Era indagato per le stragi del 1993. Per il Gip non ci sono legami con la destra eversiva
"Insussistenza degli elementi soggettivi del reato ipotizzato"; "radicale divergenza tra quanto riferito da La Barbera e da Brusca a quanto detto dal Bellini"; impossibilità di "ritenere vero quanto riferito da Bellini in ordine alla motivazione della sua decisione di infiltrarsi in Cosa nostra"; "assoluta mancanza di riscontri circa i legami tra Bellini e la destra eversiva e della totale mancanza di prova in ordine all'esistenza di un'organizzazione composta dagli 'amici di Piccoli'". Eccoli qui alcuni dei passaggi del decreto di archiviazione emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti (recentemente nominato Presidente del Tribunale) con cui viene archiviata la posizione di Paolo Bellini, ex "primula nera", pilota di aerei e trafficante di opere d’arte con la falsa identità di Roberto da Silva, killer della ‘Ndrangheta ma pure sedicente infiltrato in Cosa Nostra per conto dei carabinieri, rispetto alle indagini sulle stragi del 1993.
Atto d'accusa
In particolare a Bellini veniva contestato di aver istigato i vertici della mafia a colpire il patrimonio artistico e monumentale del Paese.
La decisione del Gip è stata presa dopo la richiesta avanzata dalla Procura di Firenze.
Secondo l’ufficio inquirente guidato da Filippo Spiezia, che tornerà presto a lavorare a Eurojust dopo meno di due anni nel capoluogo toscano, la posizione di Bellini era da archiviare in quanto, come previsto dalla riforma dell'ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, non ci sarebbero abbastanza elementi per prevedere la condanna dell'indagato.
Lo diciamo subito. Non condividiamo in alcun modo la decisione del Gip e questa archiviazione è una sentenza folle. Ancor di più laddove tra i motivi della decisione si afferma che non vi sono riscontri che certificano i legami tra Bellini e la destra eversiva. Una considerazione al di fuori della realtà che è smentita da caterve di prove.
Anche la conclusione per cui non vi siano prove del fatto che Bellini sia stato effettivamente il suggeritore degli specifici attentati del 1993 non è condivisibile.
Nel decreto depositato il 25 febbraio si legge: "Le ragioni addotte dal pm nell’istanza sono pienamente condivisibili e da intendersi qui integralmente trascritte in merito alla insussistenza degli elementi soggettivi del reato ipotizzato”.
Marta Cartabia © Imagoeconomica
Il giudice aggiunge anche che l'archiviazione è dovuta “preso atto della radicale divergenza tra quanto riferito da La Barbera e da Brusca rispetto a quanto detto dal Bellini”.
Al processo sulle stragi del 1992 contro Matteo Messina Denaro vennero sentiti sia Brusca che La Barbera.
Il primo, parlando degli incontri tra Gioè e l'ex primula nera aveva dichiarato ai magistrati che “Questo soggetto si presentò dicendo che veniva per conto di personaggi politici e che poteva esserci il modo di ottenere benefici carcerari recuperando delle opere d’arte”. E secondo l'ex boss di San Giuseppe Jato sarebbe stato proprio Bellini a proporre di attaccare monumenti o di contaminare le spiagge di Rimini con siringhe infette: “Il suggerimento viene da lui, non abbiamo altra fonte. Dopo Capaci è lui a parlare della Torre di Pisa o delle siringhe sulla spiaggia di Rimini. Diceva di creare allarme al turismo, senza il bisogno di fare attentati eclatanti”.
Sempre in quel processo La Barbera aveva parlato di quegli incontri tra Gioè e Bellini con altri dettagli. “Ma che state facendo in Sicilia? Chi è che sta facendo queste cose? - disse l'ex terrorista al boss durante un incontro avvenuto verso la fine dell’estate del ’92 riportato da La Barbera - Magistrati Carabinieri? Queste cose non portano da nessuna parte... Provate con monumenti e vedi come si alzano la mattina”. Avrebbe poi aggiunto con una battuta, “pensa se l’Italia una mattina si sveglia senza Torre di Pisa... pensa come lo Stato viene subito a trattare”.
Secondo il racconto dei pentiti, dunque, Bellini avrebbe detto testualmente: “... ucciso un giudice, questi viene sostituito, ucciso un poliziotto avviene la stessa cosa, ma distrutta la Torre di Pisa viene distrutta una cosa insostituibile con incalcolabili danni per lo Stato”.
Bellini, però, ha sempre negato: non sarebbe stato lui a pronunciare quella frase, ma Gioè. Il quale, ovviamente, dopo la morte nel carcere romano di Rebibbia nel luglio del 1993 in circostanze ancora da chiarire, non può intervenire sul punto.
Tra le anomalie che ci risultano vi è anche il fatto che alle parti offese (i familiari delle stragi dei via dei Georgofili) non è stata comunicata la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, come invece è previsto dall’articolo 408 del codice di Procedura penale. La notizia dell'archiviazione sarebbe stata appresa solo tramite le agenzie di stampa.
