Le mani sul nord
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Prefazione di Antonio Nicaso
Un'indagine shock che racconta come la 'ndrangheta stia divorando l'Emilia rossa e il nord.
MAFIA. LE MANI SUL NORD è un libro-inchiesta in cui si intrecciano tre voci in un confronto serrato tra prospettive inconciliabili: il criminale 'ndranghetista, il “colletto bianco”e il pubblico ministero. Tre volti di un Nord Italia sotterraneo, pivolte negato nella sua esistenza ma che, al contrario, muove uomini e capitali. Sfuma il confine tra mafia e antimafia, tutto confuso, stimati professionisti si mescolano a potenti criminali, nuovi disagi e sottaciuti malesseri, un territorio in cerca di una nuova identità.
IL LIBRO
Prefazione di Antonio Nicaso | Postfazione di Enrico Bini
Immagine di copertina di Emanuele Fucecchi
Un libro-inchiesta in cui si intrecciano tre voci in un confronto serrato tra prospettive inconciliabili: il criminale 'ndranghetista, che guarda al Nord con occhi rapaci e indifferenti; il “colletto bianco” che tra un misto di sconcerto e disprezzo non disdegna il denaro sporco proveniente dal narcotraffico calabrese; e infine lui, il pubblico ministero che affronta le miserie di una società che stenta a riconoscersi e a riconoscere.
Tre volti di un Nord Italia sotterraneo, pivolte negato nella sua esistenza ma che, al contrario, muove uomini e capitali.
Sfuma il confine tra mafia e antimafia, tutto confuso, stimati professionisti si mescolano a potenti criminali, nuovi disagi e sottaciuti malesseri, un territorio in cerca di una nuova identità.
"L’Italia è un labirinto socio-economico nel quale, in una confusione babelica, convivono benessere e disperazione. Un quarto del territorio nazionale è condizionato dalla presenza di organizzazioni criminali che hanno fatto delle relazioni socio-economiche, ma soprattutto politiche, il loro punto di forza. Secondo l’Eurispes, il fatturato annuo delle quattro principali mafie italiane è pari all’11,4 per cento del prodotto interno lordo. Un potere enorme che nessuna di esse avrebbe potuto accumulare senza la colpevole acquiescienza di un ceto politico e di apparati delle istituzioni che con mafia, ’ndrangheta, camorra e sacra corona unita hanno sempre colluso, intervenendo solo nei momenti di grande criticità, in seguito a stragi e omicidi eccellenti. Quando le mafie hanno smesso di sparare lo Stato anziché affondare il colpo, ha scelto il quieto vivere, il compromesso, l’inciucio. Ed è proprio il quieto vivere che da sempre favorisce le mafie.
L’Emilia Romagna è una regione ricca, ospitale. Ma anche qui i politici spesso negano l’intreccio o i rapporti tra le mafie e l’opulenta e colta borghesia locale: a Parma come a Reggio Emilia, a Modena come a Bologna, la 11 Mafia_Emilia 21-09-2010 13:39 Pagina 11 mafia non esiste, e se esiste vive ai margini di una società che crede di avere gli anticorpi per resistere alle infiltrazioni mafiose. I boss hanno liquidità e voglia di investire. E hanno bisogno di “sponde” per entrare nel giro che conta. La ’ndrangheta del crotonese e del reggino, ma anche la camorra dei casalesi, in Emilia hanno messo radici da tempo" (dalla prefazione di Antonio Nicaso).
* Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, primo fra le autorità reggiane a essersi esposto per denunciare la criminalità organizzata.