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Attacco alla procura di Palermo (2)

di Giorgio Bongiovanni

Proviamo vero e proprio sgomento nell’apprendere dal settimanale L’Espresso che il Governatore di Sicilia si sarebbe incontrato nel retrobottega di un negozio di abbigliamento con Michele Aiello l’imprenditore considerato amico dei mafiosi, amico di Provenzano, se non addirittura il capo mandamento di Bagheria. Soprattutto perché nessuno o quasi ha gridato allo scandalo!
Eppure in passato suscitò tanto clamore il racconto di Di Maggio sul bacio tra Riina e Andreotti, e non vi era neppure la prova! (Anche se io personalmente penso che Di Maggio abbia detto la verità)
Oggi, se quanto è stato diffuso risultasse vero, avremmo perfino l’ammissione da parte del Governatore e la conferma che questo incontro è realmente avvenuto, ma nessuno ha osato proferir parola.
In fondo non vi è tutta questa differenza, è solo una questione di cariche leggermente inferiori.
La sinistra tace, fatta eccezione per l’onorevole Lumia e pochi altri suoi colleghi di partito, la maggioranza tanto peggio, nessuno è sceso in piazza o ha fatto gesti eclatanti per far sì che Totò Cuffaro, almeno, si dimetta dalla sua carica di Presidente della Regione. Dobbiamo forse credere alla storiella del “tariffario regionale”?
Una situazione pazzesca, che ha del paradossale. Nella lotta alla mafia si è tornati al «Medio Evo», quando era solo una leggenda...
Sul fronte dell’antimafia, poi, continua l’attacco alla Procura.
Al centro ancora il Procuratore Aggiunto Guido Lo Forte che, uscito indenne dai tentativi di calunnia, ora viene attaccato direttamente dai cinque membri laici del CSM appartenenti allo schieramento della Casa delle Libertà che ne hanno chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale.
Restiamo convinti, come già abbiamo scritto, che vi sia in atto un complotto ordito anche da forze esterne, sia nazionali che internazionali, che premono fortemente per rimuovere ogni eventuale ostacolo che possa porre in pericolo i nuovi equilibri tra mafia e potere o che possa intaccare in qualche modo i vari «santuari».
Insistiamo nel ritenere che i procuratori Lo Forte, Grasso, Scarpinato, Ingroia, Di Matteo, Natoli e gli altri, nonostante le divergenze di vedute, rappresentino la forza indipendente della magistratura e della Giustizia che non conosce livelli di potere intoccabili.
Fino a quando questi magistrati incarneranno questi valori saranno di intralcio a quella parte di potere che, sia esso di destra o di sinistra, si inquina con la criminalità mafiosa.
Anche per questo motivo ci auguriamo vivamente che il Procuratore Grasso faccia appello a tutta la sua autorità affinché il CSM faccia chiarezza sulla nuova circolare che consentirebbe al sostituto procuratore Antonio Ingroia di tornare a pieno titolo nella DDA.

 

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