L’ipocrisia dei politici e l’ignoranza del ministro
di Giorgio Bongiovanni
E’ comprensibile il sentimento di sconcerto di Maria Falcone e di turbamento di Rita Borsellino, sorelle dei giudici assassinati nelle stragi di Capaci e Via D’Amelio, alla notizia degli arresti domiciliari concessi al collaboratore di giustizia Enzo Salvatore Brusca.
Gli assassini efferati dei due magistrati, così come quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido proprio dall’ex mafioso di San Giuseppe Jato su ordine del fratello Giovanni Brusca, suo capomandamento, sono ormai impressi nell’anima collettiva italiana e lo rimarranno per sempre.
Assolutamente sbalorditivo è invece l’atteggiamento ipocrita di quei politici che si dimostrano sdegnati al vedere applicare una legge che loro stessi, quasi all’unanimità viste le scarsissime opposizioni, hanno firmato.
E ancor più sbalorditivo è constatare l’assoluta ignoranza, in materia di mafia, del Ministro della Giustizia Castelli, fazzolettino verde rigorosamente piegato nel taschino. Così come quella dell’altro Ministro, suo capo, Umberto Bossi, tra coloro che hanno votato per l’approvazione di quella legge che concede premi, in termini di sconti di pena, ai collaboratori di giustizia.
E allora è a questo ministro della Giustizia che mi rivolgo. Per dirgli di leggere le leggi sui collaboratori di giustizia approvate anche dal suo governo, di seguire i processi, di verificare con dati alla mano quante centinaia di mafiosi assassini sono stati arrestati e condannati grazie al contributo dei pentiti.
Ogni qualvolta i magistrati applicano le leggi e dimostrano di essere scrupolosi nel farle rispettare, i politici gridano allo scandalo.
E’ per questo che piuttosto che guardarci dai pentiti forse sarebbe invece più opportuno guardarci da certi politici.