David Bidussa è nato a Livorno nel 1955. Non ha fatto in tempo a fare il ’68. La coerenza non è il suo forte. Ha militato nella sinistra extraparlamentare tra il 1971 e il 1975 e in un movimento di sinistra ortodosso tra il 1968 e il 1974. Nel ’77 preferiva studiare. Ha avuto vari maestri, che gli hanno insegnato soprattutto due cose: a essere scettico con entusiasmo e che è meglio farsi delle domande piuttosto che darsi delle risposte. In ogni caso le risposte sono vere e autentiche se generano altre domande. È storico sociale delle idee, una disciplina che comprende un mix di competenze culturali tra le quali: storia (nel suo caso storia contemporanea), storia sociale, semiotica, teoria della letteratura, storia delle dottrine politiche, storia dei partiti e movimenti politici. Ha insegnato (con scarso successo) nei licei prima di provare un’esperienza all’estero. Così è stato lecturer presso il Dept. of Comparative Literature, Faculty of Humanities, Hebrew University of Jerusalem tra il 1982 e il 1984. Tornato in Italia ha provato vari mestieri, non sempre con successo. Dal 1988 ha collaborato con numerose testate tra cui Radio Popolare, "l’Unità", "il manifesto", "Linus", "Diario", "Il Secolo XIX", "il Riformista", "Reset", "Caffeuropa". Dal 1989 lavora presso la biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Ha pubblicato vari libri, tra cui ricordiamo Il mito del bravo italiano (il Saggiatore 1994), La mentalità totalitaria (Morcelliana 2002), I have a dream (BUR 2006) e “Siamo italiani” (Chiarelettere 2007). È ancora innamorato della donna con cui si è sposato più di venti anni fa, è contento di ciò che fanno e di come sono i suoi figli, ha dei buoni amici. Lavora e vive a Milano. I motivi per cui si diverte sono maggiori di quelli per cui si annoia.