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Un giornalista e la sua ossessione: scoprire che fine ha fatto il tesoro di Stefano Bontate, assassinato il 23 aprile 1981 dai corleonesi di Totò Riina all’inizio della seconda guerra di mafia. Quanti sono i soldi accumulati da Bontate, il Principe di Villagrazia? Svariati miliardi di lire, abbastanza per incidere sull’economia di un’intera nazione, eppure se ne sono perse del tutto le tracce. Tracce che emergono nella storia italiana dal 1981 a oggi e che si possono comprendere alla luce degli accordi tra mafia americana, governo americano e mafia siciliana alla fine della seconda guerra mondiale. Inseguendo ostinatamente la sua ossessione, il cronista Francesco Felice viene agganciato da misteriosi personaggi che vogliono aiutarlo a trovare pace. Lo condurranno di fronte a un morto resuscitato, nascosto nel New Jersey perché lui è il Boss dei due mondi, Tommaso Buscetta, che gli racconterà proprio tutta la storia. Basato su documenti storici e atti giudiziari, un romanzo che trova nella libertà della letteratura la possibilità di raccontare la storia se non vera, plausibile, di questa nostra disgraziata Repubblica.
È comunque fuori discussione, per quanto prima si è detto, che la condotta degli Alleati, prima e dopo l’occupazione, costituì un fattore di primaria importanza per la ripresa nell’Isola dell’attività mafiosa e che il movimento politico separatista, cui si appoggiò inizialmente il governo militare alleato, rappresentò una comoda copertura per le spregiudicate infiltrazioni mafiose e insieme lo strumento di cui inizialmente si servì il ceto dominante per la difesa dei suoi interessi.
Dalla relazione di maggioranza della Commissione parlamentare di inchiesta Antimafia del 1976
In uscita il 28 Aprile