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Categoria: Biografie
Editore: Rizzoli
Pagine: 492
Prezzo: € 18.50
ISBN: 9788817023450
Anno: 2008

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Recensione

"Bilal" è un'avventura contemporaneaattraverso i deserti e il mare, dall'Africa all'Europa, dallebidonville al mercato dei nuovi schiavi, vissuta in prima personadall'autore. Fabrizio Gatti ha attraversato il Sahara sui camion e si èfatto arrestare come immigrato clandestino per raccontare gli attieroici e le tragedie che accompagnano i protagonisti di una conquistaincompiuta.


La recenzione de L'Indice

Il direttore vedein tv le immagini dell'ennesimo sbarco di clandestini a Lampedusa.Chiama un redattore: "Fammi una bella inchiesta". "Posso andare sulposto?". "No, non c'è tempo, mi serve entro domani. E poi dobbiamoridurre i costi". Il redattore si mette al lavoro: scarica dal computertutti i dispacci d'agenzia e chiede in archivio gli articoli piùrecenti sull'immigrazione clandestina. Poi, ma solo perché è ungiornalista scrupoloso, alza il telefono e chiama Lampedusa, cercandodi ottenere qualche battuta con il sindaco e con qualche volontariodelle associazioni che offrono assistenza ai clandestini. Frulla iltutto e in un paio d'ore l'inchiesta è pronta. Condita con qualche fotoa effetto, farà sicuramente la sua figura. O forse no. Di sicuroquesto, più o meno, è quanto accade nelle redazioni italiane, ma nonsolo, quando c'è da confezionare un'inchiesta.
Per fortuna ci sonoancora delle eccezioni, come i reportage con cui Fabrizio Gatti haraccontato, prima per il "Corriere della Sera" e poi per "L'espresso",il suo viaggio da infiltrato sulle rotte dei nuovi schiavi, i milionidi disperati che dall'Africa nera attraversano il deserto e ilMediterraneo per cercare fortuna in Europa. Quei reportage sono oradiventati un libro, Bilal, dal nome che il giornalista ha scelto per mimetizzarsi tra i clandestini. Cos'è Bilal?Non è una semplice raccolta di articoli, perché si legge come unromanzo, ma non è neanche un'opera di narrativa. Il riferimento piùvicino forse è Gomorra di Roberto Saviano. Anche in Bilall'asciuttezza nel racconto dei fatti si combina con una fortepartecipazione emotiva del narratore. La rabbia, l'impotenza, il sensodi colpa per non poter aiutare gli sventurati che il giornalistaincontra nel suo viaggio pervadono tutte le pagine del libro. Ilpresidente americano Roosevelt definì i reporter che facevano inchiestemuckrackers, perché "scavavano nel letame". Una definizione chesi applica alla lettera al lavoro di Gatti, costretto con gli altriclandestini del Centro di permanenza temporaneo di Lampedusa a dormirein mezzo a liquami maleodoranti. Non è necessario arrivare a tanto perfare del buon giornalismo di inchiesta. Non è necessario rischiare diprendersi la malaria, di essere torturati, o di morire di fame e disete in mezzo al deserto. Ma un po' più di coraggio ci vuole.Altrimenti per molto tempo ancora si sentirà dire che il miglior autoreitaliano di inchieste investigative è un pupazzo rosso che si fachiamare Gabibbo. Eugenio Arcidiacono

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