L'aspetto più grave dell'archiviazione è però la parte in cui si mettono in discussione i rapporti tra Bellini e l'estremismo di destra.
Un'affermazione che dimostra una totale ignoranza degli atti fin qui acquisiti nei vari procedimenti che hanno riguardato lo stesso Bellini.
E' quanto meno singolare che tutto ciò avviene mentre Bellini, dopo la conferma della condanna in appello, è in attesa di giudizio in Cassazione per essere stato tra gli esecutori della strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Stefano Delle Chiaie
Bellini e l'estrema destra
E' lo stesso Paolo Bellini (ancora indagato a Caltanissetta per la strage di Capaci) ad ammettere di aver fatto parte di Avanguardia nazionale, formazione golpista e neofascista, fondata da Stefano Delle Chiaie.
I legami di Bellini con la destra eversiva sono stati ricostruiti anche dall’ultimo processo sulla strage di Bologna.
“La partecipazione alla destra eversiva di Paolo Bellini è stata ammessa da quest’ultimo, avendo più volte confessato il suo inserimento nella formazione eversiva di Avanguardia nazionale a partire dagli anni ’70”, scrivono i giudici della corte d’Assise d’Appello di Bologna, motivando la condanna all’ergastolo per la strage del 2 agosto 1980.
Sempre in quella sentenza il presidente Alberto Pederiali e il consigliere estensore Domenico Stigliano ricordano le dichiarazioni principali messe a verbale dall’imputato in tutti gli interrogatori sostenuti tra il 2005 e il 2006 davanti all’autorità giudiziaria di Firenze e di Reggio Emilia.
Bellini ha raccontato di essere entrato in Avanguardia nazionale nei primi anni ’70 su incarico di suo padre (a sua volta incaricato dal senatore del Msi Franco Mariani) e poi “per sincera adesione ideologica".
Non solo. Per ottenere la fiducia degli altri camerati, l’imputato ha raccontato di aver ucciso Alceste Campanile, giovane militante di Lotta Continua. Quell’assassinio, aveva sempre sostenuto Bellini, fu ordinato dall’organizzazione fondata da Delle Chiaie perché “data la situazione politica del momento, in quella situazione serviva per alimentare un clima di tensione, serviva per destabilizzare l’ordinamento democratico". I giudici scrivono nero su bianco: “È certa (da tempo) non solo l’esistenza di stabili contatti – anteriori e posteriori alla sua latitanza – tra Paolo Bellini e diversi esponenti della destra eversiva, ma anche la sicura esistenza di contatti e la conoscenza tra Paolo Bellini e Gilberto Cavallini (quest'ultimo recentemente condannato all’ergastolo in via definitiva per la strage di Bologna, ndr).
Insomma una storia ben diversa da quella raccontata dal Gip di Firenze. Bellini era già stato indagato per le stragi del ’93 dai magistrati di Firenze ed anche in quel caso la scampò con un'archiviazione nel 2005. Ma le nuove conclusioni non sono accettabili.
E' come se in un processo su un omicidio con imputato Totò Riina si scrivesse che il Capo dei capi corleonese non ha mai fatto parte di Cosa nostra. Un assurdo.
Tutti possono sbagliare, ma non si possono ignorare gli indizi probatori emersi in anni di inchieste e processi. Ed ancor di più non si possono ignorare le ammissioni fatte dallo stesso Bellini, facendo finta che non esistono.
Paolo Bolognesi © Imagoeconomica
Le reazioni
Sul punto è intervenuto anche Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione 2 Agosto che rappresenta i parenti delle vittime della strage di Bologna. “Il gip probabilmente non si è sforzato di mettere le cose insieme. Non vorrei che si stiano preparando degli argomenti da sottoporre alla Cassazione - ha detto a Il Fatto Quotidiano - Bellini è l’individuo su cui ci sono più prove documentali, anche più di Cavallini” . E poi, ha sempre ricordato Bolognesi, “ha minacciato più volte di parlare, in aula ha detto io lavoravo per Mori (Mario, ex comandante del Ros), io lavoravo per questi, nessuno l’ha smentito, nessuno”.
Anche Mori è indagato a Firenze e tra gli elementi di quell'indagine c'entra anche Bellini. Una mossa preventiva per chiudere anche quell'inchiesta?
In questi tempi di oscurantismo e revisionismo della storia la magistratura si sta spaccando in due categorie.
Da una parte c'è quella che si dimostra libera ed indipendente, dalla parte dei martiri che si sta impegnando a fondo per la ricerca della verità sulle stragi, sui mandanti esterni e le trattative che hanno segnato la storia del nostro Paese, anche a costo di scoperchiare fatti indicibili.
Dall'altra c'è una magistratura pavida, se non addirittura prona alla linea di questo governo fascista che sta facendo di tutto, dentro e fuori le stanze del Potere, pur di cambiare la storia delle stragi e cancellare ogni coinvolgimento, accanto alla mafia, della destra eversiva e degli apparati dello Stato.
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