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Luciano Canfora è molto noto al grande pubblico come intellettuale impegnato e critico della modernità: forse non tutti però sanno che è anche un insigne studioso di storia antica e di filologia classica. Eppure, questa radice specialistica è forse il cuore profondo dell'attività, molto visibile e apprezzata, del Canfora polemista: l'abitudine al pensiero critico, all'interrogazione delle fonti, al dubbio sistematico sulle verità stabilite per decreto sono le armi migliori di un filologo. Nel suo nuovo libro, Canfora stabilisce in modo esplicito il collegamento tra l'analisi rigorosa dei testi - la filologia - e l'indipendenza e l'orgoglio intellettuale, quella libertà di pensiero che è la grande conquista dell'epoca moderna. Attraverso l'affascinante storia delle discipline filologiche, dai primi studiosi delle Sacre Scritture che osarono sottoporre a indagine testi intoccabili a Erasmo da Rotterdam, Spinoza e Giordano Bruno, dagli oscuri copisti medievali che salvarono i grandi scritti dell'antichità ai filologi dell'epoca moderna che ristabiliscono la verità storica della scrittura e della tradizione contro le mistificazioni ideologiche o religiose, Canfora ci mostra come la filologia sia stata la palestra della libertà intellettuale, dell'indipendenza della ricerca e del diritto degli uomini alla verità contro ogni oscurantismo.