La mafia siciliana dal mito dei Beati Paoli ai giorni nostri''
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(di Giovanni Franco) La ''Storia illustrata di Cosa nostra. La mafia siciliana dal mito dei Beati Paoli ai giorni nostri''. E' il titolo del libro di Enzo Ciconte e Francesco Forgione. Illustrazioni di Enzo Patti. Prefazione di Piero Grasso. Il volume edito da Rubettino (pagine 192, 14 euro) che sara' nelle librerie il 23 febbraio prossimo racconta attraverso un duplice percorso fatto di testi e immagini la storia della mafia e dei miti costruiti attorno ad essa. Il racconto e' affidato, per la parte testuale, a Enzo Ciconte, ex consulente della Commissione parlamentare antimafia e a Francesco Forgione, ex presidente della Commissione antimafia e autore di studi e ricerche sul fenomeno criminale. Nella sezione visuale invece il racconto si sviluppa seguendo i tratti della matita di Enzo Patti. Da quasi due secoli in Italia e nel mondo la storia di Cosa nostra e' la storia della mafia. ''Questa storia, se dobbiamo dar credito a un'antica leggenda - scrivono gli autori - ha la sua origine nell'isola della Favignana dove Osso, Mastrosso, Carcagnosso, i mitici cavalieri spagnoli appartenuti alla societa' segreta della Gardua, dopo una lunga permanenza nelle grotte dell'isola, hanno fondato attorno alla meta' del 1400 le regole sociali della mafia, della 'ndrangheta e della camorra''. Secondo alcuni pentiti ''Beati Paoli'' era una delle antiche denominazioni di Cosa nostra. ''Essi, comunque, sono a fondamento dell'immaginario mafioso e intere generazioni - proseguono i due scrittori - di giovani si sono avvicinate alla mafia abbeverandosi al loro mito''. ''Il libro diventa un'occasione per riflettere su quel che e' stata la piu' terribile emergenza criminale del Paese, con una sequela di omicidi e di stragi, dal 1979 al 1993, - scrive il procuratore Grasso - assolutamente impensabile per un Paese del mondo occidentale che si definisca civile, fino alla cattura, dopo anni di repressione, di pentiti, di condanne, di carcere al 41bis, dell'ultimo dei Corleonesi Bernardo Provenzano''.(ANSA).