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"Nella storia delle stragi ci sono 15 morti strane, tra omicidi e suicidi. Morti come quella di Gioè sono state una lectio magistralis, un'esibizione straordinaria di potere che ha chiuso e tappato le bocche".
E' questo il contesto in cui l'ex Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, inserisce il decesso del boss di Altofonte, Antonino Gioè.
Venne ritrovato impiccato, nella cella in cui trascorreva la detenzione nel carcere di Rebibbia, la notte tra il 28 e il 29 luglio del 1993. Non una data qualunque. Solo il giorno prima erano esplose le bombe delle stragi a Milano e Roma.
Complice il ritrovamento dei lacci delle scarpe attorno al collo, le indagini ufficiali bollarono frettolosamente il fatto come un suicidio.
Troppe le anomalie sul caso. I segni sul collo; gli ematomi sul corpo; il ritrovamento, sul tavolino di una lettera che apre interrogativi.
Gioè era uno degli esecutori della strage di Capaci. I pentiti lo hanno sempre indicato come figura di collegamento con i servizi segreti.
Per anni si è pensato che dietro al motivo per cui Gioè aveva deciso di togliersi la vita vi fossero i fiumi di parole detti quando era ancora libero e, inconsapevolmente, veniva intercettato dagli agenti della Dia che erano sulle sue tracce.
Ma oggi nuovi elementi portano a ben altre conclusioni e si fa sempre più strada la possibilità che lo stesso Gioè avesse iniziato, o volesse iniziare, a collaborare con la giustizia.
Un passo che in quel preciso momento storico, in cui erano in corso le indagini sulle stragi di Capaci e via d’Amelio, avrebbe potuto segnare un’importantissima svolta non solo nell’individuazione delle responsabilità mafiose, ma anche, se non soprattutto, nel dare un volto ai cosiddetti "mandanti" o "concorrenti" esterni.
La Procura nazionale antimafia è tornata ad occuparsi, con un pool specifico, di tutte le stragi e di delitti eccellenti. E nel 2022 la Procura di Roma avrebbe riaperto il fascicolo. Oggi è evidente a tutti che dietro a quel decesso vi fosse molto altro.
Il capo redattore di ANTIMAFIADuemila, Aaron Pettinari, già autore del libro "Quel terribile '92 - 25 voci per raccontare l'anno in cui cambiò la storia", dopo la pubblicazione del numero dedicato al processo "'Ndrangheta stragista", torna in edicola, per la collana "Mafie", con "Il mistero sul caso Gioè", disponibile a partire dal 21 giugno con la Gazzetta dello Sport ed il Corriere della Sera.
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