ferite ancora aperte nonostante sia trascorso più di un trentennio, perché rimaste senza colpevoli e perché l'ultima frustrante sentenza sull'eccidio che a Milano costò la vita a 16 persone e il ferimenti di altre 88 risale ad appena tre anni fa. Il processo per la bomba di Brescia del 28 maggio 1974, invece, è addirittura ancora aperto: prossima udienza, 25 novembre 2008. Ma dove non arriva la giustizia, per malafede e inefficienza, può arrivare la storia che con metodo scientifico ridisegna fatti, ideologie, personaggi e connivenze sulla base di un enorme patrimonio documentale, ricco di inediti e sottovalutazioni.
La sottile linea nera, questo il titolo dell'opera dello scrittore bresciano, è una radiografia del drammatico quinquennio dal 1969 al 1974 che decretò la nascita, l'espansione e il ripiegamento dell'eversione neofascista, mettendo in luce l'abbraccio mortale con gli apparati istituzionali ma anche sgombrando il campo da teoremi e dietrologie che hanno alimentato le cronache di questi anni. Il libro di Franzinelli è frutto dell'analisi di verbali processuali, incidenti probatori, intercettazioni e perizie. Il libro punta l'indice contro quasi tutti i vertici isituzionali dell'epoca: magistartura, servizi, carabinieri, partiti di governo; la ricerca mette in luce la contiguità tra servizi segreti militari e eversione nera, eppure sembra sminuire il teorema della cosiddetta strategia della tensione. L'aspetto più inquietante sembra l'infedeltà dell'Arma dei carabinieri. Il libro traccia il profilo e mostra foto inedite di 'cattivi maestri' finora trascurati dalle cronache, come Carlo Fumagalli e Giancarlo Esposti.

Mimmo Di Marzio, 'il Giornale', 2 giugno 2008

 

Sono stati di parola, e Mimmo Franzinelli è risultato insalutato ospite in casa altrui: non c'era nessun membro della giunta municipale di Brescia alla presentazione de La sottile linea nera. In compenso, il salone Vanvitelliano di piazza Loggia era gremito come mai ci era capitato di vedere. 'Ho scritto questo libro - ha detto lo storico - per dimostrare che la strage del 28 maggio 1974 non è un fatto locale, ma un evento nazionale, sullo sfondo di uno scenario che è quello della guerra fredda. All'epoca avevo vent'anni e sono rimasto attonito; oggi è venuto il momento di studiare... Il mio è un libro scomodo, che ho dovuto scrivere in un momento come questo in cui c'è una forte voglia di amnesia. Un libro non celebrativo ma su cui piangere. Alla fine mi sono sentito svuotato. Non è morale che la giustizia sia questione lasciata ai familiari delle vittime. Quei caduti continuano a interrogarci'. 'Molti - ha continuato Franzinelli - avrebbero preferito che io avessi continuato a indagare il Ventennio, con libri sull'Ovra, oppure che scrivessi ancora di rock [lo storico è collateralmente uno squisito musicofilo, ndr]. Invece ora tratto di anni più vicini. E questo certamente non piace a qualcuno'. [...]
All'incontro di ieri erano presenti anche Manlio Milani ('anima' dell'Associazione familiari delle vittime), il sociologo Giorgio Galli e lo storico Piero Craveri.
Il libro racconta con rivelazioni inedite gli anni dell'eversione nera in Italia, con tutti i protagonisti i drammi, gli scontri, ricostruendo il panorama ideologico, le contraddizioni delle indagini, i depistaggi, le coperture di una parte dell'apparato istituzionale e le fatiche investigative che hanno segnato la vicenda giudiziaria fino a oggi.
In coda all'incontro Franzinelli si è tolto un altro sassolino: 'Le volte precedenti, quando venivo in questa sala di rappresentanza dell'amministrazione municipale, c'erano i rappresentanti dele istituzioni, ma solo un decimo dell'uditorio di questa sera. Oggi sono solo, con tutti voi. Meglio così'. Lunghissimo l'applauso finale.

Nino Dolfo, 'Bresciaoggi' 28 maggio 2008

 

In attesa da trentaquattro anni. Adesso che Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti, Francesco Delfino, Maurizio Tramonte e Giovanni Maifredi sono stati rinviati a giudizio davanti alla Corte d'assise di Brescia per concorso nella strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, si riprende in mano con ancora più interesse il nuovo libro dello storico Mimmo Franzinelli La sottile linea nera (Rizzoli). Dove puntualmente - implacabilmente - vengono ricostruiti i fili che tennero legati il terrorismo neofascista e gli apparati deviati dello Stato, in un rivoltante gomitolo di provocazioni, eccidi, depistaggi.
Si ha un bel dire (come è stato detto in questi giorni, dopo il totale 'sdoganamento' politico dell'ex estrema destra) che l'Italia ha voltato pagina, e che gli 'opposti estremismi' di allora non interessano più a nessuno. Si farebbe meglio a chiedersi in che razza di Paese viviamo, se da trentaquattro anni le vittime innocenti di piazza della Loggia aspettano di essere giudiziariamente vendicate.

