Indole ribelle di un piccolo quotidiano che cambiò il modo di fare giornalismo
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La storia di un glorioso giornale siciliano come L'ORA, bersaglio di attentati e conosciuto in tutto il mondo, è descritta nel volume a partire dalla fondazione per merito dei Florio. Il volume si intitola “L’ORA delle battaglie - Indole ribelle di un piccolo quotidiano che cambiò il modo di fare giornalismo”, è scritto da Stefania Pipitone, è pubblicato dalla casa editrice “Mohicani Edizioni” (www.mohicaniedizioni.it) ed è preceduto da un saggio di Franco Nicastro, vicedirettore de L’ORA nel 1992, anno della chiusura della vecchia testata, a pochi giorni dalla strage di Capaci.
Dal Fascismo al banditismo, dal Milazzismo alla scomparsa di Mauro de Mauro, dal finto suicidio di Cosimo Cristina all'uccisione di Spampinato, dalla rivolta contro Tambroni all'omicidio del procuratore Scaglione, dagli editoriali di Vittorio Nisticò ai corsivi di Leonardo Sciascia, rivive un secolo di storia italiana e siciliana. Ampio spazio è dedicato al cambiamento dei costumi e del giornalismo per merito de L'ORA, alle battaglie per l'emancipazione delle donne, ai dibattiti culturali e alla cronaca nera e giudiziaria. Il delitto d’onore fu abolito in Italia e la pillola contraccettiva si diffuse a Palermo anche grazie alla sensibilizzazione giornalistica dello storico quotidiano progressista.
Alcuni capitoli sono dedicati ai rapporti tra mafia e politica, al sacco di Palermo, alla Dc di Lima e Ciancimino, tutti temi affrontati con coraggio dal giornale L’ORA. Ci sono anche riferimenti a rivelazioni clamorose dimenticate e omesse per decenni. Per esempio, nel lontano 1974, il boss Benedetto La Cara dichiarò in uno scottante memoriale che la scomparsa di Mauro De Mauro e l’uccisione di Pietro Scaglione fossero in un certo senso “delitti di stato”, perché il giornalista e il magistrato avrebbero scoperto tutta la verità sul Golpe Borghese e sulle complicità politico-istituzionali.
Altre rivelazioni sono quelle del giornalista Vincenzo Vasile, direttore del quotidiano nei giorni della chiusura, l’8 maggio del 1992, 15 giorni prima della strage di Capaci.
Secondo Vasile, L’ORA era l’unico organo di stampa che forniva scoop su temi delicatissimi che poi, ad esempio, sarebbero stati ripresi dai magistrati del processo Trattativa Stato-mafia.
La copertina dell’ultimo numero dello storico L’ORA, dal titolo suggestivo “Arrivederci” e contenente le firme di chi non voleva che il quotidiano chiudesse, campeggia nella copertina del libro, dove sono richiamati anche gli interventi del regista Michele Perriera e del critico Piero Violante sulle ragioni della chiusura del giornale.