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«C'è un buco nero sulla mappa dell'Italia. Una macchia scura proprio al centro, nel cuore del Belpaese: si chiama L'Aquila.
Si disse da subito che fu il terremoto a distruggere tutto, che si trattò soltanto di una disgrazia.
Ora si sa che il terremoto fu l'effetto ma non la causa.
Ora si sa che L'Aquila – ancor prima della scossa letale - era già sprofondata in una voragine melmosa di corruzione e malaffare, dove per decenni si era costruito risparmiando sul cemento, falsificando i progetti, violentando il territorio.
Ora si sa che la parola “rischio sismico” era stata usata solo per succhiare fondi pubblici, che le tangenti erano la prassi e le clientele erano l'unica strada per trovare un lavoro.
Si sa che, dopo il terremoto, gli sciacalli sono arrivati da fuori, con la complicità delle istituzioni; che si è offerto il cadavere della città alla malavita organizzata, alle cricche, alle lobby, trasformando una tragedia nel più grande appalto pubblico della storia d'Italia del nuovo secolo.»
I terremoti, si dice, sono calamità naturali, sciagure inevitabili di cui possiamo incolpare solo la natura, oppure un dio malevolo e troppo distante dalle nostre pene.
La terribile scossa che ha colpito L'Aquila alle 3 e 32 della notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 è certamente una calamità naturale. Ma le 309 vittime e i danni giganteschi non sono soltanto l'effetto della potenza distruttiva del sisma. Così come non sono certo colpa del terremoto gli errori e gli sprechi nella ricostruzione, la corruzione e le truffe, le collusioni con la criminalità organizzata, le speculazioni politiche e mediatiche.
Giuseppe Caporale, che in questi anni ha raccontato giorno per giorno le vicende abruzzesi per «la Repubblica», ha condotto un'inchiesta che segue più filoni e che ci permette di capire quello che è successo e sta succedendo davvero all'Aquila.
C'è in primo luogo quella terribile notte. Ma dobbiamo domandarci perché alcuni edifici hanno retto, mentre altri, come la Casa dello Studente, sono rovinosamente crollati; e perché quella notte, malgrado mesi di scosse sempre più forti, tanti ragazzi decisero di restare all'Aquila. Dobbiamo anche capire le scelte che hanno ispirato la ricostruzione e le loro conseguenze.
La «cultura dell'emergenza», la fame di consenso politico, una cultura clientelare profondamente radicata in Abruzzo, gli appetiti dei politici e delle mafie hanno cercato di approfittare della situazione. La tragedia del popolo aquilano rischia di durare molto a lungo: si calcola che lo sgombero delle macerie dal centro storico dell'Aquila, se procederà a questo ritmo, finirà nel 2079...
Tuttavia il grande show mediatico delle prime settimane oggi è solo un ricordo, come se la situazione fosse tornata alla normalità: e questo è un altro scandalo. Il buco nero è un libro necessario per capire quello che è successo e sta succedendo nel cratere del terremoto.
È un libro che costruisce memoria, perché non dobbiamo dimenticare.
E perché dobbiamo fare in modo che le prossime calamità naturali non abbiano effetti così devastanti.