Sergio Luzzatto, 'Corriere della Sera', 18 maggio 2008

 

Per definizione l'Arma dei carabinieri è «nei secoli fedele» allo Stato. Ma non tutti i suoi membri hanno sempre onorato questo motto, sostiene Mimmo Franzinelli nel suo nuovo saggio La sottile linea nera (Rizzoli, pagine 477, euro 20), dedicato al terrorismo di estrema destra e alle connivenze che ne accompagnarono l'azione nel periodo che va dalla strage di piazza Fontana, compiuta a Milano il 12 dicembre 1969, a quella di piazza della Loggia, perpetrata a Brescia il 28 maggio 1974. Due orribili eccidi rimasti senza colpevoli.
Dal libro risulta chiaramente che gli estremisti neri implicati in quella stagione di violenza, a parte le personalità di maggior spicco come Franco Freda, erano in genere individui sbandati, esaltati, frustrati dal predominio della sinistra nelle piazze, manipolabili ma al tempo stesso difficili da controllare. Non mancavano neppure i casi clinici di paranoia come Ermanno Buzzi, condannato in primo grado per la bomba di piazza della Loggia e poi assassinato in carcere dai «camerati» Pierluigi Concutelli e Mario Tuti.
Se un ambiente del genere produsse danni tanto gravi, fu perché settori dell'apparato statale pescarono nel torbido per giochi occulti di potere, forse finalizzati a una svolta autoritaria. In particolare Franzinelli punta il dito sui generali dei carabinieri Giambattista Palumbo e Francesco Delfino. Il primo, comandante della divisione Pastrengo a Milano, «blandisce i neofascisti, ne copre i traffici e all'occorrenza depista le indagini»; il secondo, all'epoca dei fatti narrati soltanto capitano, conduce le indagini sulla strage di Brescia in modo assai discutibile, fino ad essere a sua volta inquisito.
Per quanto esplicito nell'indicare le responsabilità all'interno degli apparati istituzionali, il saggio di Franzinelli si distacca dalla tipica letteratura cospirazionista sul «doppio Stato» e la «strategia della tensione» per via del suo approccio problematico, che critica anche gli eccessi della dietrologia e sottolinea «la pluralità e persino la conflittualità dei soggetti eversivi».
In effetti è difficile individuare un disegno unitario nelle trame nere, cresciute sullo sfondo di un sistema politico fragile, solcato dalla frattura tra comunismo e anticomunismo, sottoposto a forti tensioni internazionali, scosso dalla contestazione studentesca e dall'autunno caldo. Il timore di uno slittamento dell'Italia fuori dal blocco occidentale, alimentato dai furori della sinistra estrema, fornì un qualche pretesto a molti comportamenti disinvolti, ma non c'è dubbio che dietro l'allarme per il «pericolo rosso» si celarono spesso pulsioni liberticide o comunque interessi limacciosi, difficili da decifrare. Mentre sul terrorismo di sinistra ormai sappiamo quasi tutto, su quello di destra gravano ancora molte ombre. Franzinelli contribuisce a diradarne alcune, ma il lavoro da fare resta lungo e difficile.

Antonio Carioti, 'Corriere della Sera', 14 maggio 2008

 

 E' un viaggio nel cuore di tenebra degli anni Settanta, tra i bassifondi del neofascismo in armi, quello intrapreso da Franzinelli. La scelta d'inframmezare la narrazione con suggestive foto d'epoca in bianco e nero rende ancor più lugubri i miasmi che esalano da queste pagine. Siamo fra il 1969 e il 1974, quanto a tenere in scacco l'Italia è soprattutto la violenza di destra, responsabile di ben sei stragi e dell'85 per cento dei quattromila assalti e attentati, in gran parte a Milano e Roma. I volantini delle Squadre d'Azione Mussolini dichiarano 'Guerra ai comunisti, ai massoni, agli ebrei! Viva Dachau!'. I diari scolastici dei giovani sanbabilini inneggiano alla distruzione: 'Venite amiche bombe e fate un macello di questo bordello che chiamano società'. E ben noti personaggi neri come Stefano Delle Chiaie, Carlo Fumagalli, Franco Freda e Giovanni Ventura s'affacciano al proscenio. Ma ci sono anche i generali Vito Miceli e Gianadelio Maletti, ai vertici dei servizi segreti; Gianbattista Palumbo, comandante della Divisione 'Pastrengo', ossia di tutti i carabinieri del Nord; Guido Giannettini, 'agenze Z' del SID. E' merito di questi interlocutori se la bassa manovalanza neofascista, altrimenti confinata nel folclore e nel delirio paranoide, riesce a trovare gli appoggi operativi per mettere a segno azioni eclatanti e sanguinarie.
Strategia della tensione, si diceva a sinistra in quegli anni per denunciare quest'interminabile catena di violenze. Opposti estremismi di destra ma anche di sinistra, ribattevano i conservatori, che non amavano sentir parlare di settori deviati dello Stato. La ricerca di Franzinelli -basata su una vasta messe di fonti giudiziarie poco esplorate- ci dice che la verità, forse, è più sfumata. Le complicità istituzionali ci furono senz'altro. Come spiegare, se no, i frequenti depistaggi e il mancato accertamento dei colpevoli di quasi tutte le stragi, nonostante le carte processuali grondassero di prove inequivocabili? E tuttavia, aggiunge Franzinelli, strategia della tensione è un termine inadeguato per cogliere la complessità del fenomeno: 'il numero di attentati e di enti coinvolti fu troppo grande, la loro autonomia e le differenze troppo marcate, il succedersi degli avvenimenti troppo disordinato perché si possa pensare alla messa in atto di un unico piano globale'. Insomma, tanti piccoli complotti orditi sencondo logiche e fini diversi, sullo sfondo di una guerra civile a bassa intensità. Il golpe era una 'realtà possibile, ma improbabile'. Contava soprattutto condizionare 'gli equilibri politici in senso centrista'. E, alla fine, molti camerati duri e puri s'accorsero in prigione di esser stati semplici pedine di un gioco più grande di loro.

Raffaele Liucci, 'Il Sole 24 Ore', 27 aprile 2008

 

Avevano soprannomi da fumetto: il Golosone, Muscolo, Mammarosa. Oppure da tragedia come Enrico Rovelli-Anna Bolena, quinta colonna della polizia tra gli anarchici milanesi. Sono stati i volti, ma soprattutto le braccia, della strategia della tensione: bombaroli, spie, infiltrati, tutti neofascisti attivissimi tra il 1969, l'anno della strage di Piazza Fontana, e il 1974, quello della strage di Piazza della Loggia a Brescia. Cinque anni vissuti da comprimari indispensabili ai disegni di chi, forse, tramava da piani più alti dei loro. Quest'epopea sanguinaria rivive ora nel nuovo libro che lo storico Mimmo Franzinelli dedica a quella stagione di sangue, ripercorsa in La sottile linea nera proprio attraverso le biografie della peggio gioventù italiana.
Nel volume non mancano ricostruzioni e foto inedite, molte delle quali provenienti da inchieste degli anni '80, 'quando la magistratura -spiega Franzinelli- non si fidava più degli apparati dell'Arma e sequestrava i loro stessi archivi'.
Il libro parte dal 1969 e arriva al 1974, quando 'il terrorismo neofascista viene scaricato dai servizi segreti, i cui capi intuiscono di essere sul punto di venire rimossi'. Così, sempre nel 1974, l'allora capo del SID Vito Miceli, piduista, annuncia a un giudice che 'd'ora in poi non sentirete più parlare di terrorismo nero, ma solo di quegli altri'. Inizieranno allora partite più complese, giocate con esponenti delle Brigate rosse. Un'altra storia.

Paolo Casicci, 'il venerdì di Repubblica', 25 aprile 2008

 


Uno dei migliori storici dell'Italia contemporanea racconta la stagione delle trame nere e delle stragi. Un viaggio nell'eversione neofascista, tra ideologi, ex repubblichini, anarchici, infiltrati, finanziatori, poliziotti in incognito, servizi segreti; con un ricchissimo apparato di immagini, documenti inediti, biografie, profili delle organizzazioni e cronologia.
Milano, 12 dicembre 1969: nella sede dalla Banca Nazionale dell'Agricoltura esplode una bomba che uccide 17 persone e ne ferisce 88; nello stesso pomeriggio altre tre bombe esplodono a Roma e una valigia esplosiva viene ritrovata alla Banca Commerciale di Milano. Brescia, 28 maggio 1974: otto morti e un centinaio di feriti nell'attentato a una manifestazione antifascista in Piazza della Loggia. Sono i tasselli fondamentali della strategia della tensione, e gli episodi cruciali della svolta che avrebbe sprofondato l'Italia negli anni bui del terrorismo. Mimmo Franzinelli impernia attorno alle due stragi il suo racconto – originale e con rivelazioni inedite – dell'eversione nera in Italia, con tutti i suoi protagonisti, i drammi, gli scontri, le tragedie. La narrazione parte dalle inquietudini alla vigilia del Sessantotto, ricostruisce il panorama ideologico (tra mito del superuomo e della gerarchia, misticismo neopagano, suggestione dell'oriente e odio anticapitalista e antiborghese), documenta le contraddizioni delle indagini, i depistaggi e le immense fatiche investigative che hanno segnato la vicenda giudiziaria fino a oggi; ed è arricchita da fotografie che la trasformano nell'album di una delle più cupe stagioni di sangue della nostra storia recente.

'Babylonbus' 18 aprile 2007

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