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Bugiardo!

di Giorgio Bongiovanni

Con 4370 pagine di motivazione nella Sentenza depositata il 16 maggio 2000, la corte di Palermo presieduta dal Giudice Ingargiola assolve il senatore a vita Giulio Andreotti per insufficienza di prove.
Tuttavia Giulio Andreotti ha mentito sostenendo di non conoscere i cugini esattori, Nino e Ignazio Salvo, prova ne siano  il regalo inviato dal senatore alle nozze della figlia di Antonino e le auto blindate che utilizzava a Palermo risultate appartenere alla Satris, società dei cugini. E’ vero che aiutò Sindona, banchiere della mafia, come è vero che diede l’assenso all’entrata di Ciancimino nelle liste del partito, mostrando «ripetuta indifferenza rispetto ai legami che notoriamente univano il suo interlocutore alla struttura criminale».
Se è vero che non vi sono gli elementi probatori sufficienti per condannare Andreotti penalmente, ci sembra ve ne siano a sufficienza per esprimere quanto meno un giudizio morale su un personaggio che ha governato l’Italia per quasi 40 anni. E’ infatti, per noi cittadini, sufficientemente scandaloso sapere che Andreotti avesse un rapporto di qualunque tipo con i cugini Salvo, risultati essere i mandanti della strage Chinnici, un uomo morto assassinato per il nostro Paese, e altrettanto grave che sebbene sapesse, come era a tutti noto, che Ciancimino era un uomo della mafia, ne sarebbe rimasto indifferente. Per non parlare della solidarietà con Sindona a causa del quale è stato barbaramente ucciso un altro uomo coraggioso ed onesto come l’avvocato Giorgio Ambrosoli.Non ci interessa la persecuzione della persona, ormai il senatore Andreotti ha raggiunto un’età che comunque non consentirebbe la sua carcerazione. Speriamo ardentemente, però, che il procuratore generale di Palermo Rovello e il Procuratore Capo della DDA Piero Grasso trovino opportuno chiedere la revisione d’appello, per tutti gli italiani che vogliono sapere la verità sulla nostra storia e giusto per lasciare ai nostri figli, una volta tanto, una memoria storica veritiera in base alla quale possano costruire un futuro diverso in un’Italia diversa.

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