Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

La cattura, alcuni giorni fa, di Ovidio Guzman Lopez soprannominato El Raton e figlio del più noto El Chapo capo del cartello di Sinaloa (detenuto in un carcere americano dopo l’estradizione dal Messico nel gennaio 2017), è il “regalo” delle autorità messicane al presidente americano Biden che, con il premier canadese Trudeau, ha incontrato il presidente Obrador per parlare di immigrazione e di lotta al narcotraffico.

Per effettuare l’arresto di Ovidio è stata dispiegata una imponente operazione con il bilancio finale di una quarantina di morti e diversi feriti tra forze di sicurezza e narcos. Si è ripetuto, così, il copione della sua cattura avvenuta già nell’ottobre del 2019 a Culiacan quando, in conseguenza dei gravi disordini che si verificarono in molti punti della città (inclusa l’evasione di una ventina di detenuti dal locale carcere), le autorità furono costrette a rilasciare El Raton per salvaguardare la vita di molti altri cittadini e di alcuni poliziotti presi in ostaggio.

I tre figli di El Chapo generalmente indicati come “Los Chapitos” detengono il potere del cartello di Sinaloa (o del Pacifico) assicurando il trasferimento di ingenti quantità di sostanze stupefacenti – alcune di produzione locale come eroina, marijuana, metanfetamina e fentanil, altre commercializzate come la cocaina – verso gli Stati Uniti, Canada, Australia ed Europa.

Nonostante gli sforzi del Governo per cercare di contrastare la delinquenza, il numero degli omicidi, in gran parte riconducibile ai contrasti nel controllo delle piazze di spaccio e delle rotte di esportazione delle droghe, è ancora drammaticamente alto: circa 35mila nel 2021 (ultimo dato disponibile), con 102 politici assassinati, 401 poliziotti morti in conflitti a fuoco, oltre ad una trentina di giornalisti eliminati perché considerati “impiccioni” dalla criminalità.

Secondo un rapporto dell’intelligence dello scorso anno in Messico ci sono almeno 17  gruppi criminali organizzati la cui attività principale è riconducibile al traffico di stupefacenti e tra questi il cartello di Sinaloa continua ad essere quello più rilevante.

Nato nello Stato di Sinaloa negli anni Sessanta da un gruppo di famiglie dedite alla coltivazione di marijuana e del papavero da oppio, il gruppo entrerà successivamente nel mercato della cocaina in combutta con i cartelli colombiani. Nonostante scontri e scissioni interne il cartello si presenta ancora oggi sotto la guida di Ismael Zambada Garcia e dei Los Chapitos (l’altro capo storico Juan Josè Esparragoza Moreno sarebbe morto nel 2014).

Il cartello, presente in almeno 16 dei 32 Stati messicani e in una cinquantina di paesi stranieri, ha nel cartello di Jalisco Nueva Generaton (CJNG) il più agguerrito nemico nella disputa per il controllo del mercato delle droghe di sintesi (principalmente metamfetamine e fentanil).

Il CNJG ha le caratteristiche di una organizzazione paramilitare e sotto la guida di Nemesio Oseguera Cervantes (El Mencho), un ex poliziotto, in poco più di un decennio è riuscito a contendere la primazia al cartello storico di Sinaloa con presenze forti negli Stati di Jalisco, Colima Nayarit, Michoacan, Veracruz e Quintana Roo.

Il cartello del Golfo è un altro dei gruppi storici nel panorama del narcotraffico messicano. Specializzato nel commercio della cocaina grazie alla intesa con il cartello colombiano di Cali, è guidato da Alfredo Cardenas Martinez (El Contador) tornato da poco in libertà dopo un lungo periodo di detenzione.

C’è, poi, il cartello di Juarez (noto anche come La Linea) che negli ultimi anni dopo una serie di scontri e tradimenti interni si è frantumato in gruppi operativi locali mantenendo un controllo assoluto su Ciudad Juarez che è sempre uno dei crocevia più importanti per il traffico terrestre tra Messico e Usa.

Ci sono, infine, i Los Zetas nati negli anni Novanta come braccio armato del cartello del Golfo dal reclutamento di militari delle forze speciali dell’esercito e diventati tristemente famosi per i loro metodi sanguinari. Divenuti nel 2010 organizzazione autonoma, dopo la perdita dei propri leader più carismatici (tra cui Heriberto Lazcano ucciso nel 2012 e Miguel Angel Trevino Morales arrestato nel 2013), i Los Zetas si sono divisi in due gruppi indicati come il Cartello del Noreste e Zetas vieja Escuela.

Una situazione, dunque, sempre molto problematica per il Messico da cui è molto difficile uscirne fuori.
(10 Gennaio 2023)

Tratto da: liberainformazione.org 

Foto: it.depositphotos.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos