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Continua, incessante, il flusso di cocaina che arriva in Italia e in Europa dal Sud America.
Ai primi di aprile, a Capo Verde, la polizia locale, coadiuvata da agenti della Dea (l’agenzia antidroga americana), ha sequestrato, a bordo di un peschereccio proveniente dal Brasile, oltre 5 tonnellate di cocaina, arrestando sette persone, cinque brasiliani e due del Montenegro. La droga, destinata al mercato italiano ed europeo, una volta stoccata in Montenegro, sarebbe stata distribuita dalla criminalità serba con lo “zampino” della mafia calabrese che, nel settore specifico, è sempre broker mondiale del narcotraffico.

Quasi nelle stesse ore, nel porto di Civitavecchia (Roma), i finanzieri sottoponevano a ispezione un mercantile proveniente dal ‘Ecuador, trovando, 400kg di cocaina occultata in un carico di banane.

Già in questo primo trimestre del 2022 le forze di polizia del nostro paese hanno sequestrato diverse tonnellate di cocaina, alcune nei porti di Gioia Tauro, Savona, Genova, Livorno (il dato preciso dei sequestri dovrebbe essere pubblicato nei prossimi giorni dalla DCSA).

La “via del mare”, dunque, è sempre quella privilegiata per l’invio di consistenti carichi di droga utilizzando, non più soltanto navi portacontainer ma anche velieri e pescherecci. Tra le modalità di “imbarco” della droga, va ricordato quello indicato come rip-off, che prevede l’occultamento dello stupefacente in borsoni posti nelle immediate vicinanze delle porte di apertura del container per essere velocemente prelevati, secondo il cd grab–and-go o attraverso uno switch-method, che consente di spostare il carico da un container di provenienza da uno dei porti sudamericani ad un altro di provenienza europea, per sottrarsi all’analisi dei rischi e ai controlli doganali. Oltre all’occultamento all’interno delle strutture del container e all’utilizzo di un carico legale di copertura da unire a quello della droga, viene rilevato anche quello cosiddetto jettisoned/drop off che consiste nel lanciare in mare lo stupefacente, opportunamente sigillato che viene recuperato da veloci imbarcazioni e trasferito sulla spiaggia per essere caricato su veicoli.

Il traffico di stupefacenti, dunque, prosegue senza particolari rallentamenti un po’ ovunque nonostante i continui sforzi fatti dalle polizie dei vari paesi di contrastare il narcotraffico. Tra gli ultimi, segnaliamo le recenti “dichiarazioni di intenti”, sottoscritte a Barranquilla (Colombia), da rappresentanti del nostro Dipartimento della Pubblica Sicurezza in occasione del XIII vertice Ameripol, per “sostenere il processo di trasformazione della polizia colombiana” e quella di Tirana (Albania), in occasione del “tavolo tecnico” tra i due Capi delle Polizie italiana e albanese, riguardante la lotta contro la criminalità.

In entrambe le circostanze, va ricordato, che la collaborazione tra le forze di polizia è già, da anni, molto buona. La globalizzazione dell’economia, la graduale perdita di significato delle frontiere nazionali, la libera circolazione delle persone e delle merci hanno portato al risultato non voluto di sviluppare relazioni e collegamenti sempre più stretti tra le singole economie ed i soggetti criminali. E tutto questo rende maledettamente più difficile il compito di polizia e magistratura.

Tratto da: liberainformazione.org

del 10 aprile 2022

Foto d'archivio:
it.depositphotos.com

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