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Sequestrata circa una tonnellata e mezza di cocaina destinata all'Europa. Una persona formalmente indagata dal procuratore Mónica Ferrero

È ormai ufficiale che, nella giornata di venerdì scorso, è stato sequestrato un enorme carico di cocaina - circa una tonnellata e mezza - distribuita in 32 barattoli di plastica e quattro taniche di metallo trovate nell'area portuale della capitale dell'Uruguay. Il titolare della Difesa Nazionale, Javier García, ha informato di questa operazione nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche il direttore nazionale della Dogana, Jaime Borgiani, insieme al presidente dell'Amministrazione Nazionale Portuale (ANP) Juan Curbelo, accompagnato dal vice presidente Daniel Louriero.

Le autorità hanno specificato che sono stati trovati circa 1.400 mattoncini di cloridrato di cocaina, pari a circa 1.474 chili di droga (circa una tonnellata e mezza), ed è stato confermato che l'intero carico è entrato nel porto capitolino in un camion appartenente ad un'impresa famigliare che svolge diverse mansioni all'interno del terminal.

È intervenuta la procuratrice Mónica Ferrero, titolare della Procura in ambito stupefacenti, che ha deciso di indagare formalmente una persona per il reato di “traffico di sostanze stupefacenti proibite attraverso il trasporto e lo stoccaggio", come ha comunicato il responsabile della comunicazione della Procura.

È stato riferito anche che è stato disposto il carcere preventivo di sei mesi per questa persona, mentre le indagini sono ancora in corso. Durante l'operazione di sequestro sono stati trovati anche un chilo di cocaina, una bilancia e diverse armi da fuoco. Si presume che la destinazione della droga fosse l'Europa, in base alla rotta che avrebbe dovuto seguire la nave.


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Ancora una volta il nostro porto principale è scenario del narcotraffico internazionale. Ancora una volta i controlli da parte degli ispettori della Prefettura Nazionale Navale hanno portato allo scoperto un'operazione narco in un paese che, indubbiamente, continua ad essere utilizzato da gruppi mafiosi (con supporto finanziario e logistico all'estero) per ricavare grandi profitti, ricorrendo alla corruzione di persone presenti all'interno del territorio nazionale e della rotta utilizzata per il trasporto della droga dal luogo di origine, sia nel territorio colombiano che in quello boliviano.

È evidente che, per l'ennesima volta, la narco criminalità ha dato chiari segnali della sua presenza in Uruguay e nella regione stessa essendo parte di un narcotraffico internazionale con base operativa sicuramente in Italia, dato che di fatto, e non è una banale puntualizzazione, l'organizzazione criminale 'Ndrangheta' non è estranea a questa operazione, potendo contare su altre organizzazioni criminali del Sudamerica e su personaggi dell'Uruguay  sicuramente coinvolti nelle attività, chissà da quanto tempo ed in quale ambito. Risulta sempre più chiaro che l'ingresso di una tonnellata e mezza di cocaina implica, già di per sé, una operatività su grande scala, modalità purtroppo abituali a queste latitudini.

Solo che in questa occasione i controlli non erano stati previsti nella manovra e, di conseguenza, è stato sequestrato il carico. Questa volta è andata male per i narcos ma ciò non ha impedito che, in tanti altri momenti, il campo fosse libero da controlli e da indagini in contesti - ovviamente - contaminati a diversi livelli, cosicché le operazioni sono andate avanti senta intralci fino a venerdì.

Foto: Ministero della Difesa Nazionale Uruguay

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